E' stato un anno complicato finora per la Reserve Bank of Australia. La banca centrale deve affrontare debole inflazione, domanda in calo dalla Cina, e una valuta in continuo rafforzamento a causa della ricerca di rendimenti da parte degli investitori in un contesto di politiche monetarie accomodanti a livello globale.
Nonostante i due tagli dei tassi in quattro mesi (Maggio e Agosto), il dollaro australiano resta sotto pressione in quanto "easing" è ormai la parola d'ordine per tutte le banche centrali principali. A Maggio, il primo taglio dei tassi aveva avuto l'effetto desiderato, con chiusura di molte posizioni in acquisto sull'Aussie. A quel tempo i mercati temevano ancora l'azione della banca centrale. Successivamente però gli investitori hanno avuto tempo di valutare l'effettiva capacità delle banche centrali di guidare l'andamento delle proprie valute. Il fallimento della BoJ nell'indebolire lo yen ha aperto la porta a molti interrogativi riguardo le politiche monetarie ultra-accomodanti attualmente in essere. Di conseguenza, l'effetto della riduzione dei tassi di Agosto è durato ben poco e AUD/USD è tornato al punto di partenza in meno di una settimana.
E' ormai evidente che le banche centrali stanno perdendo credibilità nel tentativo di influenzare il mercato valutario. Allo stesso modo, aspettative di rialzi dei tassi hanno il medesimo effetto, soprattutto se l'inflazione è sotto controllo. Un ribasso dell'Aussie è possibile, ma solo se le aspettative di un intervento al rialzo sui tassi da parte della Fed divenissero concretamente elevate.