Ogni due settimane chiediamo ad alcuni nostri collaboratori la loro opinione in merito a quelle che riteniamo siano tra le questioni più pressanti della settimana relative ai mercati. Questa settimana abbiamo domandato:
Visto l’aumento delle aspettative sull’incremento dei tassi dopo la pubblicazione dei verbali del FOMC di mercoledì, dove pensate che siano diretti i titoli azionari e/o il dollaro USA? Ve la sentite di pronosticare il numero delle volte che la Fed alzerà i tassi nel 2018?
Sono moderatamente positivo sulle prospettive sui titoli azionari statunitensi, anche se prevedo che ci sarà un leggero inasprimento nell’immediato futuro. Un ostacolo critico che seguirò è se l’indice S&P 500 riuscirà o meno a raggiungere i precedenti massimi del mese scorso. La chiusura al massimo storico di poco meno di 2873 del 26 gennaio è una cifra importante. Fino a quando, o se, il mercato non riuscirà a superare quel massimo, si potrebbe affermare che a breve termine prevarrà un range di trading. Tuttavia, un andamento moderatamente positivo dell’economia negli Stati Uniti terrà alto l’ottimismo. L’inarrestabile salita con la bassa volatilità che ha prevalso fino a poco tempo fa, però, appartiene probabilmente al passato.
Nel frattempo, resta da vedere se il trend ribassista dell’indice del dollaro USA che è stato in vigore per la maggior parte dello scorso anno abbia fatto il suo corso. Il riferimento nelle ultime settimane si è attestato nel range compreso tra 88 e 90. Per il momento, questo sembra essere un minimo. Ma prima che i tori del dollaro possano annunciare in modo convincente il “via libera” per il biglietto verde, avremo bisogno di vedere l’indice del dollaro sopra il livello di 90 in maniera duratura.
Forse un altro aumento dei tassi da parte della Federal Reserve, previsto per il vertice del FOMC del prossimo mese tramite i future Fed Funds, servirà allo scopo.
Il FOMC si sta chiaramente preparando a 4 aumenti dei tassi quest’anno, ma gli eventi potrebbero spingerlo a fare altrimenti. L’aumento dei tassi sta ovviamente spaventando i titoli azionari, che temono ora la concorrenza dei bond. Inoltre, maggiore sarà il rendimento e maggiore sarà anche la compressione del rapporto prezzo/utili. Così che sebbene i profitti siano allo stesso livello, i prezzi reali scenderanno con i rapporti P/E che si avvicinano più a 15 che a 20.
L’unico scenario palesemente rialzista è uno in cui la crescita del PIL USA supera il 3,5% o più, nel qual caso lo slancio rialzista dei tassi sarà controbilanciato dalla crescita dei titoli azionari. Ritengo che sia lo scenario meno probabile, sebbene sia difficile a dirsi dal momento che nessuno conosce l’impatto stimolativo del taglio delle tasse.
In generale, lo scenario più probabile è quello di una maggiore volatilità. Quello a cui abbiamo assistito a gennaio non è che un’anteprima di quello che deve ancora succedere.
Il capitale va dove è meglio accolto. Un lato del tappetino di ingresso americano dice “A meno che non sia stato ottenuto illegalmente, il tuo denaro qui è al sicuro dalla confisca …”. L’altro lato, nei periodi in cui i tassi USA aumentano mentre da altre parti restano fissi, recita “… e pagheremo un tasso di interesse più alto rispetto alla concorrenza”. Questi due fattori presagiscono un aumento del demoralizzato dollaro.
I titoli azionari lo seguiranno a ruota? Immagino che vedremo una ripresa dall’attuale correzione dopo un breve periodo di vacillamento. Significa che siamo di nuovo in corsa? Non penso. Le aspettative di un aumento significativo degli utili sono talmente alte che qualsiasi passo falso probabilmente risulterà in una caduta. Ad un certo punto, probabilmente già in primavera o in estate, prevedo una correzione significativa. I nostri trailing stop saranno serrati col passare delle settimane.
La Fed dice che alzerà i tassi solo tre volte nel 2018. Penso sia la cosa più probabile. Insieme alla loro politica di non acquistare nuovi Buoni del Tesoro quando quelli nell’attuale portafoglio gonfio matureranno, è abbastanza.
Mentre molti investitori si concentrano sul numero degli aumenti dei tassi, la vera questione è quanti miliardi di dollari di Buoni del Tesoro dovranno essere acquistati da privati ed istituzioni per compensare il fatto che la Fed non li comprerà.