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Il mercato valutario continua a muoversi al ritmo della crescita dei tassi a lungo termine. Il dollaro sta continuando a guadagnare terreno, da segnalare in particolare il dollaro/yenche sta provando a rompere la soglia psicologica di 110 (rispecchiando il massimo di periodo dei rendimenti USA).
Lo yen, è bene saperlo, di solito soffre quando i rendimenti esteri aumentano grazie alla strategia di controllo della curva dei rendimenti della Banca del Giappone che non consente ai rendimenti nipponici di salire oltre un livello specifico. I differenziali di rendimento tra le economie sono un fattore critico nel mercato del Forex, differenziali che agiscono essenzialmente come un'attrazione gravitazionale, ancorando una coppia di valute attorno ad essi.
Gli ultimi movimenti sembrano legati a crescenti preoccupazioni sull'inflazione e gli investitori si stanno preparando all'annuncio di Biden della giornata di domani. In cima all'ultima valanga di spese federali, il pacchetto di investimenti che verrà annunciato (enorme) potrebbe turbare la crescita economica e, di riflesso, le pressioni inflazionistiche.
E' probabile a questo punto che il "dollaro forte" persista anche in presenza di una ripresa economica USA, portando la Fed ad aumentare i tassi di interesse prima delle altre Banche Centrali. Attenzione però, perché se il presidente Biden dovesse lanciare segnali di aumenti fiscali per pagare gli ambiziosi piani infrastrutturali potremmo assistere a movimenti violenti.
Il picco dei rendimenti è stato sufficiente per spingere il dollaro al rialzo, ma al momento non è stato sufficiente per affondare i mercati azionari. Il Dow Jones ha chiuso la prima sessione settimanale con il nuovo massimo storico, idem il DAX.
I movimenti ci dicono che se i rendimenti stanno aumentando per motivi "sani", riflettendo una prospettiva economica in miglioramento, l'azionario potrà continuare a convivere con tale ripresa.
Non significa che le azioni rimarranno indifferenti di fronte a una tassazione più elevata. Se i rumors secondo i quali Biden tenterà di tassare le plusvalenze in modo progressivo (con anche un aumento dell'imposta sulle società), potremmo assistere a un'ondata di vendite importante. Detto questo, è probabile che qualsiasi calo soltanto una sana correzione, non un crollo.
Per quanto riguarda il Petrolio, lo sblocco del Canale di Suez ha inizialmente fatto perdere smalto al greggio ma poi gli investitori hanno rapidamente rivolto lo sguardo all'OPEC+ e alla possibile estensione dei tagli alla produzione (la decisione verrà comunicata domani). Secondo le ultime indiscrezioni è probabile che il cartello mantenga in vigore la riduzione dell'offerta fino a giugno, temendo che la domanda globale non sia ancora abbastanza forte da assorbire un reale aumento della produzione.