Manifatturiero e scambi globali continuano a mostrare segnali di debolezza. La scorsa settimana, la bilancia commerciale giapponese riferita a gennaio ha mostrato un deficit, a fronte del previsto surplus. Il calo è dovuto alla brusca flessione delle esportazioni nominali. Quelle verso la Cina sono diminuite del 17,4% a/a; anche gli scambi con l’Europa sono rallentati, ma in misura minore. Com’è comprensibile, i mercati hanno cavalcato le notizie positive per USA e Cina. Ci sono tuttavia alcuni segnali dalla periferia che indicano un miglioramento dei dati reali. A febbraio, il dato composito sull’Eurozona è salito, ma un crollo preoccupante dell’attività tedesca ha di fatto limitato un aumento esiguo, ma concreto. I dati francesi hanno mostrato che le tensioni sociali al cuore della debolezza starebbero scemando. Il PMI dell’Eurozona potrebbe pertanto stabilizzarsi.
Detto questo, al di là del cuore dell’UE, i segnali di ripresa offrono poche ragioni per essere ottimisti. Lo spettro del caos alimentato dalla Brexit pesa sul sentiment generale. L’incertezza è evidenziata dalle recenti notizie sulle manovre della premier May per il voto parlamentare del 12 marzo e sul presunto piano dei leader dell’UE per rinviare la Brexit al 2021. La BCE sembra comprendere che la programmazione dovrà aspettare finché non si stabilizzeranno le relazioni fra UE e Regno Unito, e per ora ha scelto di limitarsi alla pianificazione delle operazioni di rifinanziamento mirate a lungo termine (TLTRO). È interessante notare che i mercati si stanno mettendo al passo, e la volatilità a un mese per l’EUR/GBP è in aumento. Rimaniamo dell’idea che prevedere gli esiti della Brexit sia inutile e propendiamo per andare lunghi sulla volatilità della GBP.