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Percezione selettiva del rischio

Pubblicato 30.06.2020, 14:56
Aggiornato 31.08.2022, 18:00

Lunedì il cospicuo rimbalzo, pari al 44%, delle vendite di case in corso negli USA è stato un importante catalizzatore dei rialzi sui listini americani. I dati hanno cancellato i timori per il Covid-19, facendo salire il Dow del 2,32%. L’S&P500 ha guadagnato l’1,47% e il Nasdaq ha archiviato la seduta in rialzo dell’1,20%.

Il presidente della Federal Reserve (Fed) Jerome Powell è parso ottimista rispetto alla ripresa post-Covid dell’economia statunitense, pur avvertendo che forse la normalizzazione sta avvenendo troppo rapidamente e che permane una “straordinaria incertezza” sull’avanzata del virus, e infatti, negli USA, alcune aziende stanno rivedendo la decisione di riprendere le attività dopo il recente picco di nuovi casi. L’impostazione ottimista ma cauta di Powell è stata interpretata come un segnale di empatia dagli investitori, rassicurati dalla Fed, che continuerà a fornire il supporto necessario al mercato. Finora i massicci interventi della banca centrale hanno contribuito a ridurre notevolmente i rischi di coda sui mercati del credito e dei tassi dei mercati sviluppati, ma gli spread restano su livelli elevati da record e devono essere monitorati con attenzione.

Facebook (NASDAQ:FB) ha recuperato più del 2%, anche se altre grandi società hanno annunciato uno stop alla pubblicità sulla piattaforma di social media, suggerendo che la società dovrà fare i conti con una brusca flessione dei ricavi dalla pubblicità nel terzo trimestre. Il prezzo dell’azione FB ha ritracciato fino ai livelli di dicembre, e dovrebbe divergere negativamente dalle altre azioni FAANG sulla scia dell’aumento dei rischi idiosincratici per la sua principale fonte di ricavi.

I mercati azionari asiatici hanno seguito la scia del timido progresso in Europa e dei solidi rialzi USA. Il Nikkei ha guadagnato l’1,79% e l’ASX 200 è rimbalzato dell’1,68% dopo che Debelle, della banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA), ha detto che i costi di finanziamento resteranno bassi finché non saranno raggiunti piena occupazione e l’obiettivo d’inflazione del 2-3%, e che saranno prese ulteriori misure in caso di necessità.

A Hong Kong, la borsa ha chiuso in marginale rialzo, dello 0,89%, anche se gli USA hanno annunciato la revoca dello status speciale della città, ammonendo che la nuova legge sulla sicurezza nazionale aumenta i rischi di fare affari con Hong Kong, anche rispetto alla protezione delle tecnologie e altre tematiche sensibili.

E, cosa ancor più importante, le controversie per la nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong hanno deteriorato le relazioni commerciali fra gli USA e la Cina, mentre l’economia mondiale arranca a causa del devastante rallentamento economico dovuto al coronavirus, sia sul fronte della domanda, sia dell’offerta. Le frizioni sino-americane sono passate in secondo piano nella mente degli investitori, per cui i rischi non si riflettono nel prezzo delle azioni.

Per ora, gli investitori si concentrano sulle notizie positive.

A questo proposito, stando ai dati ufficiali, a giugno i PMI cinesi riferiti a manifatturiero e servizi sono cresciuti più rapidamente del previsto. L’attività delle fabbriche ha toccato i livelli più alti da marzo, suggerendo che l’economia cinese si è rimessa in pista, nonostante l’interruzione di alcune attività dovuta al nuovo lockdown per contenere la seconda ondata di contagi. Queste sono notizie positive per il resto del mondo: le misure per contenere la seconda ondata non hanno avuto un impatto concreto sugli indici PMI, che reagiscono rapidamente agli sviluppi.

I futures sul FTSE (+0,13%) e sul DAX (+0,48%) lasciano presagire un avvio marginalmente positivo per la seduta di martedì.

Ma la domanda stabile di titoli del Tesoro USA e di oro segnala un forte interesse per gli asset sicuri.

L’oro continua a essere richiesto vicino ai $1770 all’oncia e la riluttanza a incassare i profitti su questi livelli fa ritenere sempre più probabile un progresso fino a $1800. Ma, sopra questo livello, dovrebbero entrare in gioco solide offerte, a patto che la propensione al rischio rimanga solida, sulla scia della percezione selettiva del rischio da parte degli investitori rispetto al flusso di notizie.

Il dollaro USA è stabile. L’EUR/USD scambia all’interno della fascia in area 1,12/1,13.

Nel Regno Unito, l’attività economica si è contratta più velocemente del previsto nel primo trimestre. Il PIL britannico è calato del 2,2% t/t a fronte del -2% stimato dagli analisti. La delusione per questa cifra, però, non sarà nulla rispetto a ciò che si profila per il secondo trimestre: un tonfo dell’attività che probabilmente oscillerà vicino al 30%. Ciò spiega in parte la tiepida reazione del mercato in seguito alla diffusione dei dati riferiti al T1.

Lunedì il cable è scivolato a 1,2250. Ora la media mobile a 100 giorni (1,2390) funge da livello trigger per chi vende sui massimi, perché i negoziati sulla Brexit di questa settimana potrebbero riservare un altro fallimento dei lavori per raggiungere un accordo di divorzio soddisfacente per il Regno Unito. Il potenziale al ribasso dovrebbe essere limitato, vista la proroga della scadenza a ottobre, per cui si continua a sperare che l’estate porti a dei progressi.

Il WTI trova richieste vicino ai $27 al barile, anche se solide offerte dovrebbero frenare il potenziale al rialzo, con gli investitori che ridimensionano le loro aspettative sulla ripresa post-Covid. Gli analisti prevedono una contrazione pari a 900 mila barili nelle scorte di petrolio USA della scorsa settimana. I dati EIA saranno diffusi mercoledì, ma la cifra API che li precederà potrebbe fornire ulteriori motivazioni per un movimento sopra il manico dei $40, posto che i dati rispettino le attese.

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