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Supply chain, greggio e inflazione sono tutte facce della stessa medaglia

Pubblicato 20.01.2022, 09:29
Aggiornato 02.09.2020, 08:05


Il 2022 è inziato e sta proseguendo, come quello precedente, con la preoccupazione di avere un'inflazione sempre più alta e di conseguenza l'aumento dei prezzi.

"Transitoria" o meno ciò che l'alimenta sono le pressioni sulla catena di approvvigionamento, l'inasprimento della politica, l'aumento dei rendimenti e l'incertezza di un passo falso da parte delle Banche Centrali, infine il Covid che visto da solo sembra essere il "male" minore in questo momento.

Infatti in molte località i passati "lockdown" stanno alimentando le pressioni inflazionistiche perchè molti porti non "funzionano a dovere", vedi quello di Shanghai, Singapore, Tianjin, Ningbo, Guangzhou, Busan, Dalian, Qingdao, Suzhou e Rotterdam (più della metà sono cinesi), recando ulteriori tensioni alle "supply chain" e all'aumento delle materie prime.

Questo colpisce maggiormente l'Europa, più degli Usa, tanto "compatta" (come per i dazi antidumping) quanto fragile. 

Restando in zona euro, ultimamente un ruolo importante lo stanno giocando la Francia e l'Italia per quanto riguarda il nucleare, difatti la chiusura dei reattori in Germania nel 2011 sta tutt'oggi pesando sull'Europa nonostante parte della produzione sia stata compensata con il carbone (44%).

In aggiunta, le piccole imprese e i consumatori stanno riscontrando l'aumento dei costi di trasporto a favore delle grandi compagnie di "cargo globali" che vedono i loro profitti in aumento.

Una grande verità è la necessità di "catene di approvvigionamento" più consistenti. In questi anni è stato sottovalutato per ridurre i costi, con spedizioni "just in time" a basso prezzo da e per tutto il mondo, e delocalizzando molte attività al di fuori dei confini nazionali per aumentare la produttività. Infatti molti prodotti finali, fabbricati da aziende americane, sono spesso assemblati con componenti fabbricati in Asia e in Europa. Aumentando i profitti in tempi "sereni".

Attualmente i tempi medi di spedizione e i prezzi a container sono raddoppiati.

Si prevede che i costi per le spedizioni marittime, dalla Spagna allo Sri Lanka, rimarranno elevati anche per il 2022. Le tariffe contrattuali tra clienti e cargo sono previste in aumento del 200% (il trasporto marittimo di merci ha ottenuto profitti record, arrivando a 150 miliardi di dollari nel 2021). Le grandi società come Walmart, hanno la "forza" di poter negoziare condizioni migliori e di assorbire la spesa in eccesso ma i più "piccoli" che hanno la necessità di trasportare un pò di "tutto", dall'elettronica ai cereali, non riusciranno ad attutire a lungo i costi.

Utile netto - perdita fonte Blue Alpha Capital

I prezzi dei trasporti elevati stanno alimentando, in modo persistente, l'inflazione e "offuscando" la ripresa economica.

Le tariffe contrattuali sul trasporto marittimo fonte  www.Xeneta.com


Solo poche linee di cargo, guidate da Maersk, Mediterranean Shipping Company (MSC), dalla francese CMA CGM SA Group e dalla cinese Cosco Shipping Holdings Co., controllano quasi l'85% delle spedizioni via mare. Questo ha portato ad un'oligarchia fatta di "alleanze" e a prezzi asimmetrici giustificati dalla situazione "Covid".

Quindi, potrebbe risultare importante valutare degli investimenti nelle aziende sopra citate, in società che hanno esposizioni al riguardo o in Etf concentrati sul settore trasporti come l'SPDR S&P Transportation ETF, il Global X Logistics J-REIT ETF e il Breakwave Dry Bulk Shipping ETF.

Oltre a ciò andiamo ad analizzare il Baltic Dry Index, confrontandolo con l'indice GSCI, che fornisce un punto di riferimento per il prezzo di spedizione delle principali materie prime, tenendo conto di 23 diverse rotte marittime. In sostanza, confronta la domanda cioè le materie prime da spedire e l'offerta che è rappresentata dalla flotta di navi mercantili.

Baltic Dry index vs Indice GSCI

L'indice è passato dai 5500 punti ai 1644 punti, con un ribasso del 60%. Ciò nonostante le materie prime hanno continuato la loro corsa.

Ricordo che nel 2008 ha toccato prima i massimi per poi precipitare subito dopo, anticipando, il crollo che ha colpito l’economia. L’indice in questi anni ha recuperato, anche se mai del tutto vista anche la guerra dei dazi Usa - Cina del 2018, fino all'evento "scatenante" Covid in cui è tornato a risalire fino a raggiungere, nel 2021, il prezzo più alto degli ultimi anni e di recente si è attestato vicino ai livelli di fine 2020.

Questo calo potrebbe essere un segnale "evidente" che l’economia rallenterà  oppure una normalizzazione del trasporto delle merci per via marittima?

C'è da considerare un nuovo indicatore, il Global Supply Chain Pressure Index (GSCPI) elaborato dalla Fed di New York.

Global Supply Chain Pressure Index


Tra gli indicatori presi in considerazione spiccano i sondaggi PMI, il Baltic Dry Index (costi di spedizione delle materie prime), l’Harpex (tariffe di spedizione dei container) e il Bureau of Labor Statistics (misura il costo del trasporto aereo di merci da e verso gli Usa, l'Asia e l'Europa). Monitora le principali variazioni sui prezzi del trasporto delle merci sia a livello internazionale che nelle 5 aree "strategiche" come Eu, Usa, Giappone, Cina, Taiwan, Uk e Corea del Sud.

L'indice è in grado di segnalare il livello di pressione sulla supply chain ed è strutturato in modo tale che uno zero indichi un valore medio con valori "positivi", se il valore si posiziona sopra lo zero evidenzia una "pressione" sulla supply chain globale che diventa "più forte" del consueto man mano che il valore aumenta.

Attualmente il grafico sembra "suggerire" che i problemi sulla catena di approvvigionamento globale hanno raggiunto il "picco"; anche perchè il volume è aumentato in risposta alla domanda e la spesa dei consumatori è aumentata a dismisura mentre il "valore" delle importazioni è rimasto quasi identico per la pressione sui porti; e potrebbero iniziare ad attenuarsi in futuro.

In questo clima, le commodities potrebbero continuare a sovraperformare ?

Il 2021 è stato un anno da incorniciare per quasi tutte le asset class, con le materie prime che hanno avuto ottimi rendimenti, l'indice S&P Goldman Sachs (NYSE:GS) Commodity è stato tra i migliori con una performance dal 37%. La maggior parte di esse ha registrato perfomance notevoli, con lo stagno e l'avena che risultano in testa, raddoppiando il loro valore. Mentre l'Iron One (minerale di ferro) ha visto perdite vicino al 25%, nonostante abbia avuto una performance del 72% nel 2020.

In questo 2022 potremmo inziare a valutare, oltre all'oro e all'argento (usato nelle industrie mediche, come componente industriale e nell'elettricità per le sue proprietà), anche investimenti in metalli industriali come rame, nichel, litio, cobalto e alla crescente domanda del Platino e del palladio nell'industria automobilistica. Senza dimenticarci di possibili sviluppi per la Soybean meal (farina di soia) e il Cocoa (cacao).

Infatti molti investitori con l'inizio del nuovo anno, su livelli di "volatilità" sostenuti, sono passati dai settori più costosi come i tecnologici (il posizionamento è sceso a livelli molto più bassi del 2008) a quelli value, e confermano ancora l'attrazione verso le materie prime e il loro potenziale rialzo. Queste ultime hanno "battuto" i treasury Usa con rendimenti negativi e le "strette" della Fed potrebbero portare la curva dei rendimenti ad appiattirsi e la parte lunga ad invertirsi.

Diverse, sono le intenzioni della Lagarde di non programmare nessun rialzo nel 2022 concentrandosi a ridurre gli acquisti di Bond da aprile, anche se il clima "hot" ha visto il titolo tedesco a 10 anni superare lo 0% e nel contempo l'Europa è al centro della vicenda Russa e le scorte di gas naturale che sono appena del 46% secondo i dati di Gas Infrastructure Europe. Oltre alle conseguenze sulla produzione industriale, gli effetti sencondari sono da ricercare sulle spese dei consumatori e sui bilanci aziendali.

Tornado in territorio Usa, dalla pubblicazione delle minute del Fomc è emersa l'intenzione di Powell, oltre ad alzare i tassi a Marzo (si teme di 50 punti base), di ridurre il bilancio della Banca (ritorno alla realtà?). Inoltre il petrolio è salito a livelli altissimi rispetto agli anni precedenti (una delle sfide inflazionistiche che la Fed dovrà affrontare), e il West Texas Intermediate (WTI) è salito del 2,4% a circa 86 dollari al barile mentre il Brent crude a circa 87 dollari. Oggi ci sarà il conteggio settimanale sulle raffinerie di greggio e il rapporto sulle scorte di petrolio (EIA).

Il greggio sembra essere "destinato" a raggiungere i 100 dollari, la verità è che esiste ancora una domanda troppo alta per gli idrocarburi e non c'è la "capacità" e la "forza" di passare al green nell'immediato nonostante si decanti. Come nel caso Europeo, l'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) ha affermato che tale situazione porterà all'adozione dell'idrogeno verde rispetto al petrolio e al gas. Molto probabilmente tra il 2030 e il 2050.

Infine legate al rialzo del greggio, ci sono le case di abbigliamento (come LVMH, Ralph Lauren e tante altre) e il cotone che sono "coinvolte" indirettamente per l'uso di fibre prodotte dai polimeri (sintetiche) che derivano dalla materia prima.

Quindi automaticamente, questo implica che nel caso in cui il petrolio continuasse a tenersi sopra gli 80 dollari o si avvicinasse ai 100 dollari, anche queste fibre andrebbero a costare di più alle aziende che, di conseguenza, potrebbero aumentare i prezzi dei propri prodotti oppure diminuire le proprie revenue rischiando di causare un ribasso delle quotazioni (dal grafico si può notare la loro correlazione). Questo insieme alla situazione supply chain, di cui abbiamo parlato prima, dei costi di trasporto e di sdoganamento delle merci può essere un serio problema.

wti vs cotone vs abbigliamento



Concludendo

Potremmo aspettarci altri massimi per le materie prime in questo 2022, e le proiezioni al rialzo potrebbero essere sfruttate, in quanto le pressioni inflazionistiche non si calmeranno tanto presto e facilmente.

Eventuali ribassi, saranno l'occasione per acquistare ad un prezzo migliore anche asset legati ad essi?

Infine, la Fed che agisce più volte sui tassi sarà lo scenario peggiore per le aziende tech non ancora profittevoli con valutazioni alte.

"Quest'articolo è stato scritto a titolo esclusivamente informativo; non costituisce sollecitazione, offerta, consigli, consulenza o raccomandazione all'investimento in quanto tale non vuole incentivare in nessun modo l'acquisto di assets. Ricordo che qualsiasi tipo di assets, viene valutato da più punti di vista ed è altamente rischioso e pertanto, ogni decisione di investimento e il relativo rischio rimangono a carico dell'investitore".

Ultimi commenti

Interessante analisi. Ma quindi...?! Con un alta volatilità in vista dove puntare concretamente per cercare di evitare grandi perdite nel breve periodo?
Io resto con parte cash, una sulle value, bond e cerco occasioni dato i forti cali a lungo termine
Analisi molto molto interessante e la prima che leggo che cerca di far luce sul mix di concause che sta portando alla situazione di mercato attuale. Probabilmente le tensioni geopolitiche (Usa-Russia con l'Ucraina e Usa-Cina x Hong-Kong e Taiwan) costituiscono un'ulteriore "indice" di volatilità che nel contesto amplifica gli effetti di quanto descritto. Grz
Bravo👏🏿👏🏿👏🏿👏🏿👏🏿
Ottimo, 👍👍👍👍
A parte tutto, la green economy non la vedremo presto. Gia solo il fatto che per attutire la crisi energetica abbiano riacceso il gruppo a Carbone in Italia la dice lunga ….
Secondo me gli aumenti dell energia è il preludio della sua fine nel senso che probabilmente non si investe più come il passato per estrazione o apertura di nuovi pezzi.
non sono la conferma che non suamo pronti per il passaggio o almeno che stiamo a zero ?
Bravo Calogero,, ottimo articolo
Penso che in realtà sarà l’anno delle valute. I cambiamenti monetari e i tassi si possi sfruttare sulla volatilità in ambito fx
Anche..
I ribasso saranno solo un’occasione per posizionarmi sui titoli che sto studiando… il gold non sta muovendosi più di tanto e i miner sono in perdita
Io sono orientato sull’Asia
Magari se ci pensi potrebbe essere il suo anno, parlo del Gold
Fra i derivati del greggio c’è anche la plastica e i settori correlati da esaminare
Il problema di fondo è proprio questo, ogni cosa è conseguenza di un’altra. Aspettiamo e vediamo come si comporterà la Fed e la Bce
Stanno andando a tentativi
In Italia non siamo preparati ad emergenze, tantomeno l’Europa lo è
Etf su materie prime industriali, Etf su trasporti e selezione di azioni
Si ma non solo su questo
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