Il flusso di dati macro proveniente dai principali paesi continua a confermare un generale rallentamento dell’economia. Spicca in particolare l’indice PMI servizi dagli Usa, che torna sotto i 50 punti (ad indicare contrazione del settore), sui minimi dal 2014.
Un rallentamento che non è ancora evidentemente recessivo, ma che ha in parte frenato la voglia di rimbalzo dei mercati, che hanno sì esteso i rialzi della settimana precedente (di più Europa e Usa, meno gli emergenti dove compare qualche negatività) ma con la sensazione di freno a mano tirato.
Ribadendo che rimane alta la probabilità che i minimi importanti del 2016 non siano stati raggiunti, vediamo ora fin dove si estende l’attuale fase rialzista. Per ora è stato raggiunto per molti indici un primo livello di resistenza. Possibile che si possa andare oltre nelle prossime settimane, con l’Europa che rimane favorita in questa finestra temporale, se non altro per l’attesa delle prossime mosse della BCE, previste per il 10 di marzo.
Usa: il dato PMI servizi di febbraio comincia ad indicare ufficialmente anche per gli Usa la contrazione dell’economia (lettura sotto i 50 punti). Il PMI manifatturiero resiste (51 punti, ma sotto le attese e ai minimi dal 2013). Il trend delle ultime letture sembra abbastanza chiaro, ed è in genere un ottimo anticipatore dei dati del PIL. PIL che viene invece ricalcolato al rialzo per il Q4 2015 (+1%, dalla precedente stima allo 0,7%). Saranno importanti le prime letture dell’attuale Q1 2016 per capire meglio, ma bisogna aspettare.
Lo S&P 500 estende moderatamente i rialzi, e raggiunge un primo livello di resistenza, area 1950. Uno scenario di stabilizzazione tra supporti e resistenze rimane a mio avviso quello più probabile per le prossime settimane. MACD ancora impostato negativamente sui grafici settimanali, seppure in apparente tentativo di incrocio rialzista
Europa: lettura sotto le attese anche per il PMI manifatturiero della Germania a 50,2 (minimo degli ultimi 13 mesi). Scende anche la fiducia delle aziende tedesche, a conferma di un contesto che rimane incerto. Per il Dax rimane attivo lo scenario di raggiungimento di area 10.000 nelle prossime settimane, con 9000 supporto principale. L’indebolimento dell’Euro dovrebbe aiutare.
Brexit un tema dominante in Europa, con il referendum fissato per il 23 di Giugno. Sotto la storia dei sondaggi dell’ultimo anno: mediando i vari risultati, per ora un paese diviso esattamente a metà tra rimanere o no nell’unione (ed indecisi in aumento).
Italia: a dicembre discesa sia delle vendite industriali (-1,6%) che dei nuovi ordini (-2,8%). Si alternano mesi buoni a mesi decisamente negativi, per ora senza un chiaro trend di ripresa. L’indice è stato tra i migliori in settimana, con un incremento del 3,2%. Si chiude a 17.500 e si rimane sotto la prima resistenza (17.700). Necessario un immediato colpo di reni oltre i 18.000 per alimentare uno scenario di vero rimbalzo, per il momento solo abbozzato.
Asia: una settimana senza rilevanti movimenti, dove spicca in positivo il +4,3% della Russia ed in negativo il -3,3% della Cina. Indice di Shangai che per ora continua nel suo trend negativo, con piccoli rialzi giornalieri ed improvvise accelerazioni ribassiste (-6,4% solo giovedì). Non si vede ancora traccia di minimi acquistabili.
Giappone invece in moderato rialzo. Anche in questo caso siamo tornati su un primo livello di resistenza. Dopo la pessima candela di 2 settimane fa, più probabile che da questa area (o da 16.900), ci possa essere un qualche ritorno verso l’area dei supporti (15.000 o poco sotto).
Latin America: rimane difficile la situazione per il Brasile, con rating degradato a livello spazzatura (Ba2) anche per Moody’s, che si allinea alle altre agenzie di rating. Il Bovespa chiude in pareggio, ritracciando dall’area delle resistenze, non pienamente raggiunte. Potrebbe riprovarci, ma certo la candela settimanale non è molto invitante
Metalli: buon rialzo del Rame tra gli industriali, con +2,1% settimanale. Prezzi ora a contatto della media mobile veloce e su un primo livello di resistenza che mantiene attivo il quadro fortemente ribassista. 220 la resistenza principale di breve
Negativa invece la settimana dei preziosi, con il deciso calo dell’Argento (-4,5%). L’Oro tiene meglio, ma per ora non fornisce rilevanti indicazioni, con prezzi che stabilizzano sotto un primo livello di resistenza. Finché tiene 1200/1180 (o al limite 1150), possibilità di estensione fino a 1300, attuale resistenza di medio periodo
Agricoli: Zucchero in evidenza (+10,5%) dopo che la ISO (international Sugar Organization) ha allertato su un possibile deficit di prodotto. I supporti di 12,59 hanno tenuto e siamo ritornati a 14, ora resistenza principale. Livello importante, scenari futuri tutt’altro che chiari. Media mobile 50 che rimane piatta dopo le nervose oscillazioni delle ultime settimane
Petrolio Greggio: continuano le mosse diplomatiche dei produttori dopo il mezzo accordo di Doha (guidato dall’Arabia Saudita). Per ora nessuna altra adesione, esterna anzi l’Iran che lo definisce ridicolo (ma sappiamo che non corre buon sangue tra le due potenze regionali). Sotto in rosso i paesi che hanno aderito all’accordo, con gli attuali livelli di produzione in milioni di barili giornalieri
C’è comunque il tentativo di costruire un minimo solido, che nonostante il +10% settimanale non può dirsi ancora riuscito. Per ora un millimetrico ritorno sulle resistenze di 34,50, che sul finire di settimana hanno ricacciato indietro i prezzi, fornendo una candela di indecisione
Eur-Usd: il dato del PIL Usa torna a rafforzare il dollaro, e probabilmente vi sono anche nuovi posizionamenti al ribasso sull’Euro in vista della riunione BCE di Marzo. Si torna ben sotto 1,10: graficamente per ora tiene la (debole) trend line rialzista di breve, ma il cedimento di questo livello attiverebbe un primo target ad 1,07/1,0750, precedente minimo relativo.
Riccardo Zarfati
onehourtrading