Investing.com - I futures del greggio crollano ai livelli registrati durante il picco della crisi finanziaria del 2009, a causa dei crolli sui mercati azionari cinesi che hanno pesato sulla fiducia degli investitori.
L’indice Shanghai Composite è crollato di quasi il 9% questa mattina, il calo giornaliero maggiore dal febbraio del 2007, dopo la decisione di Pechino di non adottare nuove misure di stimolo nel corso del weekend a supporto dei titoli dopo il crollo dell’11% segnato la scorsa settimana.
I titoli azionari cinesi sono andati sotto forte pressione alla vendita nelle ultime settimane tra i timori che l’economia cinese possa continuare ad indebolirsi e che Pechino possa decidere di deprezzare ulteriormente lo yuan.
Gli investitori temono che il crollo dei titoli azionari possa allargarsi ad altri settori economici e che possa causare una riduzione della richiesta di greggio da parte della nazione asiatica.
Sui mercati finanziari il Tedesco DAX perde quasi il 5%, mentre per il Dow e l’S&P 500 si prevedono forti perdite all’apertura, poiché i timori per un indebolimento economico globale causato dalla Cina pesano sul sentimento causando apprensione tra i traders.
I crolli sui mercati finanziari sono seguiti alla decisione della Cina di svalutare lo yuan l’11 agosto, decisione che ha scatenato un selloff dei titoli azionari, delle materie prime e degli investimenti dei mercati emergenti.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna ad ottobre ha toccato il minimo intraday di 43,29 dollari al barile, il minimo dal marzo del 2009, per poi attestarsi a 43,74 dollari negli scambi della mattinata statunitense, con un crollo di 1,72 dollari, o del 3,78%.
La scorsa settimana il greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato di 3,30 dollari, o del 7,58%, l’ottavo calo settimanale consecutivo, per via dei timori per l’eccesso delle scorte globali.
La produzione globale di greggio supera ancora di gran lunga la domanda a causa dell’impennata del petrolio di scisto negli Stati Uniti ed in seguito alla decisione dello scorso anno dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non tagliare la produzione.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna ad ottobre crolla di 1,58 dollari, o del 3,89%, a 38,88 dollari al barile, dopo essere crollato al minimo della seduta di 38,61 dollari, il minimo dal febbraio del 2009.
I futures del greggio scambiati sulla borsa di New York sono crollati di 2,39 dollari, o del 6,17%, il decimo calo settimanale consecutivo, la scorsa settimana, tra i segnali che l’attività di trivellazione negli USA potrebbe vedere una ripresa nei prossimi mesi e contribuire all’eccesso di scorte.
Secondo quanto dichiarato venerdì dall’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes (NYSE:BHI), il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è aumentato di due unità la scorsa settimana, a 674, il quinto aumento settimanale consecutivo. Il numero degli impianti è sceso per 29 settimane consecutive prima di segnare un aumento nelle ultime settimane.