Non c’è niente di più rischioso della percezione diffusa che non esista alcun rischio (H. Marks).
M3 dell’Europa di agosto in uscita oggi alle 10:00 (stima +2,5% da +2,3% di luglio). Alle 14:30 sono attesi i dati USA: lettura del PIL del 2Q24, pari a +3% (da +1,4% del 1Q24), che non dovrebbe riservare sorprese rispetto a quella del 29 agosto scorso e richieste di sussidi settimanali alla disoccupazione (stima 224k da 219k della scorsa settimana).
Domani sono attesi inoltre il discorso (pre-registrato) di apertura di Powell alla “2024 U.S. Treasury Market Conference” nel quale il presidente affronterà temi cruciali del mercato dei titoli del tesoro e la riunione del Consiglio Generale della BCE. Oltre agli interventi di Elderson, menbro del Consiglio Direttivo e ViCe presidente del Consiglio di Vigilanza e di McCaul, membro del Consiglio di vigilanza.
Con la Fed impegnata in un percorso di allentamento monetario, abbiamo pensato che fosse il momento opportuno per chiederci se il nuovo ciclo di allentamento, insieme alle aspettative di mercato di un dollaro USA più debole, possa ridurre l'appetito per i titoli statunitensi. Ricordiamo che, mentre un rafforzamento del dollaro USA ha notevolmente migliorato i rendimenti negli Stati Uniti per gli investitori globali non coperti negli ultimi anni, un dollaro più debole potrebbe avere l'effetto opposto e contribuire potenzialmente ad una vendita netta di asset statunitensi da parte di investitori stranieri.
Detto questo, dubitiamo fortemente che un solo taglio da parte della Fed cambierà drasticamente il sentiment degli investitori stranieri verso gli asset statunitensi. Siamo tuttavia preoccupati che il crescente tono protezionista sia dei Democratici che dei Repubblicani, insieme al notevole deficit di bilancio federale (stimato a 2 trilioni di dollari per l'anno fiscale 2024), potrebbe minare in futuro l'appetito estero per i titoli statunitensi.
I dati sui flussi rimangono robusti. Gli investitori esteri, sulla base degli ultimi dati sui flussi di fondi, non hanno mostrato alcuna inclinazione a rinunciare ai titoli statunitensi. In effetti, gli investitori esteri hanno dimostrato una notevole tendenza a “comprare America” nel corso di questo secolo. Dal 2000, la proprietà collettiva estera di Treasury statunitensi, obbligazioni di agenzie statunitensi, obbligazioni societarie e azioni statunitensi è cresciuta di circa otto volte, passando da 3,7 trilioni di dollari all'inizio del secolo ad oltre 29 trilioni di dollari nel secondo trimestre del 2024.
Di questi, gli investitori stranieri possedevano circa 8,2 trilioni di dollari in Treasury statunitensi alla fine del secondo trimestre di quest'anno, in aumento del 7,3% rispetto all'anno precedente. L’ammontare delle obbligazioni societarie statunitensi era di 4,3 trilioni di dollari nel secondo trimestre del 2024, un salto del 9,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Anche la domanda estera di azioni statunitensi è aumentata notevolmente nell'ultimo anno, con la proprietà estera che ha raggiunto il record di 15,3 trilioni di dollari nel secondo trimestre del 2024, vale a dire il 23% in più rispetto all'anno precedente.
Se estendiamo l’orizzonte temporale alle previsioni, crediamo che la crescente attrattiva delle azioni statunitensi tra gli investitori esteri possa essere considerata una tendenza secolare, con ulteriori margini di crescita nonostante il cambiamento nella politica monetaria.
Gli investitori non devono ignorare il fatto che l'economia statunitense rimane comunque tra le più competitive, innovative e resilienti al mondo. Con solo il 4,2% della popolazione mondiale, la produzione economica degli Stati Uniti ora si attesta al 28,7% del PIL mondiale raggiungendo 28,7 trilioni di dollari. Dall'aerospazio all'agricoltura, dall'energia all'intrattenimento, dai trasporti alla tecnologia, dai beni ai servizi. Scegliete qualsiasi settore o attività, e c'è una buona probabilità che gli Stati Uniti siano al primo posto nel mondo. Tutto ciò ha contribuito ad alimentare la domanda tra gli investitori stranieri per i titoli statunitensi di ogni tipo.
La diversificazione settoriale, unita ad altri fattori unici e peculiari, hanno da tempo contribuito a rendere gli Stati Uniti la principale destinazione mondiale per gli investimenti diretti. Tra questi ricordiamo: un mercato dei consumatori ampio e ricco, istituzioni solide, un ambiente normativo stabile, università di ricerca ai primi posti, capacità di innovazione avanzate e una forza lavoro qualificata. Secondo i dati delle Nazioni Unite, gli afflussi di investimenti esteri verso gli Stati Uniti hanno rappresentato il 17,3% del totale globale tra il 2000 e il 2023, ben al di sopra della Cina, che si è classificata al secondo posto con l'8,3%.
Possiamo quindi affermare che la domanda estera di titoli statunitensi rimane sana. E questa è sicuramente una buona notizia. Quello più preoccupante è, se vogliamo, il rovescio della medaglia: gli investitori stranieri svolgono un ruolo cruciale nei mercati dei capitali statunitensi e, se decidessero di ritirarsi dagli Stati Uniti, per qualsiasi motivo, le ripercussioni potrebbero essere sostanziali.
Se analizziamo più da vicino la situazione, vediamo che gli investitori stranieri possiedono circa il 30% dei Treasury statunitensi negoziabili e sono detentori significativi di obbligazioni societarie statunitensi (35%) e azioni (21%). Possiedono anche miliardi di dollari in beni fisici in tutti gli Stati Uniti. Il che significa che stanno osservando da vicino le elezioni statunitensi. Perché queste sono importanti per gli investitori stranieri.
Gli investitori stranieri hanno infatti molto in gioco nelle elezioni di novembre, considerando che l'importo del capitale estero investito negli Stati Uniti era di ben 50 trilioni di dollari alla fine del 2024. Il totale di 50 trilioni di dollari include beni materiali (impianti, attrezzature, immobili, strutture di ricerca e sviluppo, ecc.) e flussi di portafoglio/capitale (acquisti stranieri di titoli statunitensi come Treasury, obbligazioni societarie, agenzie governative e azioni statunitensi).
L’iniezione di capitale è stata enormemente vantaggiosa per gli Stati Uniti, data la dipendenza pluridecennale degli USA dal capitale estero per aiutare a finanziare le esigenze di indebitamento del governo e lubrificare gli ingranaggi finanziari dell'economia. Per decenni, il deficit di risparmio americano è stato compensato importando il surplus di capitale in eccesso del mondo. Detto ciò, in un contesto di grandi deficit di bilancio e livelli di debito elevati, l'ultima cosa di cui gli Stati Uniti hanno bisogno in questo momento è che gli investitori stranieri si ritirino o abbandonino il mercato.
Pensatela in questo modo: agli stranieri è vietato partecipare alle elezioni federali degli Stati Uniti, ma possono comunque "votare" (non con una scheda elettorale) ma con il loro capitale o denaro. Gli investitori stranieri sono estremamente preoccupati per un esito elettorale che porti ad un'America più chiusa, isolata e protezionista, e ad un inquilino della Casa Bianca intenzionato a indebolire il dollaro statunitense.
Tutto ciò potrebbe infatti comportare ulteriori restrizioni commerciali e sugli investimenti negli Stati Uniti, controlli sul capitale, una crescita a lungo termine più debole negli USA, un'inflazione più elevata, deficit e livelli di debito in espansione e, alla fine, rendimenti d'investimento più bassi per gli investitori stranieri ottimisti sugli Stati Uniti.
Non è il nostro scenario di base. Ma dato che la Fed si orienta verso un allentamento monetario e che si avvicinano elezioni statunitensi aspre e combattute, stiamo vigilando attentamente per eventuali segnali di vendita estera di asset statunitensi. Stay tuned.
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