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Twitter: l’offerta di Musk la rende una ‘sardina da trading’; è un bene?

Pubblicato 26.04.2022, 17:01
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Questo articolo è stato scritto in esclusiva per Investing.com

C’è una vecchia storiella nel mondo del trading che parla delle “sardine da trading”. Quando sono scomparse le sardine dalle acque di Monterey, California, i trader della materia prima hanno fatto salire alle stelle i prezzi delle scatolette di sardine. Un giorno, un compratore decise di gustarsi un pranzo costoso e raro, aprendo una scatoletta e consumandone il contenuto. Ma gli venne il voltastomaco e disse al venditore che le sardine non erano buone. Il venditore rispose: “Lei non capisce. Non sono sardine da mangiare; sono sardine da trading”.

L’offerta di Elon Musk per Twitter (NYSE:TWTR), insieme alla risposta inziale della compagnia di una poison pill prima di finire per accettare l’accordo ieri, probabilmente trasformeranno le azioni TWTR in moderne sardine da trading, con il prezzo del titolo che vedrà un aumento della volatilità mentre i fondamentali della società passeranno in secondo piano.

L’allettante offerta di Elon Musk per TWTR

Elon Musk, il famoso CEO di Tesla (NASDAQ:TSLA), nonché persona più ricca del mondo, si è offerto di comprare Twitter per 54,20 dollari ad azione; l’accordo di ieri prevede 44 miliardi di dollari in denaro. Musk intende privatizzare la compagnia.

Twitter Daily Chart.

Fonte: Barchart

Il grafico mostra che le azioni TWTR erano sotto i 40 dollari ad azione prima che Musk annunciasse l’offerta da 54,20 dollari. Aveva già accumulato circa il 9% delle quote della compagnia, prima di svelarlo; subito dopo, sono arrivate le voci secondo cui sarebbe entrato nel board, anche se all’epoca aveva detto che avrebbe tenuto la partecipazione sotto il 15%.

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Potrebbe liberare il potenziale del social

Musk è una presenza costante su Twitter. E ultimamente usa la piattaforma per spiegare i piani che ha per la compagnia. Il 19 aprile, ha twittato:

Il 9 aprile aveva chiesto:

“Twitter sta morendo?”

Prima della sua offerta, Musk aveva parlato dei problemi della compagnia:

“Considerato che Twitter è di fatto una pubblica piazza, la mancata aderenza ai principi della libertà di parola fondamentalmente mina la democrazia”.

Il successo di Musk come CEO lo ha reso la persona più ricca del mondo però, almeno all’inizio, il board di Twitter non voleva che possedesse la società.

La Poison Pill di TWTR ha fatto guadagnare tempo

Il board di Twitter e molti dipendenti di alto profilo si comportano come se Twitter fosse la loro compagnia. Tuttavia, sono gli azionisti che possiedono effettivamente la piattaforma social. Per sfidare Musk, il board ha preso la decisione per conto degli azionisti di bloccare il piano di privatizzazione.

Musk ha usato Twitter per chiedere ai follower:

“Privatizzare Twitter a 54,20 dollari dovrebbe essere una decisione degli azionisti, non del board”.

La risposta è stata all’83% sì e al 16,5% no, testimoniando il forte supporto per la sua offerta per la compagnia. Il fondatore ed ex amministratore delegato Jack Dorsey ha accusato il consiglio di amministrazione di Twitter di “disfunzione“. Dorsey al momento fa parte del consiglio di amministrazione.

Per sfidare l’offerta di Musk, il consiglio di amministrazione aveva adottato la cosiddetta “poison pill”. Ciononostante, alla fine ha accettato l’offerta. La transazione ora sarà soggetta al voto degli azionisti, dopodiché non dovrebbero esserci ostacoli regolatori da superare.

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Musk ottiene quello che vuole

Musk è un personaggio.

È un prolifico utente della piattaforma social con oltre 82 milioni di follower. Per finanziare la sua offerta per TWTR, ha ottenuto 46,5 miliardi di dollari di finanziamenti e ne sta raccogliendo altri 12,5 miliardi tramite un prestito a margine garantito contro le sue azioni TSLA. Morgan Stanley è in testa al gruppo di istituti finanziari che offre 13 miliardi di dollari di finanziamento del debito.

Lunedì 25 aprile le azioni TWTR erano scambiate a 51,70 dollari ad azione. Il board ha approvato l’acquisto prima della chiusura del mercato.

Costruisce un impero

In occasione di un recente TED Talk, Musk ha dichiarato che aveva un “Piano B“ se il consiglio d’amministrazione di TWTR avesse rifiutato la sua offerta, e la “poison pill” ha aperto la strada alla battaglia. Una potenziale strategia di Piano B prevedeva fare squadra con altri tre investitori a lui favorevoli, che avrebbero comprato ciascuno il 15% della compagnia per spodestare il board con un cambiamento della maggioranza di controllo. Una volta ottenuti i finanziamenti e quando nessun altro compratore si fosse fatto avanti, il board non avrebbe avuto altra scelta se non quella di accettare la sua offerta.

La morale della favola è che per Musk la conquista di Twitter è ideologica e ne esce vincitore. Ora ha una serie di opzioni, mentre il suo impero cresce arricchendosi della maggiore piattaforma social al mondo.

Ancora una volta, il mercato ha imparato una lezione con l’acquisizione di Twitter: non è una buona idea scommettere contro Elon Musk.

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