L'annuncio del Presidente Trump di voler spostare la scadenza del 1° marzo sul fronte Cina-tariffe inizialmente aveva dato luogo a un’accelerazione delle borse con evidente ritorno della propensione al rischio, ma l’entusiasmo sembra essere un po’ scemato in attesa che giungano notizie più concrete circa un accordo tra le parti.
Alcuni dei rally legati al rischio registrati negli ultimi giorni hanno perso smalto, i rendimenti dei titoli di stato sono scesi un po’, lo yen ha ripreso fiato e il mercato azionario appare più debole. Non è assolutamente un segnale preoccupante, evidentemente c’è solo un po’ più di prudenza. Tra i movers di spicco resta sicuramente la Brexit, con la Sterlina che continua a risalire la china un po’ su tutti i fronti. Il Regno Unito è 32 giorni dall’eventuale abbandono dell'UE ma ancora non sappiamo se il Parlamento britannico voterà l’accordo oppure no. La nuova mossa è arrivata dal partito laburista dell'opposizione che potrebbe votare degli emendamenti orientate in direzione di un secondo referendum e che comunque vorrebbe a tutti i costi evitare un’uscita disordinata (senza alcun accordo).
Sebbene l'incertezza continui, la sterlina sembra apprezzare questi scenari e con una sterlina più forte ovviamente registriamo un deprezzamento dell’azionario britannico (FTSE in calo). Per quanto riguarda il Dollaro attenzione al pomeriggio odierno perché il presidente della Fed Powell testimonierà davanti al Senato (ore 16). Powell che nell’ultimo mese ha tenuto un atteggiamento decisamente accomodante e sarà interessante capire se tale atteggiamento continuerà.
Veniamo a Wall Street, che ieri ha chiuso leggermente al rialzo con l’S&P 500 +0,1% a 2796 punti, mentre i futures statunitensi hanno perso circa -0,3% ad inizio giornata. I mercati asiatici sono stati prudenti, con il Nikkei -0,4% e lo Shanghai Composite -0,7%. Anche in Europa le borse sembrano altrettanto caute con cali in apertura. Nelle materie prime c'è consolidamento sull'oro, mentre il Petrolio ha perso oltre il 3% a causa dei tweet di Trump ancora una volta contro l’OPEC che a suo dire starebbe facendo di tutto per mantenere i prezzi troppo alti.
Sul fronte dei dati, l'evento principale odierno è rappresentato dalla fiducia dei consumatori USA delle ore 16. Il consenso prevede una ripresa a 122,8 per il mese di febbraio (da 120,3 a gennaio), un dato che se confermato potrebbe interrompere la serie di tre mesi consecutivi al ribasso.