Articolo scritto in esclusiva per for Investing.com
2 motivi per cui i tassi di interesse tendono a pesare sulle materie prime
L’aumento dei tassi di interesse USA tende ad essere ribassista per i prezzi delle materie prime, in quanto aumentano il costo delle scorte. In un contesto di aumento dei tassi di interesse, i consumatori di materie prime tendono ad acquistare al consumo, trasferendo i costi più elevati direttamente ai consumatori finali.
Gli aumenti dei tassi di interesse fanno aumentare anche il valore del dollaro USA rispetto alle altre valute.
Source: Barchart
Il grafico sull’indice del dollaro USA mostra che la valuta ha toccato 103,95 la scorsa settimana, solo a 0,01 punti al di sotto del massimo di marzo 2020, il livello più elevato per il dollaro dal 2002.
Il dollaro USA è la valuta di riserva mondiale ed è la valuta in cui si stabiliscono i prezzi della maggior parte delle materie prime. Un dollaro più elevato tende a pesare sui prezzi delle materie prime in quanto queste aumentano se si convertono i prezzi in altre valute.
Nelle ultime settimane abbiamo visto i prezzi delle materie prime scendere dai massimi pluriennali o dai massimi storici. Il greggio è sceso da oltre 130 dollari al barile e l’oro è sceso da 2.072 a 1.860 dollari. Il rame è sceso da poco più di 5 dollari la libbra a 4,20. La maggior parte delle materie prime hanno subito una correzione sulla scia dell’aumento dei tassi di interesse e del dollaro USA.
3 motivi per cui questa volta è diverso
L’aumento dei tassi di interesse e del dollaro USA sono solitamente rialzisti per la classe di asset delle materie prime. Tuttavia, il 2022 non è assolutamente un anno “ordinario”. Tre fattori potrebbero bloccare i tassi di interesse e i tassi delle valute nelle prossime settimane o nei prossimi mesi:
- La guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia e le reazioni stanno causando una distorsione nelle forniture che pesano sui prezzi nella classe di asset delle materie prime.
- L’alleanza “no-limits” tra Cina e Russia crea una biforcazione ideologica tra le potenze nucleari mondiali e USA e UE dall’altra parte. Con USA e Cina sui due lati opposti di questa divisione ideologica, le tensioni tra le due principali economie mondiali creano un conflitto finanziario.
- I colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento ispirati alla pandemia e le sfide logistiche causate dalla guerra interferiscono nel trasferimento delle materie prime dai produttori ai consumatori, creando delle carenze in alcune regioni e creando degli ingorghi in altre.
È possibile un selloff d’impulso
Mentre la Fed ha aumentato i tassi di interesse di 50 punti base, i dati negativi sul PIL, che hanno visto l’indicatore scendere dell’1,4%, minacciano la stagflazione, l’aumento dei prezzi e il calo dell’attività economica. La stagflazione mette la banca centrale in una posizione difficile, dato che i tassi più alti potrebbero soffocare ancora di più la crescita economica. Mentre potremmo assistere ad un selloff impulsivp dopo la riunione della Fed, la guerra in Ucraina che causa distorsioni dei prezzi, il calo del dollaro americano e le tendenze generali rialziste nei prezzi delle materie prime potrebbero creare molta volatilità mentre il mercato assimila questa prima mossa hawkish significativa del FOMC dopo diversi anni.
La Fed è presa tra l’inflazione più alta degli ultimi quarant’anni e un’economia in rallentamento. La banca centrale guarderà indietro al 2021 come un’opportunità persa per affrontare l’inflazione. Nel maggio 2022, la situazione è molto più complicata perché la guerra in Ucraina e la biforcazione ideologica sono molto più significative per l’economia globale rispetto ai tassi di interesse degli Stati Uniti.
Acquistare al ribasso: l’ETF DBC
Un prodotto ETF diversificato e basato sulle materie energetiche è l’Invesco DB Commodity Index Tracking Fund (NYSE:DBC). A soli 28 dollari l’azione, DBC ha 4,439 miliardi di asset in gestione. L’ETF scambia una media di 4,59 milioni di azioni ogni giorno e applica una spesa di gestione dello 0,87%.
Source: Barchart
Il grafico mostra DBC in salita dai 10,41 dollari l’azione di marzo 2020 all’ultimo massimo di 28,75 del 18 aprile. A 28,07 dollari l’azione, l’ETF è vicino al massimo. Nel 2008, DBC ha raggiunto un picco di 46,63 dollari l’azione. Mi aspetto che DBC continui il suo percorso di minimi maggiori e massimi maggiori nei prossimi mesi. Eventuali correzioni sarebbero un’ottima opportunità di acquisto per il prodotto che sale e scende insieme ai prezzi delle materie prime.
La Fed potrebbe pur voler occuparsi dell’inflazione, ma gli eventi geopolitici sono al centro della scena. La Banca centrale statunitense non ha strumenti per gestire la biforcazione ideologica che alimenta le pressioni dell’inflazione.
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