- I future dell’oro hanno raggiunto il massimo di 9 mesi di 1.975 dollari; oro spot a quasi 1.960 dollari
- Una lettura più debole del previsto del report NFP potrebbe portare l’oro a 2.000 dollari
- L’indice del dollaro è al minimo di 10 mesi di 100,68; un ulteriore calo a 100,30 dovrebbe aiutare l’oro
- Il rendimento dei Treasury al minimo di 2 settimane del 3,333% potrebbe scendere al 3,28%, spingendo l’oro
La Fed dice che già vede la disinflazione. La banca è convinta che non ci sarà una recessione negli USA quest’anno, mentre gli economisti sono certi del contrario. Le forze contrapposte delle due posizioni rendono l’oro almeno un hold, se non un buy. Per i tori, la domanda da un milione di dollari è sempre la stessa: arriveremo a 2.000 dollari da qui?
Ogni volta che l’oro si avvicina o supera i 1.950 dollari, gli occhi del mondo sembrano incollati sul metallo prezioso, e ci si chiede se ce la farà a catapultarsi sopra il livello di 2000.
Una sensazione familiare dal 24 gennaio, quando i future dell’oro sul COMEX a New York hanno toccato i 1.950 dollari l’oncia, ed hanno raggiunto il picco di nove mesi sopra i 1.975 dollari nell’ultima seduta.
Il prezzo spot ha infranto per la prima volta i 1.950 dollari il 1° febbraio, arrivando poi a quasi 1.960 dollari.
Grafici di SKCharting.com con i dati di Investing.com
A questi massimi, mancano rispettivamente 25 e 40 dollari ai due prezzi per raggiungere la magica cifra. Ma la volatilità intraday scatenata dalla decisione sui tassi della Federal Reserve del 1° febbraio e dalle prospettive economiche pesa sull’oro, lasciando i future e il prezzo spot tra i 70 e i 90 dollari sotto il livello al momento della scrittura.
C’è il rischio, ovviamente, che in assenza di un reale stress economico gli investitori abbiano meno urgenza di fiondarsi sugli asset rifugio. E questo potrebbe causare un dietrofront dell’oro, che tornerebbe verso il supporto di 1.900 dollari a cui si aggrappa da metà gennaio.
L’ultima volta che l’oro aveva superato i 2.000 dollari era aprile, quando aveva sfiorato i 2.078 dollari sul COMEX.
Cosa deve fare l’oro
Christian Borjon Valencia, strategist dei metalli preziosi, ha spiegato ieri che l’oro spot deve restare sopra i 1.900 dollari a qualunque costo.
“Altrimenti, potrebbe estendere il ribasso. Un’infrazione dei 1.900 dollari esporrà il minimo del 18 gennaio di 1.896,74 dollari, seguito dal massimo del 13 giugno diventato supporto a 1.879 dollari, prima del supporto psicologico di 1.850 dollari”.
Ed Moya, analista della piattaforma di trading online OANDA, è d’accordo:
“L’oro sembra destinato a consolidarsi intorno ai 1.900 dollari prima di poter correre ai 2.000. I trader dei lingotti dovranno vedere i trend di disinflazione restare forti e un mercato del lavoro indebolito perché l’ipotesi bullish resti in piedi”.
Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di SKCharting.com, afferma:
“È necessario che l’oro spot chiuda questa settimana sopra i 1.930 dollari per riconfermare il trend in salita che punta a 1.972-1.998 dollari e oltre”.
Dixit aggiunge che la divergenza dell’indice RSI sul grafico giornaliero mostra disaccordo con i prezzi in aumento, causando un temporaneo ribilanciamento e consolidamento:
“Le condizioni oversold sul grafico a 4 ore possono aiutare i compratori a raggiungere un pareggio quando i prezzi mostreranno un balzo verso i 1.921-1.929 dollari, sopra i quali potremmo assistere ad un’ulteriore ripresa verso 1.932-1.936 dollari”.
Dati sull’occupazione USA
Il dato di gennaio sull’occupazione statunitense dovrà risultare nettamente inferiore alle attese per creare un minimo di preoccupazione per l’occupazione e i compensi, aspetti su cui si concentra la Fed nella lotta all’inflazione.
Gli economisti si aspettano che il report sull’occupazione non agricola (NFP), atteso per oggi, mostri la creazione di 190.000 posti di lavoro, contro i 223.000 di dicembre.
Il Dipartimento per il Lavoro ha rivelato che le richieste di disoccupazione per la settimana terminata il 28 gennaio sono scese a 183.000 unità, circa 3.000 in meno rispetto alla settimana prima e ben al di sotto delle 200.000 previste. I dati provano la resilienza del mercato del lavoro.
L’oro potrebbe continuare a scendere, o vedere un breakout, a seconda del report sull’occupazione non agricola.
Il dollaro
L’indice del dollaro ha perso oltre il 9% da settembre, raggiungendo il minimo di 10 mesi di 100,68 nella seduta precedente.
Ed è stato una manna per l’oro, spingendolo ai massimi di nove mesi.
Perché l’oro salga, il dollaro idealmente dovrebbe continuare la sua discesa, e questo potrebbe dipendere dal report NFP.
Spiega Dixit:
“Se il dato NFP sarà un male per il dollaro, un’impressionante rottura sotto i 101,30 potrebbe essere seguita da un calo verso 100,30. Ma, ad ogni modo, se il dollaro riuscirà ad effettuare una sostenuta rottura sopra i 101,96, potrebbe essere seguita da una zona di resistenza orizzontale a 102,45-102,65. Probabilmente inizierà un ulteriore rialzo verso 103,50”.
Rendimenti dei Treasury
Anche i rendimenti dei titoli di Stato USA sono un indicatore contrario per l’ascesa dell’oro.
I rendimenti dei decennali USA sono scesi al minimo di due settimane del 3,333% ieri, oscillando sotto la SMA su 200 giorni e minacciando un ulteriore calo verso il supporto della linea di trend discendente al 3,28%, favorito da un RSI sotto la neutralità a 50.
Spiega Dixit:
“Se il dato NFP dovesse risultare più forte del previsto, potrebbe esserci una ripresa dei decennali che testeranno il 3,5%. Tuttavia, resta aperta la possibilità di un calo verso il 3,28%”.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.