L’informazione saliente della settimana è il rafforzamento della divergenza tra Usa ed Emergenti (nel complesso moderatamente positivi) e gli indici di Europa e Giappone (prevalentemente deboli). La Fed non fa regali e la Yellen ribadisce che ci sarà cautela nel rialzo tassi, smentendo nuovamente le voci dei governatori locali della scorsa settimana. Euro e Yen si rafforzano, frustrando i buoni propositi della BCE e di BOJ.
L’ottima tenuta dell’indice PMI ci segnala inoltre che l’economia cinese non sta in effetti collassando, ed i dati sul mercato del lavoro USA rimangono decisamente buoni. In un contesto più sereno, proprio gli indici Usa hanno raggiunto un primo obiettivo rialzista, ma sembra che abbiano intenzioni ancora bellicose (e nel caso si porterebbero facilmente dietro molti emergenti).
Siamo all’ultima chiamata invece per le borse europee, dove spicca la debolezza di Italia e Spagna. La ferita di gennaio e febbraio non si è del tutto rimarginata, ed è necessaria una rapida reazione per evitare di vedere da subito nuovi minimi.
USA: situazione ideale per gli indici americani: atteggiamento di nuovo accomodante della Fed, dollaro che si indebolisce a protezione degli utili aziendali. Utili che hanno effettivamente visto un calo negli ultimi due trimestri. Storicamente ciò avviene con l’inizio di una recessione, probabilmente da qui la cautela della Banca centrale americana.
Per ora i dati sul lavoro rimangono robusti, con non farm payroll sopra le attese e dinamica salariale positiva. S&P 500 che non frena la sua corsa ed è ora arrivato ad una importante soglia di verifica, quota 2080-2100. Ma ha preso un bell’abbrivio, e a meno di cadute sotto i sotto 1950, si apre anche uno scenario con nuovi massimi storici.
Europa: un paio di spunti generali prima di guardare ai prezzi: non vi è dubbio che l’Europa stia continuando da tempo a perdere competitività sullo scenario mondiale. Sotto la percentuale di PIL mondiale generato dall’Europa nel tempo, comparato con il Commonwealth britannico:
Molteplici le cause, una delle più riconosciute è l’elevato livello di tassazione personale e sulle imprese. Nel grafico sottostante è raffigurata la % di tasse di un dipendente con salario medio. Fare una comparazione dei livelli di tassazione è sempre complicato; ed è anche vero che i servizi in contropartita possono variare molto, ma il problema c’è.
Non cambia molto sul grafico del Dax, da 3 settimane ingabbiato in uno stretto trading range. Rimangono 9.500 e 9300 i primi supporti in caso di debolezza, 10.100/10.200 la prima resistenza rilevante. Di fatto è rimasto a metà strada tra la forza degli indici USA e la debolezza della periferia europea.
Italia: si conferma tra i peggiori indici mondiali nel 1 trimestre 2016, il peggiore tra quelli con una certa capitalizzazione. Per ora non ha giocato a favore il buon dato PMI, sopra le attese
Prezzi ora in prossimità di un primo livello di supporto (area 17.500) dopo 3 settimane consecutive di debolezza. Vedremo se vi sarà una reazione, ma certo ora area 19.000 si rafforza decisamente come resistenza.
Asia: il PMI cinese sopra le attese ha decisamente rasserenato i mercati in settimana. Questo sotto riportato è l’indice elaborato da Caixin (un istituto indipendente). Quello “ufficiale” mostra lo stesso andamento, ma con lettura già sopra i 50 punti.
Borsa di Shangai che si muove poco ultimamente, ma ha tenuto in settimana il supporto di 2936. Rimane attivo un potenziale obiettivo in area 3250, target tecnico del doppio minimo a 2632 (a meno di un ritorno sotto 2936). MACD in incrocio rialzista a supporto di possibili incrementi.
Continuano a salire con regolarità i “minori” asiatici. Qui l’indice indonesiano, ma andamenti simili per Malesia e Tailandia, tutti indici facilmente negoziabili con ETF su borsa italiana.
Latin America: sorprendente il Messico, che nonostante la crisi petrolifera non ha mai approfondito più di tanto al ribasso, e potrebbe essere il primo paese importante nel 2016 a fare nuovi massimi storici. Ora prezzi proprio sulla resistenza di lungo periodo, la rottura potrebbe calamitare nuovi acquirenti. Dopo una stabilizzazione durata oltre 3 anni, le possibilità aumentano.
Metalli: il buon dato cinese non ha aiutato i metalli più di tanto, anzi in deciso ribasso le quotazioni del Rame, sul sospetto che i dati di domanda (soprattutto dalla Cina) possano essere stati “gonfiati”. Prezzi ora sui primi supporti dopo il rally delle ultime settimane.
Agricoli: prodotti principali senza un andamento organico, con rialzi e ribassi in ordine sparso. Positivo il Cotone, che prova ad allontanarsi dai recenti minimi a 6 anni:
Forte ribasso invece del Corn, dopo dati di aumento della superfice coltivata, che potrebbero trasformarsi in un raccolto oltre le attese. Siamo di nuovo sulla parte bassa di questa lunga fase laterale
Petrolio: nessuna variazione al quadro macro, con scorte ancora in aumento in settimana. Si rafforzano i dubbi che il prossimo meeting di Doha possa portare a qualche accordo conclusivo ed efficace. Prezzi in discesa, ora sotto i 37$. In caso di ulteriore debolezza, area 33,40$ il supporto principale del recente movimento rialzista (50% ritracciamento)
Eur-Usd: la coppia ritorna in area 1,15 (1,1440 max settimanale), limite superiore della fase laterale. Dovesse rompere con decisione al rialzo, non sarebbe un fattore positivo per gli indici europei. Da monitorare soprattutto i prossimi dati Usa, che credo influenzeranno di più la coppia (ad inizio settimana ordini alle fabbriche, ISM non manifatturiero)
Riccardo Zarfati
onehourtrading.it