Facciamo una breve cronistoria economica degli ultimi anni. Siamo passati da due anni di pandemia (sperando che sia finita), rimborsi e politiche monetarie ultra espansive e shock produttivi. Prima la mancanza di semiconduttori dovuta alle fabbriche cinesi chiuse per Covid, poi la mancanza di petrolio che ne ha fatto schizzare i prezzi portandosi dietro il resto delle materie prime hanno scatenato un’inflazione prima negli Stati Uniti e poi in Europa che non si vedeva dagli anni ’80. Come se non fosse sufficiente, Putin ha deciso di passare alla storia come il nuovo Pietro il grande, iniziando l’invasione dell’Ucraina che stava per entrare nell’Unione Europea. Questo ha inasprito la crisi economica, scatenando l’ulteriore rialzo del petrolio e del gas e contribuito a tenere elevati i prezzi.
Il rialzo del tassi aumenta la spesa per interessi
Le banche centrali hanno risposto alzando i tassi che con l’aumento del debito pubblico indotto dai sostegni alle economie, comporta una crescita degli interessi da pagare. Si potrà discutere sulla sostenibilità o meno del debito a livello mondiale, ma è innegabile che se il suo costo supera il tasso di crescita del PIL, prima o poi avremo dei problemi (non esistono pasti gratis). E tanto più i problemi verranno esasperati quanto più le economie vanno verso la re-globalizzano (o de-globalizzano).
Aumento di volatilità nei mercati
I mercati ne stanno prendendo atto alzando la volatilità e chiedendo un premio per il rischio supplettivo rispetto all’inizio della primavera. Rischio che, come abbiamo più volte messo in luce, potrà essere soddisfatto solo da un maggior rendimento che a sua volta è possibile ottenere solo comprando a prezzi più bassi. È probabile che la volatilità del mercato continui a rimanere elevata per gran parte dell’anno a causa dell’incertezza, visto che il numero di problemi che causano l’inflazione è atteso aumentare.
La recessione è inevitabile
In altre parole, si discute quanto ci sarà la recessione e non se ci sarà. Per ora, il consenso degli analisti ritiene probabile una recessione economica nel 2023 (del resto tutti i cicli economici finiscono con una recessione) e occorrerà capire se sarà profonda o leggera.
Rischi elevati soprattutto negli USA
Negli USA si sta inoltre verificando, a mio avviso, un ulteriore rischio: la riduzione del potere d’acquisto indotta dalla crescita dei prezzi inferiore a quella dei salari, sta spingendo molti americani ad indebitarsi per mantenere il tenore di vita conquistato (il tasso di risparmio personale, pari al 4,4% ad aprile, è precipitato al livello più basso dalla grande recessione). E’ vero che per il momento il tasso di disoccupazione si mantiene molto vicino a quello naturale (3,5% circa), ma che succede se a causa della recessione questo dovesse aumentare e rendere non più sostenibile l’indebitamento delle famiglie? L’inflazione sicuramente diminuirebbe, ma ad un prezzo decisamente elevato per l’economia USA (aumento degli NPL, recessione e forse stagflazione) e di riflesso quella mondiale.
Largo agli investimenti vantaggiosi quando l’economia rallenta
E gli investimenti con questo scenario? Con la volontà della FED di aumentare i tassi di interesse e i segnali di debolezza dell’economia, è probabile che il mercato obbligazionario continui ad attirare gli investitori in azioni desiderosi di ridurre il rischio complessivo del proprio portafoglio. Nel mercato azionario mi aspetto un’ulteriore rotazione tra i vari settori, in particolare verso quelli che storicamente ottengono buoni risultati quando l’economia rallenta, come i beni di prima necessità, i servizi pubblici e l’assistenza sanitaria.