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VIX, indice di paura o opportunità?

Pubblicato 06.08.2024, 07:45
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“Puoi imparare una riga dalla vittoria e un libro dalla sconfitta” (Paul Eugene Brown)

VIX, indice di paura o opportunità? La misura della volatilità sull’S&P 500 è balzata in un solo giorno fino a 66 punti, un aumento del 230% rispetto alla seduta precedente, raggiungendo i massimi dallo scoppio della pandemia, per poi scendere intorno ai 30 punti, con un incremento del 50% sulla seduta precedente. Di conseguenza, tutte le borse mondiali hanno perso terreno: Tokyo ha registrato una perdita del 12%, il peggior ribasso della sua storia, MSCI World Equity è sceso del 2,6%, Nasdaq del 2% (con una perdita di $2 trilioni di di capitalizzazione in una settimana), Euro Stoxx dell’1,5% e FTSE Mib 40 del 2,3%. Il Bitcoin ha fatto peggio di tutti, arrivando a perdere oltre il 20%, scendendo sotto i $50.000, per poi dimezzare il ribasso tornando intorno ai 55.000 dollari. Questa crisi è stata innescata da dati macroeconomici sul mercato del lavoro statunitense inferiori alle attese, che hanno scatenato prese di beneficio e rotazioni di portafoglio verso asset obbligazionari. La situazione è destinata a perdurare per almeno un paio di settimane, anche a causa del clima estivo e dei bassi volumi di scambio. La svolta potrebbe arrivare con Jackson Hole, il meeting annuale dei banchieri centrali, che nel 2023 ha portato una doccia fredda sui mercati speranzosi di un cambio di passo della Fed sui tassi. Jerome Powell aveva allora annunciato che il costo del denaro sarebbe rimasto alto più a lungo. Oggi, la situazione è cambiata radicalmente e il sell-off in corso sui listini mondiali potrebbe spingere la Fed ad avviare una stagione di tagli dei tassi. Il mercato si aspetta almeno tre tagli dei tassi non necessariamente limitati a 25 punti base ciascuno. Nel frattempo, dai grandi investitori arrivano indicazioni utili su come affrontare la situazione: Warren Buffet ha annunciato di aver dimezzato la propria partecipazione in Apple (NASDAQ:AAPL) e aumentato la liquidità.

Taglio di emergenza?

I banchieri centrali della Federal Reserve devono osservare attentamente i cambiamenti nell’economia statunitense per evitare una politica monetaria troppo restrittiva, nonostante i deboli dati sull’occupazione. Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, ha sottolineato che una politica restrittiva sarebbe giustificata solo in caso di surriscaldamento economico, ma i dati attuali non supportano questa ipotesi. Ha avvertito di non farsi influenzare eccessivamente dal recente calo dei mercati azionari globali, accelerato dai timori che la Fed abbia aspettato troppo a lungo per ridurre i tassi, dalla recente decisione della Banca del Giappone di aumentare i tassi e dalle crescenti tensioni geopolitiche. Riguardo alla possibilità di un taglio dei tassi tra una riunione programmata e l’altra, Goolsbee ha affermato che tutte le opzioni sono sul tavolo, poiché la Fed rimane concentrata su occupazione, inflazione e stabilità finanziaria. Ha ribadito che, se dovessero emergere segnali di deterioramento in uno di questi ambiti, la Fed interverrà di conseguenza. I mercati finanziari stanno così ipotizzando un possibile taglio dei tassi prima della prossima riunione prevista per il 17-18 settembre. Ma secondo Jean-Louis Nakamura, responsabile di Vontobel Conviction Equities Boutique, se il crollo dei prezzi degli asset rischiosi dovesse prolungarsi, non si può escludere un taglio di emergenza da parte della Fed. In questo scenario, il rimbalzo delle azioni potrebbe essere altrettanto drastico quanto il recente sell-off, con settori e mercati sostenuti da driver secolari e/o sensibilità ai tassi d’interesse (tecnologia, IA, Stati Uniti, Taiwan, India) che progrediranno più rapidamente.

Tornare ai fondamentali

Secondo Vincent Mortier e Matteo Germano di Amundi, il recente sell-off sui mercati, in particolare nell’industria dei chip, potrebbe creare opportunità in settori finora trascurati, sempre considerando l’andamento degli utili. I due gestori sottolineano che altri fattori cruciali includono l’evoluzione dell’economia statunitense, che nel secondo semestre dovrebbe rallentare leggermente a causa del riequilibrio dei mercati del lavoro, del calo dei consumi e della divergenza tra i consumatori benestanti e quelli a basso reddito. Parallelamente, le banche centrali come la Fed, la BCE e la BoE dovrebbero continuare con politiche disinflazionistiche, mantenendo un atteggiamento prudente in base ai dati macroeconomici. Mortier e Germano evidenziano che il percorso sarà complesso: un taglio dei tassi troppo anticipato potrebbe far risalire l’inflazione, mentre un ritardo potrebbe richiedere riduzioni più drastiche in futuro. I tassi di interesse saranno influenzati sia dall’esuberanza fiscale che dai livelli elevati di debito pubblico. Negli Stati Uniti, sia Biden che Trump potrebbero adottare politiche fiscali espansive, alimentando discussioni sull’impatto del deficit sulla spesa e sui costi di indebitamento a lungo termine. In Europa, potrebbero aumentare gli investimenti per promuovere autosufficienza e crescita economica interna. Mortier e Germano concludono sull’importanza di tornare ai fondamentali, esaminare attentamente le valutazioni e rimanere disciplinati, distinguendo tra titoli sopravvalutati e quelli con un potenziale di crescita sostenibile.

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