“Se vuoi avere tutto dallo sport devi prima dargli tutto” (Domenico Fioravanti, oro Sidney 2000)
Ondata di pessimismo? Dopo aver toccato i massimi storici, sembra che le Borse possano affrontare una correzione. Nell'ultimo mese, l'indice MSCI World Equity ha subito una flessione del 3,4%. Il Nasdaq è stato il peggiore, scendendo di circa il 10%, spinto verso il basso da Nvidia, che ha perso il 17%, sotto i $3 trilioni di capitalizzazione e avvicinandosi ai $100. L'Euro Stoxx 50 ha perso il 7%, cancellando quasi tutti i guadagni da inizio anno. Anche l'FTSE Mib è calato del 6,1%, ma rimane positivo dall'inizio del 2024 con un +5,5%. Solo le small cap sono rimaste in territorio positivo, con il Russell 2000 in aumento del 3,6% nell'ultimo mese e l'indice delle banche regionali statunitensi in crescita del 10%, segnalando una rotazione settoriale in corso, sebbene non sufficiente a bilanciare le perdite. Il pessimismo tra gli investitori è alimentato da alcuni segnali di recessione che sono stati sottovalutati dagli economisti ma sono diventati evidenti con gli ultimi dati sulla disoccupazione e sulla crescita dei nuovi impieghi. Il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha comunicato che le imprese hanno creato solo 114mila nuove posizioni a luglio, portando la disoccupazione al 4,3%, rispetto a una stima del 4,1%. Questi dati indicano un continuo raffreddamento del mercato del lavoro, facendo temere una recessione più grave del previsto. Intel (NASDAQ:INTC), ad esempio, ha perso il 30% in Borsa dopo l'annuncio di un drastico taglio dei costi, smentendo le previsioni della Fed circa un atterraggio morbido dell'economia. In questo contesto, secondo Citigroup, sono in aumento le aspettative del mercato per un taglio dei tassi di oltre 75 punti base entro fine 2024. Gli analisti prevedono quindi che la Federal Reserve ridurrà i tassi di 25 punti base a ogni riunione durante questa fase di rallentamento economico, con la possibilità di tagli di 50 punti base se i dati mostrassero un'accelerazione nel rallentamento.
Avvoltoi sull'intelligenza artificiale
Il fondo speculativo Elliott Management ha definito il titolo Nvidia una "bolla di mercato", ritenendo che le applicazioni dell'intelligenza artificiale siano sopravvalutate. La società, nota per ilrivelarsi suo approccio molto speculativo, in passato definito "avvoltoio", che gestisce circa $70 miliardi, ha espresso dubbi sulla sostenibilità della domanda di chip da parte delle aziende del Big Tech. Molti utilizzi dell'AI, secondo Elliott, non saranno mai efficienti dal punto di vista dei costi, richiederanno troppa energia o si riveleranno inaffidabili. Sempre secondo l’hedge fund, l’intelligenza artificiale finora non ha fornito “un valore commisurato al clamore” che ha generato. Se Nvidia dovesse “rompere l’incantesimo”, riportando numeri modesti nei prossimi trimestri, la bolla di mercato potrebbe scoppiare. I dubbi espressi da Elliott arrivano in un momento in cui i titoli dei semiconduttori a Wall Street stanno fortemente rallentando (pensiamo ad esempio a Intel). Tuttavia, Elliott non intende scommettere contro i titoli dei Magnifici Sette, sostenendo che potrebbe rivelarsi troppo rischioso.
Tempo di sondaggi
L'inflazione sta tornando ai livelli richiesti dalle Banche centrali, e il rallentamento economico è, per ora, meno marcato del previsto. In questo contesto, l'idea di un atterraggio morbido si fa sempre più strada. Questi i risultati di un sondaggio di Natixis Investment Managers. Il 73% degli strategist intervistati ritiene che il rischio di recessione globale sia nullo o basso. Tuttavia, permane un'incertezza generale, con il 74% degli intervistati che considera le elezioni presidenziali statunitensi come un rischio medio o alto nel secondo semestre (peraltro già in corso). Il 60% ritiene che le elezioni avranno un impatto negativo sul mercato. Tra i principali timori degli strategist ci sono l'inflazione e la politicizzazione della Fed. Solo il 7% degli intervistati ritiene che la banca centrale statunitense raggiungerà il proprio obiettivo entro la fine dell'anno, e il 40% teme che una sorpresa possa arrestare il rally del mercato. Il 77% teme che i tassi rimangano più alti a lungo, mentre il 70% si aspetta due tagli dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE) nella seconda metà dell'anno, e il 67% prevede due tagli da parte della Banca d'Inghilterra (BoE), con solo il 37% che si aspetta lo stesso negli Stati Uniti.