In quanto uno dei maggiori importatori mondiali di energetici, il Giappone si ritrova in un circolo vizioso. Con il rally dei prezzi dell’energia, servono più yen per pagare le importazioni di energetici. Poi, con la valuta nipponica che si svaluta, ne servono di più per pagare la stessa quantità di importazioni di energetici.
L’economia nipponica combatte la deflazione da oltre due decenni. La deflazione si ha quando i costi di beni e servizi in un’economia scendono. Sebbene ciò possa sembrare positivo ai consumatori, in realtà è finanziariamente insostenibile. Prezzi in calo implicano che le aziende riducono le attività, in quanto non vogliono produrre beni con margini bassi. E ciò si traduce in un calo dell’occupazione e dei compensi.
Tuttavia, dopo aver combattuto la deflazione, il Giappone è ora preso di mira dall’inflazione. Sebbene un modesto aumento dei prezzi possa beneficiare all’economia (l’aumento della redditività delle imprese incoraggia l’espansione, portando ad una creazione di posti di lavoro e ad un aumento dei compensi), dei prezzi che salgono troppo velocemente minerebbero il potere di acquisto dello yen, abbassando le spese dei consumatori e quelle per gli investimenti.
L’inflazione nipponica è schizzata al massimo di 13 anni, pesando sui manifatturieri, già colpiti da carenze di forniture, ed esacerbando il problema dei bassi consumi nazionali.
Vediamo come questo si traduce su offerta e domanda secondo i grafici.
Grafico giornaliero JPY
Il dollaro ha raggiunto l’apice del canale rialzista contro lo yen, aumentando le probabilità di calo, come implicano gli indicatori basati sullo slancio. Il ROC si è fermato al precedente massimo, incapace di tenere il passo con un picco maggiore del prezzo. L’indice RSI ha raggiunto 74,84, la maggiore condizione di overbought da aprile, e si è appiattito.
Sebbene il trading di oggi abbia visto una ripresa dal primo calo in cinque sedute, il prezzo è invariato rispetto alla chiusura di ieri. Inoltre, il pattern di trading ha sviluppato un potenziale hanging man. La ripresa di oggi potrebbe aver alimentato le aspettative dei tori di una continua linea retta al rialzo per il prezzo, ma una chiusura di domani al di sotto del prezzo di apertura di oggi potrebbe causare una short squeeze di panico, preparando la correzione al bottom del canale.
Grafico settimanale JPY
Sul grafico settimanale, scopriamo che il rapporto dollaro-yen è in salita per la sesta settimana di fila, il massimo dal dicembre 2016, quando il Trump Trade aveva preso d’assalto i mercati. Qui vediamo che la DMA su 50 ha incrociato la DMA su 100, dirigendosi verso la DMA su 200, che ha fornito una linea del collo per un fallito apice del testa e spalle, il cui blowout ha offerto il carburante tecnico affinché il cambio schizzasse del 3,5% nell’attuale rally.
Grafico mensile JPY
Il grafico mensile mostra che l’attuale rialzo ha attraversato la linea di trend ribassista macro per la seconda volta dal picco del 1990 (la prima era stata nel 2015). L’azione di prezzo sviluppata da allora ha formato un triangolo simmetrico, il cui vertice è composto dalla linea di trend ribassista da 31 anni, evidenziando la sua importanza come punto di pressione tecnica. Dato che il triangolo è un’interruzione all’interno di un trend rialzista di base dal bottom del 2011, le probabilità sono a favore di un breakout al rialzo.
In sintesi, sebbene a breve termine la coppia USD/JPY abbia spazio per un calo di correzione, il trend a medio-lungo termine è in salita e sta testando il trend ribassista secolare.
Strategie di trading
I trader conservatori dovrebbero aspettare che il cambio scenda al bottom del canale ascendente e dimostri l’integrità del trend con accumulazione.
Anche i trader moderati dovrebbero aspettare il calo, ma per un’entrata vicina al supporto del bottom del canale, se non per ulteriore conferma del rally.
I trader aggressivi potrebbero entrare con una posizione short contraria, ammesso che accettino il maggiore rischio legato ai maggiori ritorni che derivano dal battere gli altri trader. Il rischio più alto richiede un piano di trading ben pianificato. Ecco i punti salienti di un esempio:
Esempio di trading - posizione short aggressiva
- Entrata: 113,60
- Stop-Loss: 113,85
- Rischio: 25 punti
- Obiettivo: 112,60
- Ricompensa: 100 punti
- Rapporto di rischio ricompensa: 1:4