Martedì il dollaro australiano è scivolato ai minimi dal febbraio 2016, toccando quota 0,7085 contro il biglietto verde.
Anche se ha pesato in modo significativo sull’aussie, l’escalation del conflitto commerciale fra USA e Cina non è l’unico fattore. Infatti, come sottolineato dall’indice Westpac sulla fiducia dei consumatori, che è scivolato del 3% dal mese scorso, gli australiani sono sempre più pessimisti.
Fra le ragioni figurano la recente decisione di tre dei quattro maggiori istituti di credito di aumentare i tassi dei mutui, la perdurante pressione sui bilanci familiari e l’instabilità politica.
Sul fronte politico, il movimento di centro destra potrebbe perdere la maggioranza in parlamento; il 20 ottobre si terrà infatti un’elezione suppletiva, necessaria dopo le dimissioni da parlamentare, il mese scorso, di Malcom Turnbull.
Alla luce del crescente scontento popolare generato dalle turbolenze politiche, gli elettori saranno tentati dal punire la coalizione conservatrice in carica.
Mentre il differenziale fra i tassi d’interesse di USA e Australia continua a diminuire e vista la forte tendenza di Trump di gettare benzina sul fuoco, cosa che renderebbe i negoziati con la Cina ancora più difficili, il dollaro australiano non può ancora dirsi fuori dai guai.