Ancora in letargo Prelios SpA (MI:PCRE) (-0.90%, 0.0800 Euro) che, ad inizio del mese di luglio, è stato protagonista (dopo aver toccato nuovi minimi storici) di un rally che ha riportato i corsi oltre quota 0.8000 euro.
Per assistere ad un concreto miglioramento della situazione ci vorrà del tempo; i corsi dovrebbero riuscire ad assestarsi al di sopra di 0,0900 euro per poi tentare nuovi allunghi.
Nuovi segnali debolezza al di sotto di 0.07900 Euro, preludio ad un ritorno dei corsi in area 0.07600 euro (1° target).
Dopo l’aumento di capitale, il titolo non è riuscito a risalire la china, anzi ha ceduto ulteriore terreno facendo registrare nuovi minimi storici.
Prelios in 6 mesi ha ceduto il 63%, il 78% in 1 anno, l’86% in 3 anni e il 98.5% in 5 (dal 2002 ad oggi -99.8%). Attenzione, a breve montagne russe.
Le prospettive per il 2016 rimangono positive, pur se la cautela rimane elevata a causa di fattori esogeni al mercato immobiliare, come instabilità politica in alcuni Paesi Europei, possibile uscita della Gran Bretagna dall’UE (“Brexit”) e la volatilità finanziaria.
Nel mese di febbraio 2016 la Società ha dato esecuzione ad un aumento di capitale, operazione conclusasi nel marzo 2016.
L’operazione ha avuto luogo in un momento di mercato caratterizzato da condizioni estremamente difficili e di elevata volatilità: l’indice FTSE MIB nel corso del periodo di offerta è arrivato a registrare una performance negativa sino al -26,4% circa (11 febbraio 2016) rispetto al valore di inizio anno e sino al -34,4% circa (11 febbraio 2016) rispetto al massimo registrato nel corso del 2015 (20 luglio 2015).
Il titolo Prelios ha riportato una performance negativa pari a circa -43,2% nel periodo intercorrente tra la fissazione del prezzo di aumento di capitale (prezzo di chiusura al 3 febbraio 2016) fino al termine ultimo per la sottoscrizione delle azioni a seguito dell’offerta in Borsa dei diritti inoptati (4 marzo 2016).
Medie mobili esponenziali:
il prezzo è collocato al di sopra di Ema20, quest’ultima è inferiore a Ema50; entrambe sono inferiori alla media mobile di periodo 200 (SMA). Secondo questa teoria non è in atto l’orientamento più ribassista possibile.
Il settore immobiliare in Italia si trova allineato con quello Europeo, nonostante notevoli differenze sia all’interno delle singole asset class che tra i diversi territori. Diversi fattori stanno influenzando positivamente lo stato attuale del settore immobiliare, in particolare l’aumento dell’interesse manifestato dagli investitori, principalmente stranieri, che hanno concluso varie operazioni su diverse asset class, inizialmente in location prime, per poi direzionarsi anche sui secondary market.
Il volume degli investimenti immobiliari in Italia nel 2015 è stato nell’ordine degli 8,1 miliardi di Euro, in aumento di oltre il 55% rispetto al 2014 ed è migliore rispetto alle aspettative, considerando le transazioni sia di singoli immobili che di portafogli, in tutti i settori commerciali (uffici, retail, logistico, alberghiero). In Italia, il volume investito nel quarto trimestre del 2015 ha totalizzato un valore complessivo pari a circa 3,1 miliardi di euro, il doppio rispetto al trimestre precedente.
Gli investitori stranieri si confermano i player più attivi e continuano a mostrare un crescente interesse per il mercato italiano, focalizzandosi sia su “core asset”, sia su immobili che offrono opportunità di valorizzazione (“value added”).
Anche nel 2015, sempre in termini di provenienza geografica dei capitali, emerge una forte prevalenza di transazioni effettuate da investitori esteri (70,2%5 del volume totale investito), principalmente provenienti dagli USA (in particolare da parte di fondi di private equity) e Medio Oriente (fondi sovrani) ma, rispetto allo scorso anno, nel 2015 è migliorata la quota del capitale domestico che è aumentata attestandosi al 29,8% (in crescita del 71% rispetto al 2015).