Investing.com – I futures del petrolio greggio sono saliti stamane, staccandosi dal massimo di nove mesi in seguito al rilascio dei dati sulla zona manifatturiera della zona euro. Tuttavia le crescenti tensioni tra Iran e occidente continuano a supportare i prezzi.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad aprile sono stati scambiati a 105,85 dollari al barile, con un calo dello 0,38%.
Ieri, martedì i prezzi erano saliti a 106,46 dollari al barile, il massimo dal maggio dello scorso anno.
I prezzi del greggio sono andati sotto pressione dopo che i dati hanno mostrato che in Germania, l’indice preliminare dei direttori degli acquisti è sceso di 0,9 punti, a un destagionalizzato 50,1 a febbraio, contro una lettura di 50,1 a gennaio.
Un report separato ha mostrato che l’attività manifatturiera nella zona euro è rimasta in territorio negativo per il settimo mese consecutivo a febbraio.
In Cina, l’indice preliminare PMI della HSBC, che aveva mostrato un certo miglioramento a gennaio, è rimasto in territorio negativo per il quarto mese consecutivo.
La zona euro ha rappresentato circa il 16% dei consumi mondiali di greggio nel 2010, secondo i dati BP, mentre la Cina è il secondo consumatore mondiale.
Gli indici manifatturieri sono dunque utilizzati come indicatori della crescita della domanda di greggio.
Intanto i mercati restano cauti, nell’incertezza sulla capacità della Grecia di rispettare gli obblighi presi,per il salvataggio approvato ieri di 130 miliardi di euro.
Intanto i prezzi hanno il supporto dall’esacerbarsi delle tensioni tra Iran e Occidente. L’agenzia internazionale per l’energia nucleare iraniana ha dichiarato che l’Iran ha negato l’accesso alla base militare di Parchin, nel corso dei 2 giorni di incontri terminati martedì.
Tehran ha dichiarato di aver interrotto le esportazioni di greggio alle compagnie britanniche e francesi, ed il vertice della compagnia petrolifera statale iraniana ha affermato che se le nazioni UE continueranno le “ostilità” le esportazioni saranno interrotte anche a loro.
I traders tengono d’occhio le crescenti tensioni tra Iran e Israele. Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
L’Iran è il terzo esportatore mondiale di petrolio, dopo l’ Arabia Saudita e la Russia. La minaccia di un’interruzione delle forniture del paese ha dato il supporto ai prezzi nelle ultime settimane.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna ad aprile sono stati scambiati a 121,16 dollari al barile, in calo dello 0,4%, 15,31 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.
Nel corso della mattinata europea, sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad aprile sono stati scambiati a 105,85 dollari al barile, con un calo dello 0,38%.
Ieri, martedì i prezzi erano saliti a 106,46 dollari al barile, il massimo dal maggio dello scorso anno.
I prezzi del greggio sono andati sotto pressione dopo che i dati hanno mostrato che in Germania, l’indice preliminare dei direttori degli acquisti è sceso di 0,9 punti, a un destagionalizzato 50,1 a febbraio, contro una lettura di 50,1 a gennaio.
Un report separato ha mostrato che l’attività manifatturiera nella zona euro è rimasta in territorio negativo per il settimo mese consecutivo a febbraio.
In Cina, l’indice preliminare PMI della HSBC, che aveva mostrato un certo miglioramento a gennaio, è rimasto in territorio negativo per il quarto mese consecutivo.
La zona euro ha rappresentato circa il 16% dei consumi mondiali di greggio nel 2010, secondo i dati BP, mentre la Cina è il secondo consumatore mondiale.
Gli indici manifatturieri sono dunque utilizzati come indicatori della crescita della domanda di greggio.
Intanto i mercati restano cauti, nell’incertezza sulla capacità della Grecia di rispettare gli obblighi presi,per il salvataggio approvato ieri di 130 miliardi di euro.
Intanto i prezzi hanno il supporto dall’esacerbarsi delle tensioni tra Iran e Occidente. L’agenzia internazionale per l’energia nucleare iraniana ha dichiarato che l’Iran ha negato l’accesso alla base militare di Parchin, nel corso dei 2 giorni di incontri terminati martedì.
Tehran ha dichiarato di aver interrotto le esportazioni di greggio alle compagnie britanniche e francesi, ed il vertice della compagnia petrolifera statale iraniana ha affermato che se le nazioni UE continueranno le “ostilità” le esportazioni saranno interrotte anche a loro.
I traders tengono d’occhio le crescenti tensioni tra Iran e Israele. Si teme che l’escalation delle ostilità tra i due paesi possa sfociare in un conflitto che manderebbe i prezzi del petrolio alle stelle.
L’Iran è il terzo esportatore mondiale di petrolio, dopo l’ Arabia Saudita e la Russia. La minaccia di un’interruzione delle forniture del paese ha dato il supporto ai prezzi nelle ultime settimane.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna ad aprile sono stati scambiati a 121,16 dollari al barile, in calo dello 0,4%, 15,31 dollari al barile in più rispetto alla controparte statunitense.