Di Alessandro Albano
Investing.com - L'inverno sta arrivando in Europa, e potrebbe essere più freddo di quanto previsto. I prezzi del gas naturale e dell'energia hanno raggiunto nuovi record, traducendosi in pesanti rincari per i contribuenti europei e costringendo diversi siti produttivi in Regno Unito e Nord Europa alla chiusura.
I futures sul gas naturale per la consegna ad ottobre sono in calo dell'1,9% giovedì a $5,39 per metro cubo ma restano su livelli mai visti, con massimi storici osservati nei giorni scorsi in area $5,62, e con un rialzo da gennaio di circa il 170%.
Con una domanda che continua ad aumentare e una supply chain che presenta molte falle, la crisi energetica che sta colpendo l'UE potrebbe esporre il rischio blackout diffusi, aggravando le pressioni inflazionistiche e aumentando i costi già elevati che le aziende stanno già sostenendo per le materie prime.
Solo in Italia, come mostrato dagli ultimi dati Istat, l'indice dei prezzi al consumo è aumentato ad un tasso annuo del 2% ad agosto (massimi da 2013) con prezzi dei beni energetici rimbalzati a +19,8%, e componente regolamentata balzata al +34,4%.
“Dopo i livelli altissimi visti nei mesi scorsi, i prezzi del gas naturale in Europa sono tornati a segnare nuovi record nelle ultime sessioni, spinti soprattutto dai timori per una crisi di approvigionamento in vista dell’inverno e dalle restrizioni che hanno interessato i flussi offshore dalla Norvegia e che hanno, di fatto, rallentanto le iniezioni nelle già bassissime riserve di gas accumulate quest’anno", ha affermato ad Investing.com Andrea Battaglia, energy market reporter di ICIS, società leader nel settore delle informazioni su prezzi energetici.
Il mercato ha prezzato "fortemente il rischio di ulteriori ritardi nell’attivazione del nuovo gasdotto russo Nord Stream 2", la cui costruzione è stata ufficialmente completata il 10 settembre, ma che ora "dovrà attendere le dovute certificazioni da parte delle autorità tedesche ed europee, con i primi flussi che potrebbero arrivare in Germania tra non prima di otto mesi”.
“Il pericolo, secondo molti trader che operano nel mercato del gas", ha spiegato l'esperto da Londra, "è quello di giungere al primo trimestre dell’anno (notoriamente il piú freddo) con insufficienti riserve negli stoccaggi sotterranei e una ridotta capacità di manovra vista la carenza di gas russo e di importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) via nave, quest’ultime in forte competizione con il mercato asiatico".
"In caso di una stagione invernale particolarmente rigida, ci si troverebbe di fronte ad uno scenario da incubo. Per questo il mercato non sembra intravedere ancora la possibilità di correzioni ribassiste”.
Tuttavia, rispetto al resto del continente, l’Italia potrebbe essere "parzialmente agevolata" grazie alle "rigide norme sullo stoccaggio che nel nostro paese hanno aiutato a mantenere i livelli di gas in stock al di sopra della media europea", ha sottolineato l'analista di ICIS.
Inoltre, un importante aiuto potrebbe arrivare dalle importazioni di gas dall’Azerbaijan tramite il gasdotto TAP e dai flussi provenienti da Algeria e Libia. "Questi fattori potrebbero portare i prezzi del Punto di Scambio Virtuale (PSV) al di sotto di altri mercati nel nord Europa, aumentando le probabilita di vedere alcune – seppur limitate - esportazioni di gas dal nostro Paese durante l’inverno, anche se difficilmente metteranno un freno alla bull run a cui stiamo assistendo in questi giorni”, ha chiosato Battaglia.