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Soft o hard landing per gli USA? Gennaio/febbraio è il momento di comprare azioni?

Pubblicato 14.12.2022, 06:26

L’inflazione USA YoY di novembre più bassa delle stime (7,1% contro 7,3 atteso e 7,7 di ottobre) ha dato benzina ai mercati, prontamente scattati dopo il dato, che rafforzano così la convinzione che oggi la FED alzerà di 50 bp il costo del denaro. In calo, anche se più moderato rispetto alle stime, anche l’inflazione core: 6% contro 6,1% stimato.
 
Il calo dei prezzi dell'energia ha contribuito a tenere a bada l'inflazione. L'indice energetico è diminuito dell'1,6% in novembre, in parte grazie ad un calo del 2% della benzina. I prezzi del cibo sono aumentati dello 0,5% e del 10,6% rispetto a un anno fa. Nonostante il calo mensile, l'indice energetico risulta comunque in aumento del 13,1% rispetto al novembre 2021.
 
I costi degli alloggi, che costituiscono circa un terzo della ponderazione del CPI hanno continuato a crescere, aumentando dello 0,6% nel mese e del 7,1% su base annua.
 
La domanda degli investitori è sempre la stessa: l’economia USA andrà in recessione oppure no? A fine novembre secondo Franklin Templeton Solutions ci sono il 70% di probabilità che gli USA sperimentino un hard lending, mentre le probabilità di un soft landing che vede un PIL positivo (anche se di poco) e una inflazione al 4%, sono del 30%.
 
Il punto fondamentale è che l’inflazione, nonostante mostri segnali di rallentamento, è ancora al di sopra dei livelli obiettivo e le banche centrali spingono sulla decrescita economica per ridurre l’intensità della spinta dei prezzi. Ma la decrescita economica pilotata potrebbe scappare di mano e questo rende il rischio di recessione piuttosto elevato. Da non sottovalutare inoltre che a dicembre le banche centrali inizieranno a ridurre i titoli in bilancio vendendo gradualmente gli stessi sul mercato. E cedere titoli implica togliere ulteriore liquidità dal mercato, aumentando così le probabilità di recessione e di fallimento delle aziende.
 
Gli effetti di una recessione sono diversi a seconda della profondità e lunghezza temporale della stessa, nonché del periodo storico in cui ci si trova. In termini economici gli effetti più vistosi sono un calo della produzione e un aumento dell’inflazione, mentre sui mercati finanziari si assiste ad un aumento della volatilità.
 
L’uscita dalla recessione prevede diverse soluzioni a seconda di come ci si è entrati e della gravità della situazione economica: il taglio della spesa corrente, il taglio dei tassi di interesse, un aumento della domanda di beni e servizi.
 
Di solito l’entrata e l’uscita da una recessione, hanno come fattore comune un aumento della volatilità dei mercati finanziari. Il che non significa smettere di investire, ma anzi che sfruttando opportunamente la stessa, è possibile aumentare le possibilità di guadagno.
 
La scelta, se vogliamo, è semmai quella di strutturare il portafoglio con scelte di lungo termine compatibili con la propria avversione al rischio, diversificando il portafoglio e puntando su titoli azionari difensivi e di qualità, ma anche su bond capaci di rimbalzare velocemente dai minimi e su materie prime. Al fine di mitigare il rischio, occorre inoltre sfruttare a proprio vantaggio la volatilità.

Non è però indifferente il momento in cui entrare/uscire dal mercato. La domanda quindi diventa: qual è il momento migliore per acquistare azioni? Rifacciamoci alla statistica. Storicamente, il momento migliore per acquistare azioni è quando il NBER (National Bureau of Economic Research) annuncia l'inizio di una recessione, visto che questo impiega infatti almeno sei mesi per decretarne l'inizio.
 
Considerato che la recessione media del secondo dopoguerra dura 11,1 mesi, il momento giusto spesso sarebbe quando la stessa è ormai già vicina alla fine.
 
Gli investitori tendono ad anticipare l'inizio della ripresa molto prima di quanto lo faccia il NBER e quindi le azioni iniziano a salire in concomitanza con l'effettiva svolta economica. L’ultima grande recessione, per esempio, è stata annunciata ufficialmente il 1° dicembre 2008, di fatto un anno dopo il suo inizio. Ebbene, la recessione è terminata nel giugno 2009, ma il mercato orso è terminato tre mesi prima, il 6 marzo 2009. Ricordiamo che Il successivo mercato toro è durato più di un decennio, grazie sicuramente all’agire congiunto di diverse componenti positive e probabilmente irripetibili.
 
Seguendo la statistica, significherebbe che se la recessione è iniziata nel giugno 2022 (con la comunicazione della flessione del PIL del 2Q22) potrebbe terminare a maggio 2023 (11 mesi dopo). Se l’effetto anticipatore fosse simile a quello dell’ultima recessione (tre mesi), significherebbe che il mercato orso potrebbe finire a gennaio/febbraio 2023.
 
Che non vuol dire non acquistare azioni fino ad allora, così come non significa precipitarsi a comprare azioni. Ma significa strutturare il portafoglio secondo la strategia suggerita dal buon padre di famiglia.
 
Poi se scoppia la pace…

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