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Crescono i rischi politici per le valute dei mercati emergenti

Pubblicato 10.05.2016, 10:55
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Durante la seduta asiatica, dopo una giornata di contrattazioni instabile sulle borse USA, è tornata a imporsi la propensione al rischio. Il sentiment positivo è stato sostenuto dai commenti equilibrati del presidente della Fed di Chicago Evans, secondo cui l’economia USA è in salute, sebbene abbia sollecitato un approccio paziente per i rialzi del tasso futuri.

I mercati sono saliti sulla scia dei commenti di Dudley (nonostante il suo status alla Fed), secondo cui due rialzi del tasso nel 2016 sono “un’aspettativa ragionevole”. Gli indici azionari asiatici hanno guadagnato sulla scia del Nikkei, che ha fatto registrare un rialzo del 2,00%.

Gli azionisti giapponesi sono stati aiutati dagli avvertimenti verbali contro un’eccessiva volatilità dello JPY. È continuato il rally rialzista dell’USD/JPY, che ha toccato quota 108,89 in avvio di seduta in Asia.

I prezzi delle materie prime sono stabili dopo il calo di ieri dovuto ai dati commerciali cinesi, che hanno mostrato una domanda debole.

I prezzi del greggio Petrolio Greggio sono rimasti intorno ai 42,25 USD, dopo essere calati di quasi il 5% rispetto ai massimi recenti, perché sono rientrati i timori che gli incendi canadesi potessero interrompere le forniture, e il presidente della saudita Aramco Khalid al-Falih e il nuovo ministra saudita per il petrolio hanno confermato il loro impegno a mantenere gli attuali livelli di produzione.

L’Oro è riuscito a rimbalzare dai minimi a 1.261,41 USD. L’USD ha avuto un andamento contrastato nel G10 (nonostante il lieve aumento della curva dei rendimenti), indebolendosi invece diffusamente contro le valute asiatiche, nonostante le poche novità.

Si sentono ancora le ricadute delle vendite recenti di materie prime, che spingono al ribasso le valute legate alle materie prime, NZD e MYR guidano il declino.

Spostandoci su un altro mercato emergente, il real brasiliano (BRL) ha mostrato molta volatilità, calando a un certo punto del 4,5% sull’onda dell’incertezza politica.

Si susseguono le notizie, il Presidente della Camera dei Rappresentanti ha dichiarato di aver cancellato la votazione sulla messa in stato d’accusa della presidente Rousseff, ma poi ha detto che il processo di impeachment proseguirà mercoledì. Anche se si prevede che la presidente Rousseff giovedì si dimetterà, gli operatori faranno bene a restare vigili, sono prevedibili altre impennate della volatilità del BRL.

Nelle Filippine, Rodrigo Duterte, ex-sindaco di Davao City, dovrebbe aver vinto le elezioni presidenziali. Dall’87% dei seggi scrutinati emerge che Duterte è riuscito a imporsi sulle violenze e sui disordini della giornata elettorale, ottenendo il 40% dei voti (il rivale più vicino, Mar Roxas, ha ottenuto il 23%). Martedì, alla riapertura dei mercati azionari, l’indice delle Filippine ha guadagnato lo 0,5%, ciò significa che, nonostante l’impostazione provocatoria di Duterte, i mercati non si preoccupano granché, arretrando rispetto ai premi di rischio scontati in precedenza.

L’IPC cinese di aprile è rimasto stabile al 2,3% a/a per il terzo mese consecutivo. Il dato indica che i prezzi al consumo stanno crescendo a un ritmo discreto, anche se meno dell’obiettivo fissato dal governo. Continua la deflazione dell’IPP, che però è diminuita al -3,4% a/a rispetto al -4,3% del mese precedente, perché sono aumentati i prezzi degli input. Prevediamo che, entro la fine dell’anno, la pressione sull’inflazione scenderà sotto il 2%, il che permetterà alla PBoC di estendere le politiche accomodanti.

Durante la seduta europea gli operatori monitoreranno la produzione industriale in Germania, Francia, Norvegia e Italia, e la bilancia commerciale nel Regno Unito. Negli USA, gli operatori esamineranno le scorte dei grossisti e le posizioni aperte JOLTS.

A margine, i legislatori dell’Eurozona hanno aumentato gli sforzi per sbloccare gli aiuti per la Grecia, tentando di convincere l’FMI a sostenere il piano di rimborso. L’obiettivo è far in modo che l’FMI approvi misure di austerità più severe se la Grecia non rispetterà le previsioni di bilancio.

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