Investing.com – I futures del petrolio greggio sono in calo oggi, le preoccupazioni per le previsioni economiche globali pesano più dei timori su un’interruzione delle forniture iraniane.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad aprile sono stati scambiati a 106,08 dollari al barile, in calo dello 0,53%.
Precedentemente il prezzo era sceso dello 0,65%, al minimo giornaliero di 106,03 dollari al barile.
Hanno pesato inoltre i timori per un rallentamento delle crescita economica cinese, ed il conseguente impatto sulla domanda asiatica.
Il Premier Cinese Wen Jiabao, nel suo discorso al National People’s Congress di Pechino, ha affermato che il governo avrà come target un espansione del 7,5% quest’anno, con un target di inflazione del 4%. The govern aveva avuto un obiettivo dell’8% dal 2005 al 2011.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio, e gli indici manifatturieri sono un indicatore della futura domanda.
Un ulteriore rallentamento della seconda economia mondiale, risulterebbe in un aggravarsi della situazione della crescita mondiale, già altalenante per via della crisi del debito europeo.
Intanto gli investitori attendono la scadenza dell’8 marzo per i titolari dei bond di aderire all’accordo secondo il quale scambieranno gli attuali titoli di stato greci con un accordo swap.
C’è incertezza sulla partecipazione alle swap. Si prevede che almeno il 66% dei creditori privati aderirà all’accordo.
Un fallimento dell’accordo rigetterebbe il paese in un caotico default del debito sovrano.
Intanto i prezzi trovano il supporto dalle tensioni geopolitiche tra Iran e potenze occidentali.
Ieri il Presidente Americano Barack Obama ha affermato che non esiterà ad attaccare l’Iran per impedire al paese di entrare i possesso di bombe atomiche. La dichiarazione precede l’incontro che si terrà oggi a Washington con Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu.
I due paesi hanno precedentemente dichiarato che si sta facendo il possibile per impedire alla Repubblica Islamica di acquisire armi nucleari.
Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
L’Iran produce 3,5 milioni di barili al giorno, ed è il secondo produttore dell’OPEC, dopo l’Arabia Saudita.
Intanto l’operatore petrolifero Enbridge ha dichiarato che un oleodotto del Midwest sarà chiuso per diversi giorni a causa di una falla e di un incendio causati da un incidente automobilistico.
L’oleodotto è stato chiuso poche ore dopo l’incidente avvenuto sabato mattina, e resterà chiuso fino a giovedì, ha affermato un portavoce della Enbridge. L’oleodotto in questione trasporta normalmente 317.000 barili di petrolio al giorno.
Il Gruppo HSBC Holdings ha dichiarato oggi in un report che, “Il petrolio è la nuova Grecia.”
Gli investitori “hanno trovato velocemente una nuova fonte di preoccupazione grazie alla recente impennata dei prezzi. Se il trend persiste, la fragile ripresa economica dei paesi avanzati deraglierà e l’inflazioen potrà tornare ai mercati emergenti”, ha dichiarato la banca in un report.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna ad aprile sono stati scambiati a 123,43 dollari al barile, in calo dello 0,17%, 17,35 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad aprile sono stati scambiati a 106,08 dollari al barile, in calo dello 0,53%.
Precedentemente il prezzo era sceso dello 0,65%, al minimo giornaliero di 106,03 dollari al barile.
Hanno pesato inoltre i timori per un rallentamento delle crescita economica cinese, ed il conseguente impatto sulla domanda asiatica.
Il Premier Cinese Wen Jiabao, nel suo discorso al National People’s Congress di Pechino, ha affermato che il governo avrà come target un espansione del 7,5% quest’anno, con un target di inflazione del 4%. The govern aveva avuto un obiettivo dell’8% dal 2005 al 2011.
La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio, e gli indici manifatturieri sono un indicatore della futura domanda.
Un ulteriore rallentamento della seconda economia mondiale, risulterebbe in un aggravarsi della situazione della crescita mondiale, già altalenante per via della crisi del debito europeo.
Intanto gli investitori attendono la scadenza dell’8 marzo per i titolari dei bond di aderire all’accordo secondo il quale scambieranno gli attuali titoli di stato greci con un accordo swap.
C’è incertezza sulla partecipazione alle swap. Si prevede che almeno il 66% dei creditori privati aderirà all’accordo.
Un fallimento dell’accordo rigetterebbe il paese in un caotico default del debito sovrano.
Intanto i prezzi trovano il supporto dalle tensioni geopolitiche tra Iran e potenze occidentali.
Ieri il Presidente Americano Barack Obama ha affermato che non esiterà ad attaccare l’Iran per impedire al paese di entrare i possesso di bombe atomiche. La dichiarazione precede l’incontro che si terrà oggi a Washington con Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu.
I due paesi hanno precedentemente dichiarato che si sta facendo il possibile per impedire alla Repubblica Islamica di acquisire armi nucleari.
Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
L’Iran produce 3,5 milioni di barili al giorno, ed è il secondo produttore dell’OPEC, dopo l’Arabia Saudita.
Intanto l’operatore petrolifero Enbridge ha dichiarato che un oleodotto del Midwest sarà chiuso per diversi giorni a causa di una falla e di un incendio causati da un incidente automobilistico.
L’oleodotto è stato chiuso poche ore dopo l’incidente avvenuto sabato mattina, e resterà chiuso fino a giovedì, ha affermato un portavoce della Enbridge. L’oleodotto in questione trasporta normalmente 317.000 barili di petrolio al giorno.
Il Gruppo HSBC Holdings ha dichiarato oggi in un report che, “Il petrolio è la nuova Grecia.”
Gli investitori “hanno trovato velocemente una nuova fonte di preoccupazione grazie alla recente impennata dei prezzi. Se il trend persiste, la fragile ripresa economica dei paesi avanzati deraglierà e l’inflazioen potrà tornare ai mercati emergenti”, ha dichiarato la banca in un report.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna ad aprile sono stati scambiati a 123,43 dollari al barile, in calo dello 0,17%, 17,35 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.