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Settimana di svolta per i mercati?

Pubblicato 30.01.2023, 08:05
Aggiornato 12.01.2022, 13:50

"Non paragonare mai lo stipendio al talento” (Marlon Brando)

Quella che inizia oggi potrebbe rivelarsi una settimana di svolta per i mercati che nel 2023 hanno iniziato in maniera euforica. Piazza Affari è il miglior listino d’Europa, il terzo al mondo per performance da inizio anno, e la prospettiva di un “rallentamento” del trend di rialzo dei tassi di interesse rappresenta ulteriore benzina sul fuoco che alimenta il rialzo del mercato. Gli economisti sono abbastanza concordi nel fatto che mercoledì sera la Fed rivedrà al rialzo di 25 punti base il costo del denaro portandolo al 4,75%, poco sotto quello che dovrebbe essere il target. Il punto è per quanto tempo i tassi resteranno su questi livelli, e come sappiamo, in assenza di una forward guidance, si vive alla giornata di “dati macroecomici” in particolare quelli relativi al mercato del lavoro. Giovedì all’ora di pranzo sarà invece il turno della Bce. Anche in questo caso il rialzo potrebbe attestarsi a 25 punti, sebbene sia più probabile un aumento di 50 punti. Lo spread tra tasso di riferimento della Fed e della Bce (200 punti) giustificherebbe un aumento nella parte alta delle previsioni. In entrambe in casi il mercato ha già scontato il rialzo, e quindi, anche per le piazze finanziarie europee, a contare saranno soprattutto le dichiarazioni, post annuncio tassi, di Christine Lagarde sul futuro della politica monetaria.

Difensivo o aggressivo?

Le Borse hanno iniziato il 2023 all’insegna dell’ottimismo, con un robusto movimento sia del comparto azionario che obbligazionario, grazie al positivo flusso di notizie, in particolare sul versante dell’inflazione che ha toccato probabilmente in picco sia in Europa che in Usa alla fine dell’anno precedente. A supporto di questa tesi ricordiamo le dichiarazioni rilasciare nel corso dell’ultimo week-end dal Ministro dell’economia italiano Giancarlo Giorgetti che stima un calo delle bollette del gas di famiglie e imprese del 40% a partire dal mese di febbraio, mentre per l’elettricità si dovrà aspettare qualche mese in più per gli effetti delle norme vigenti. Nonostante la ventata di ottimismo secondo Michael Stroebeck Chief Investment Officer di Credit Suisse, è ancora troppo presto per abbandonare il posizionamento prudente nei portafogli, mentre è consigliabile mantenere un’atteggiamento difensivo per il momento, ritenendo che gli investitori non dovrebbero inseguire il rally. Secondo l’esperto i profitti aziendali sono destinati a restare sotto pressione crescente nonostante l’inflazione rallenti perché il movimento è in sintonia con quello della crescita del PIL, anch’essa destinata a un calo che viene definito “significativo”. Nel mondo sviluppato i margini aziendali hanno appena iniziato a ridursi dai livelli record e sarà difficile evitare ulteriori compressioni se la crescita economica frena, i tassi continuano alti a far salire i costi di finanziamento e il potere di acquisto di riduce. L’attuale stagione delle trimestrali Usa non ha dato indicazioni precise in questo senso, per cui è tutto rimandato alla reporting season del primo trimestre 2023, ancora molto lontana.

Anche i ricchi piangono

Dinamica occupazionale e salariare sono i parametri più attenzionati dalla Fed per orientare la politica monetaria. Il mercato è particolarmente sensibile a ogni annuncio di piani di licenziamento e ristrutturazione annunciato dalle corporate statunitensi proprio per l’impatto che potrebbero avere sulle statistiche relative al mercato del lavoro. Che la tendenza sia per una riduzione dei salari lo dimostra anche il recente flusso di notizie relativo alle retribuzioni dei banchieri statunitensi. Secondo la Reuters, Goldman Sachs (NYSE:GS) ha ridotto il salario del Ceo David Solomon del 29% a $25 milioni per il 2022. La retribuzione di Solomon comprende uno stipendio base di $2 milioni, un bonus in contanti di $6,9 milioni e 16,1 milioni di dollari in azioni vincolate. Nel 2021 il manager aveva ricevuto un compenso di $35 milioni. Il taglio è stato il più consistente finora tra i Ceo delle maggiori banche statunitensi, che hanno sofferto di una carenza di operazioni di M&A dopo un 2021 molto forte. Lo scorso anno il compenso del Ceo di Morgan Stanley (NYSE:MS) James Gorman è stato ridotto del 10% a $31,5 milioni mentre quella di Jamie Dimon al vertice di JPMorgan Chase & Co (NYSE:JPM) è rimasta invariata a $34,5 milioni.

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