Quest’anno le maggiori compagnie petrolifere hanno riportato profitti e flussi di cassa, riportando la loro redditività ad alti livelli dopo il crollo del prezzo del petrolio del 2014. Le riduzioni dei costi, le ipotesi previsionali dei prezzi molto prudenti nei piani di spesa e gli investimenti selezionati, hanno dato i loro frutti.
Per S&P Global Ratings, in questo momento le Big Oil sono in una buona posizione per continuare a produrre profitti con i prezzi a questi livelli, grazie a portafogli diversificati e importanti.
Le forti oscillazioni dei prezzi che abbiamo visto nei mesi precedenti hanno costretto le maggiori compagnie petrolifere internazionali quotate a non modificare le loro ipotesi di lungo periodo per i loro progetti di investimento, continuando a pianificare in modo conservativo, su ipotesi di prezzi del petrolio tra 50$ e 60$.
Per esempio Brian Gilvary (CFO di BP) durante la pubblicazione dei risultati del 3Q, ha dichiarato che con i prezzi sopra 50$, saranno in surplus di cash flow nel 2020 e 2021. Nel frattempo il livello di break even scenderà a 35-40$ nel 2021. Per quest’anno hanno previsto una media di 55$ al barile. Il “base case” scenario per la gestione dei progetti è 50$.
Total ha dichiarato nella sua presentazione strategica di settembre che il post dividend break even è a 50$ al barile.La Shell punta a far sì che i suoi progetti siano a break even a 40$, ha dichiarato il CFO Jessica Uhl alla presentazione dei risultati del 3Q.
Eni (MI:ENI) ha dimezzato il suo cash neutrality point, il punto in cui è in grado di finanziare investimenti e pagare dividendi, da 114$ al barile nel 2014 a 57$. Alla pubblicazione dei risultati del 3Q, Eni ha confermato la cash neutrality per il 2018 a 55$ per barile di petrolio.
Nel suo Short-Term Energy Outlook di dicembre (STEO), l'EIA ha tagliato le sue previsioni sui prezzi del 2019 per Brent e WTI rispettivamente a 61$ e 54$, entrambi a 11$ in meno rispetto alle previsioni di novembre.
L’EIA si aspetta che il recente calo dei prezzi combinato con i tagli alla produzione dell'OPEC, porteranno domanda e offerta a un livello di equilibrio nel 2019 e manterranno le previsioni dei prezzi vicine ai livelli attuali anche nei prossimi mesi.
Dopo i minimi toccati a fine 2018, i prezzi sono risaliti velocemente verso livelli intermedi che non fanno male a nessuno. L’OPEC è sempre pronto a tagliare la produzione qualora fosse necessario, per cui, nel breve periodo e salvo novità (vedi Venezuela o altro), dovremmo vedere un calo della volatilità con acquisti mirati a sostenere i prezzi nel caso ci avvicinassimo ai 50$.