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Una giornata (quasi) perfetta per i mercati emergenti

Pubblicato 14.09.2018, 09:51
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Venerdì 14 Settembre

 L’allontanamento dei demoni inflattivi (e del suo corredo di aggressività Fed), cortesemente prodotto da un CPI americano inferiore alle attese, unitamente ad una banca centrale dalla credibilità vacillante che fa la cosa giusta, quando in molti ormai avevano perso le speranze, ha fornito una miscela fortemente positiva per i mercati emergenti che già da qualche tempo avevano dato segni di stabilizzazione e rimbalzo. La Bank of England e l’ECB non hanno fornito spunti di particolare interesse e qualche esternazione aggressiva di Trump verso la Cina non è riuscita far deragliare il tono saldamente costruttivo di cui hanno beneficiato gli asset rischiosi per buona parte della sessione.

 La Turchia torna all’ortodossia (rima!). Sottotitolo: meglio tardi che mai. Quella di ieri non è stata una giornata per deboli di cuore se avete nei portafogli un’esposizione alla lira turca. La TRY, dopo i disastri agostani, aveva mostrato una qualche capacità di rimbalzo con l’arrivo di settembre. Il rafforzamento (circa il 4%) aveva avuto radice proprio nella promessa da parte della banca centrale di una risposta adeguata all’inflazione galoppante (ultimo CPI 17.9% y/y). Nelle ore che portavano all’annuncio della CBoT, seguito con trepidazione anche dagli altri mercati emergenti, l’attesa non era stata esente da brividi. Erdogan si era infatti preso la scena con i consueti vaneggiamenti macroeconomici che non è mai del tutto chiaro siano davvero convinti o solo a uso e consumo della sua base elettorale. Affermazioni talmente sgrammaticate, dal punto di vista macroeconomico (lascio a voi giudicare… THE CENTRAL BANK IS INDEPENDENT, TAKES ITS OWN DECISIONS / MY SENSITIVITY ON INTEREST RATES REMAINS / INTEREST RATE IS THE REASON, INFLATION IS THE RESULT / I'VE NEVER SEEN CENBANK MEETING YR-END INFLATION FORECAST / INFLATION A RESULT OF CENTRAL BANK'S WRONG STEPS), che un mio interlocutore è arrivato a supporre che potesse essere una presa di distanza in vista di un’imminente e decisa azione della banca centrale (aveva visto giusto). Sulle parole del Sultano la lira ha dovuto subire un visibile deprezzamento (circa il 3%) prima di vedere l’arrivo della cavalleria con il suo corposo e inatteso rialzo da 17.75% a 24.00% (su BBG il consenso degli analisti era di 21.00%) per il repo a una settimana che torna ad essere il riferimento per l’erogazione della liquidità al sistema bancario, abbandonando il tasso overnight utilizzato nell’ultimo periodo (considerato che il tasso o/n era a 19.25%, ora portato a 25.50%, la stretta effettiva è stata di 475bp). Anche il tono del comunicato non ha lasciato dubbi sulla ritrovata pugnacità dei policy-makers che promettono di mantenere la politica restrittiva fino a quando l’inflazione non mostrerà un miglioramento significativo ed eventualmente di essere disposti ad alzare ulteriormente i tassi se necessario. L’effetto di mercato è stato prorompente con rafforzamento di quasi 5% della TRY (e di più del 7% dai minimi di giornata) e un contagio positivo sulla maggior parte dei mercati emergenti. Ovviamente i molti problemi strutturali della Turchia non possono svanire con un simile colpo di bacchetta. La difficile situazione geopolitica, un’esposizione debitoria importante con l’estero, con scadenze di breve periodo ed in valuta forte che rende notevolmente vulnerabile lo stato patrimoniale del settore privato (banche e corporations), e una diminuita fiducia negli asset locali da parte della popolazione (con rischio di fuga dei capitali) rimangono evidenti. La reazione della banca centrale è comunque un primo necessario, anche se non sufficiente, tassello per stabilizzare una crisi economico-finanziaria che appariva senza controllo.

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 Le altre valute emergenti ringraziano. Tutto questo ha contribuito a rafforzare ed amplificare quel tono più costruttivo per tutta l’arena emergente che si era già notato nelle ultime due settimane. ZAR e MXN hanno esteso i guadagni delle ultime sessioni allontanandosi ulteriormente dai minimi recenti. Anche il RUB ha mostrato una buona capacità di resistere alle headline negative (minacce di sanzioni US in arrivo a novembre: U.S. PLANS `SEVERE' RUSSIA SANCTIONS BY NOV., OFFICIAL SAYS / U.S. SANCTIONS ON RUSSIA BY NOV. TO INCLUDE BANKING SANCTIONS). In questa fase il BRL resta la vera pecora nera, ai minimi dell’anno, sotto lo scacco di scenari elettorali, potenzialmente assai poco graditi agli investitori, che abbiamo analizzato ieri.

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 CPI US. La rilevazione ‘core’ è salita 0.1% m/m (0.082% prima dell’arrotondamento), al di sotto delle attese (0.2%). A rimanere sotto le stime è stata generalmente la crescita dei prezzi delle merci e, nello specifico, quella riguardante l’abbigliamento che ha fatto segnare il declino più marcato dagli anni 40 (!). Il dato di agosto ha portato a una moderazione visibile nella rilevazione annuale: 2.2% da 2.4% di luglio (dato core) e 2.7% da 2.9% (headline). Dopo il PPI un altro dato controtendenza rispetto ai salari orari di una settimana fa. Se il rialzo imminente (FOMC di settembre) è ormai scritto nel marmo, le probabilità che ne arrivi un altro a dicembre rimangono alte (75%) ma, al margine, più basse dopo il dato di ieri. Il dollaro ha trovato qualche nuovo venditore che ha spinto il biglietto verde oltre i minimi di periodo oltre che nei confronti di molte valute emergenti anche rispetto alle valute del G10 (con l’evidente eccezione dello yen, ieri USDJPY ha toccato quota 112 per la prima volta da inizio agosto).

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Il Dollar Index (versione Bloomberg) sta affrontando i supporti (base del canale e media mobile a 100 giorni)…

 Draghi. La revisione al ribasso delle proiezioni di crescita, che era trapelata nella giornata di mercoledì, è stata minima: da 2.1% a 2.0% per il 2018 e da 1.9% a 1.8% per il 2019 (invariato al 1.7% il 2020). Inoltre i toni del Governatore in conferenza stanza sono stati ottimisti, non ponendo particolare enfasi, pur riconoscendoli, sui rischi prospettici posti dalle difficoltà dei mercati emergenti e dal protezionismo commerciale, e sottolineando invece gli aspetti positivi dell’attuale congiuntura economica ("downside risks mitigated by improving labor market"). Forse il mercato aveva estrapolato che dopo i ribassi della moneta unica in occasione di ognuna delle 5 precedenti riunioni del 2018, la price-action si sarebbe ripetuta e qualche corto speculativo si è fatto prendere di sorpresa. L’EUR/USD ha rotto i massimi recenti in area 1.1650-60 issandosi fino a quota 1.17, in vista della parte alta del range degli ultimi mesi (1.1750-1.1800). L’EUR/JPY ha visto il suo rafforzamento ulteriormente amplificato dalla debolezza della valuta giapponese in una giornata di dichiarato risk-on.

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 Trump. Un tweet presidenziale ha provato, senza successo, a invertire il risk-on innescato dall’accoppiata CBoT e CPI. Il Presidente ha tenuto a precisare che l’amministrazione non è assolutamente sotto pressione per riaprire il dialogo per risolvere una trade war con la Cina che gli Stati Uniti stanno chiaramente vincendo (“i nostri mercati stanno salendo, i loro stanno crollando”).

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 Le piazze del pacifico festeggiano sull’onda della positività dei mercati occidentali (Hang Seng +0.9%, Nikkei +0.9%) con l’eccezione del mercato domestico cinese (Shanghai Composite flat) fermo al palo nell’interpretazione di dati economici mensili misti (produzione industriale e vendite al dettaglio migliore delle attese, investimenti deludenti) e, presumibilmente, intimorito dal tweet bellicoso di Trump. Alcune dichiarazioni di Abe sono state interessanti: BOJ's price target is one measurement when guiding economic policy but key is to create jobs / Don't think Japan should maintain ultra-easy policy forever / Up to the BOJ to decide when to end easy policy. Da tempo sostengo che i policy-makers giapponesi (e non solo) dovrebbero riconoscere più apertamente che è ben più importante la creazione di posti di lavoro e cercare di ottenere/mantenere il pieno impiego rispetto al raggiungimento di arbitrari target di inflazione (che nel frattempo in determinati tempi e luoghi potrebbero essere diventati obsoleti). Lo spiraglio per ri-esaminare obiettivi e strumenti di politica monetaria da parte della BoJ si sta aprendo, seppur molto lentamente.

 Dopo una settimana molto intensa (culminata nell’agenda piena e nella volatilità di ieri) questo venerdì ci propone le vendite al dettaglio americane e poco altro (inflazione svedese, banca centrale russa, fiducia dei consumatori US). Buon w/e.

. Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund

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