Dall’elezione di Donald Trump, lo yuan cinese è stato oggetto di pesanti vendite in previsione di relazioni commerciali più difficili fra le due maggiori economie mondiali.
Gli USA, infatti, sono il primo partner commerciale della Cina, rappresentano più di 480 miliardi di USD in esportazioni (2015), mentre le importazioni USA di prodotti cinesi ammontano “solo” a 145 miliardi di USD.
Ecco perché il protezionismo crescente durante la presidenza Trump potrebbe danneggiare significativamente l’economia cinese, ancora fortemente dipendente dalle esportazioni. Inutile dire che anche l’imposizione di dazi che penalizzano le importazioni cinesi avrebbe delle implicazioni significative per l’economia a stelle e strisce. Per il momento, si tratta solo di parole e i mercati stanno cercando di capire fino a dove si spingerà Trump e se manterrà davvero le promesse fatte.
Dal 9 novembre, il presidente designato Trump ha ammorbidito alcune delle sue posizioni iniziali, nello specifico quelle riguardanti l’Obamacare (riforma sanitaria) e l’immigrazione.
L’incertezza si aggiunge alle sventure dello yuan, perché essa fa aumentare le vendite, esercitando ulteriori pressioni sulla PBoC, già in difficoltà nel gestire il deflusso di capitali.
Continua la caduta libera dello CNH (MI:CNHI) contro il biglietto verde: stamattina la coppia USD/CNH ha toccato quota 6,9330.
Per il 2017 ci aspettiamo un ulteriore indebolimento dello yuan perché il paese continuerà a dover fare i conti con il calo delle esportazioni e con il deflusso di capitali.
Inoltre, relazioni commerciali più dure con gli USA potrebbero offuscare il quadro generale.