Stanotte il dollaro neozelandese si è impennato sulla scia dei dati occupazionali migliori delle attese.
Nel terzo trimestre, il tasso di disoccupazione è sceso al 4,9%, livello minimo dal 2008.
Sorprende ancor di più il fatto che questo miglioramento dell’occupazione sia avvenuto in concomitanza con un aumento del tasso di partecipazione (salito al 70,1% dal 69,7% del secondo trimestre) e con una forte crescita dell’occupazione (+1,4% t/t o +35 mila posti di lavoro).
Ciò nonostante, per il momento la tendenza positiva dell’occupazione non si rispecchia nelle retribuzioni, la cui crescita è rimasta debole nel trimestre conclusosi a settembre.
In media, le retribuzioni orarie sono cresciute dello 0,3% t/t, deludendo ampiamente l’1% previsto e rimanendo inferiori allo 0,8% del rilevamento precedente. Poiché le pressioni inflazionistiche restano deboli, la RBNZ accetterebbe di buon grado un po’ di aiuto dal mercato del lavoro.
Alla prossima riunione di politica monetaria del 9 novembre, la banca centrale neozelandese (Reserve Bank of New Zealand, RBNZ) dovrebbe tagliare il tasso di riferimento (OCR) di 25 punti base, portandolo all’1,75%.
Il mercato ha già scontato un intervento di allentamento, perché la coppia NZD/USD ha ceduto più del 2% nel mese di ottobre.
Tuttavia, i dati economici contrastati negli USA e la crescente incertezza sull’esito delle elezioni USA hanno spinto gli investitori a liquidare i lunghi in USD. Inoltre, il differenziale dei tassi d’interesse fra la Nuova Zelanda e gli altri paesi G10 continua ad attrarre investitori alla disperata ricerca di rendimenti.
Negli ultimi giorni, il kiwi (NZD) è rimbalzato a 0,7250, spingendo la RBNZ a un altro allentamento monetario.