Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
Stiamo affrontando l’ultima settimana del 2017 e il tema dominante resta il dollaro debole.
Dollaro, ovviamente americano, che perde terreno rispetto alle principali majors eccezion fatta per l’euro e il franco svizzero.
Nonostante liquidità evidente scarsa, i prezzi si stanno comunque muovendo e i rendimenti dell’obbligazionario USA sono scesi trascinandosi dietro il biglietto verde.
La coppia USD/CAD è si muove all’interno di un’area di compressione di circa 50 pips mentre il cambio USD/JPY è orientato al ribasso per la quarta sessione consecutiva.
Nonostante la riforma fiscale e l’approvazione di un badget temporaneo per sostenere il bilancio federale, il livello chiave 113 è sempre più vicino ma l’area compresa tra 112.00 e 111.85 potrebbe fornire un buon supporto e lasciare intatte le proiezioni ottimistiche del nuovo anno.
A differenza degli altri cambi, EUR/USD non sale.
Restano le tensioni politiche catalane e si guarderà con attenzione alle prossime elezioni in Italia memori di quanto sta accadendo in Germania.
Procedono bene la sterlina e le valute legate alle materie prime.
Per i prossimi 10 giorni non dovrebbero esserci ulteriori sviluppi sulla Brexit dal momento che il Parlamento britannico non dovrebbe discutere della questione fino a metà gennaio. Non avremo neppure dati macro economici interessanti almeno sino a inizio anno, quando torneranno il PIL e i PMI.
Dollaro neozelandese e australiano sono sui massimi da 2 mesi, dettati dalla debolezza del dollaro e dall’apprezzamento delle materie prime. Il prezzo del petrolio è aumentato di oltre il 2% ed è sul punto di sfondare i $60 al barile.
Anche qui non avremo dati rilevanti per questa settimana, ma occhio ai fondamentali statunitensi perché qualora non dovessero rispecchiare le attese entrambi i dollari – ma anche il CAD – potrebbero spingersi ulteriormente al rialzo.