Le norme relative alle offerte iniziali di valute digitali (ICO) e quelle generali sulle criptovalute nei vari paesi restano confuse mentre le pratiche regionali sugli scambi continuano a garantire dei controlli. In effetti, la statunitense Securities and Exchange Commission (SEC) ieri ha ribadito che punta a proteggere gli investitori dalle raccolte fondi di ICO fraudolente. Il Commissario della SEC Robert Jackson ha riferito alla CNBC che “gli investitori sono in difficoltà nel capire la differenza tra investimenti e truffe… Al momento ci stiamo concentrando sul proteggere gli investitori che vengono danneggiati su questo mercato”.
Solo la scorsa settimana, durante la testimonianza davanti al Congresso USA, il Presidente della SEC Jay Clayton ha affermato che le criptovalute come il Bitcoin, che funzionano esclusivamente come mezzo di scambio, non sono titoli, al contrario dei token ICO, che invece lo sono.
Sebbene molte start-up affermino di stare facendo del loro meglio per mettersi in regola con le norme sui titoli USA quando emettono dei token digitali per le raccolte fondi, sul mercato continua a regnare l’incertezza. Al punto che altri stanno cercando dei modi per schivare le regolamentazioni ancora poco chiare.
Titoli, beni o materie prime?
Molti operatori del settore sono frustrati dal persistere di una mancanza di chiarezza da parte dei regolatori. Barak Ben-Ezer, Amministratore Delegato di Neema, una start-up fintech, afferma:
“È chiaro che per i regolatori globali sia facile dichiarare che le criptovalute non sono legalmente “denaro”. Allo stesso tempo, non riescono a mettersi d’accodo su cosa siano: titoli? Materie prime? Beni? La definizione legale di denaro è “qualcosa che viene considerato moneta in corso legale di una nazione sovrana”. Una moneta legale sovrana, decentralizzata, [questa sarà] la prima cripto considerata legalmente denaro reale”.
Shane Brett, cofondatore ed Amministratore Delegato di GECKO Governance, una soluzione normativa per la conformità finanziaria di banche e fondi, ritiene che durante l’udienza congressuale della scorsa settimana i rappresentanti della SEC abbiano fornito una chiara indicazione del fatto che le ICO vengono considerate dei titoli ma che sembrerebbe abbiano confermato anche che i token come il Bitcoin e le altre criptovalute probabilmente non verranno trattate come tali.
“Questa divergenza di opinioni potrebbe comportare delle implicazioni pratiche per le compagnie che desiderano lanciare una ICO negli Stati Uniti, soprattutto visto che altre giurisdizioni non hanno adottato questo approccio. Il messaggio complessivo emerso dall’udienza è che c’è un chiaro bisogno di regolamentazione in modo che i consumatori possano prendere decisioni informate sulla partecipazione alle ICO”.
La tecnologia ha sempre spinto in avanti la politica, fa notare Gary Bernstein, Amministratore Delegato di CoTrader, una piattaforma decentralizzata di gestione fondi. Spiega che il fine originale della SEC, fondata nel 1933 durante la Grande Depressione, era di combattere le frodi finanziarie. E questo fine può essere benissimo rispettato nel caso delle ICO senza vietare completamente gli eventi. Secondo lui, l’agenzia deve semplicemente modificare e semplificare le proprie linee guida per i titoli tokenizzati, alcuni dei quali possono essere supportati da contratti di codice, come lo standard ERC 884, che “consente l’utilizzo di blockchain per conservare i registri delle azioni delle compagnie”.
Non sono necessarie ulteriori regolamentazioni
Le dichiarazioni dei rappresentanti al Congresso che indicano la necessità di ulteriori regolamentazioni in un “mercato decentralizzato” non sono utili, afferma Trace Schmeltz, partner degli uffici legali di Chicago e Washington D.C. di Barnes & Thornburg LLP. Paesi come Francia e Bermuda, e persino il governo di Porto Rico, stanno compiendo sforzi enormi per essere competitivi sul mercato delle criptovalute, aggiunge, senza il controllo di un’agenzia. Schmeltz ritiene che le attuali leggi negli Stati Uniti siano sufficienti per regolare le ICO: non c’è bisogno di altro.
Intanto, sul fronte normativo, il Ministro della Giustizia di Taiwan ha indicato che il paese prevede che ci sarà un apparato normativo per le criptovalute entro il novembre 2018. L’Autorità Monetaria delle Bermuda (BMA) ha reso noto che sta chiedendo un responso pubblico alla legge anti-riciclaggio di denaro che regolerebbe l’attività nazionale sulle criptovalute.
In Medio Oriente, l’Autorità normativa per i servizi finanziari (FSRA) del Mercato globale di Abu Dhabi (ADGM) ha pubblicato un documento di consultazione normativa sulle criptovalute. Riguarda i rischi rappresentati dal trading di criptovalute.
Sebbene la maggior parte degli investitori e degli analisti si trovi d’accordo sulla necessità di una maggiore chiarezza, molti operatori del settore stanno esprimendo preoccupazione per il fatto che una pesante regolamentazione possa soffocare l’innovazione. Chad Pankewitz, Amministratore Delegato di Coinage, afferma:
“Una regolamentazione dettagliata e i divieti posti sulle ICO e sulle criptovalute non faranno altro che soffocare l’innovazione della tecnologia finanziaria e gli investimenti che sono già iniziati. Inoltre, la blockchain ha innescato una rivoluzione per quanto riguarda le tecnologie distribuite e le applicazioni. Con una regolazione eccessiva e troppo pesante, il passaggio verso la distribuzione avverrà in modo molto più veloce e un numero maggiore di attività avverrà in modo clandestino, allontanandosi dalla portata dei regolatori”.
Un incremento della chiarezza ed un approccio bilanciato alla regolamentazione significherebbero una maggiore protezione degli investitori e delle solide basi. Gabriele Giancola, cofondatore ed Amministratore Delegato di qiibee, indica l’ente regolatore elvetico, l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari svizzera (FINMA), come un buon esempio di un’organizzazione governativa che riconosce il potenziale innovativo del settore blockchain nel complesso e che sta cercando di fare del suo meglio per contribuire all’implementazione di questa nuova tecnologia nel settore finanziario elvetico.
“La FINMA riconosce inoltre che molte ICO stanno diventando sempre più delle truffe e che di conseguenza è necessaria una regolamentazione per aumentare l’efficienza e la correttezza sul mercato delle ICO. E ciò implica l’applicazione della norma anti-riciclaggio che prevede, ad esempio, che gli intermediari finanziari stabiliscano l’identità dei beneficiari effettivi. Norme come questa contribuiscono a ridurre il rischio del riciclaggio di denaro e dei finanziamenti al terrorismo”.
Giancola si trova in disaccordo con un membro della Commissione ai Servizi Finanziari della Camera USA, Brad Sherman, secondo cui le criptovalute dovrebbero essere vietate al fine di eliminare problemi come l’evasione fiscale e il traffico di droga, un’opinione che ha scatenato la collera di molti nel settore. Giancola fa notare che queste cose avvengono già quotidianamente con le valute legali, quindi vietare le criptovalute servirebbe a poco per ridurre problemi simili.
Scott Nelson, Amministratore Delegato di Sweetbridge, una blockchain di alleanze globali che punta a garantire un commercio senza attriti, è ottimista nel dire che i governi sono vicini ad un quadro normativo esauriente e che a livello globale si stanno facendo progressi con norme che contribuiranno a spingere l’innovazione e la crescita, sia dal punto di vista degli investitori che delle aziende.