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Volatilità sempre più giù: scatta l'allarme arancione

Pubblicato 25.04.2019, 10:15
Aggiornato 05.04.2019, 07:05

Se non fosse stato per gli ultimi 2 giorni, caratterizzati da bassi volumi per le festività, l’indice di volatilità del mercato americano (VIX Index) e quello del mercato europeo (VSTOXX Index) avrebbero seriamente rischiato di segnare i minimi degli ultimi 15 anni. E se negli Stati Uniti, in piena stagione delle trimestrali, il minimo dell’ultima settimana è stato toccato in area 11% contro un record dell’8,56% toccato a fine 2017, nel Vecchio Continente è stato già eguagliato, proprio nelle ultime ore, con precisione quasi millimetrica il valore più basso del 10,4% registrato a due giorni dal Natale 2017. Cosa accadde dopo poche settimane dall’inizio del 2018 è un ricordo ancora nitido, ma è davvero cosi affidabile e predittivo l’indice che misura la volatilità? Di certo questo indice fotografa il nervosismo che si respira sui mercati azionari e non è un caso che venga definito anche come “ indice della paura”.

Nella sostanza, il VIX, rappresenta le attese degli operatori che scambiano opzioni call e put sul maggiore mercato mondiale delle opzioni (il CBOE) e pertanto stima la volatilità implicita attesa nelle settimane successive. Più la volatilità è bassa, minori sono i rischi percepiti sul mercato, viceversa nelle fasi di alta volatilità si è soliti osservare un pesante ribasso delle quotazioni azionarie. Il principio per il quale minimi e massimi tendono nel tempo a convergere verso la propria media, deve tuttavia far riflettere sulla sostenibilità per troppe settimane di una volatilità eccessivamente bassa o alta.

In questa particolare fase di mercato, alimentata negli Stati Uniti dalla maggiore ondata di buy back mai registrata nella storia, la volatilità sta strisciando sui minimi e sebbene non sia necessariamente foriera di cattive notizie nel breve periodo, deve far scattare un allarme arancione per quanti operano sui mercati azionari. Un metodo adottato anche dagli operatori istituzionali è quello di ricorrere alle coperture, proprio attraverso le opzioni. Un sistema più accessibile a chiunque investa il proprio patrimonio sui mercati azionari è invece quello rappresentato da una particolare tipologia di strumento finanziario, noto come “certificate”.

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Di certificates ce ne sono in Italia ormai circa 4000, di tutti i tipi e per tutte le tasche ed esigenze. Quello che tuttavia potrebbe tornare utile in questa fase di allerta arancione è uno strumento che pur continuando a prospettare un guadagno del 9% annuo, è in grado di trasformare in realtà il sogno di qualsiasi investitore, ovvero lasciare in vita nel proprio portafoglio solo i titoli migliori, eliminando di fatto quelli che generano perdite.

E’ questo il caso di un certificato denominato Autocallable New Chance (Isin IT0006744756 ) emesso e quotato in Borsa Italiana dalla francese Natixis, che consente in predeterminate finestre di osservazione di eliminare dal basket di titoli su cui si investe implicitamente, il peggior titolo in termini di performance.

Più nel dettaglio il certificato, per riconoscere il rendimento e proteggere il capitale a scadenza, segue le performance di un basket di azioni composto dai titoli Bayer (DE:BAYGN), FCA (MI:FCHA), Barclays (LON:BARC), Volkswagen (DE:VOWG) e Rio Tinto (LON:RIO). Il funzionamento prevede che vengano pagate cedole mensili - con effetto memoria - dello 0,75% (il 9% su base annua), a patto che tutti i titoli rilevino in ogni data di osservazione a un prezzo non inferiore al 70% di quello fissato in emissione. Nella pratica, quindi, anche nell’ipotesi che uno o più titoli si trovino in ribasso del 25% dall’emissione avvenuta poche settimane fa, si potrà essere certi di incassare coupon mensili dello 0,75%. Tali coupon, peraltro, essendo trattati come “redditi diversi”, sono utili per la compensazione delle minusvalenze presenti nello zainetto fiscale.

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Al termine del primo anno di vita, ossia a marzo 2020, entrerà in gioco anche una particolare opzione di copertura, che farà uscire dal basket di titoli, quello con la performance peggiore, qualora questa sia di entità superiore al 30%. Nella pratica, qualora un titolo dei 5 segni al termine del primo anno una variazione negativa del 25%, ad esempio, si continuerà a percepire regolarmente la cedola fintanto che quel titolo, o qualsiasi altro, rimarrà al di sopra della barriera del 70%. Viceversa, se dopo un anno uno dei titoli sarà in ribasso del 30% e oltre, questo non verrà più considerato per le rilevazioni future e sarà permanentemente eliminato. La medesima osservazione sarà ripetuta a marzo 2021, data in cui quindi un secondo titolo del basket con la performance negativa superiore al 30% dall’emissione, verrà definitivamente eliminato. A quel punto, il certificato proseguirà in quotazione fino alla scadenza naturale di marzo 2022 con soli tre titoli, i migliori. Si comprende quindi come anche nel caso in cui due titoli segnino delle pesanti variazioni negative, queste non impatteranno sul prezzo del certificato come invece accade per le classiche strutture.

Giunti alla scadenza, anche nel caso in cui uno o più titoli siano in ribasso del 30%, si potrà essere certi di rientrare in possesso dei 1000 euro nominali, maggiorati dei 36 coupon mensili dello 0,75% l’uno ( grazie all’effetto memoria che consente di recuperare in qualsiasi momento gli eventuali premi non percepiti in precedenza), per un rendimento complessivo del 27% anche a fronte di una discesa dei titoli del basket. Diversamente, qualora uno dei titoli segni una variazione negativa superiore al 30%, si subirà una perdita analoga a quella che si sarebbe realizzata investendo direttamente in azioni ( tuttavia le cedole già pagate non verranno toccate).

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Esiste infine una possibilità che il certificato termini già dopo un anno la propria vita. Infatti, se il ribasso non si manifesterà sui mercati, a partire da marzo 2020 sarà attiva un’opzione, definita “autocallable”, che consentirà il rimborso automatico del capitale con i premi fino a quel momento previsti, nel caso in cui tutti i titoli siano a un prezzo superiore a quello di emissione.

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