Investing.com - I futures del petrolio greggio hanno perso più di 2 punti percentuali lunedì, nei timori che la Spagna debba necessitare di un salvataggio internazionale completo.
I timori per un rallentamento economico in Cina e per la ripresa USA hanno contribuito a pesare sulle materie prime.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a settembre sono stati scambiati a 89,60 dollari al barile, durante la mattinata europea, con un crollo del 2,4%.
Stamane i prezzi avevano segnato un calo del 2,5% a 89,52 dollari al barile, il minimo della sessione.
I timori che la Spagna dovrà ricevere un salvataggio sono scoppiati venerdì, dopo che la regione di Valencia ha richiesto un aiuto finanziario allo stato centrale. Nel week end è giunta la notizia che un’altra regione, Murcia, ha richiesto un aiuto finanziario al governo.
I media spagnoli riportano che altre delle 17 regioni semi autonome spagnole potrebbero seguire, comprese le due regioni più grandi, Catalogna e Andalusia.
È alle stelle il rendimento dei titoli spagnoli, con il rendimento dei titoli a 10 anni al 7,53%, al di sopra della soglia critica del 7% considerata insostenibile nel lungo termine.
Intanto riemergono i timori per un’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro, poiché Atene ha richiesto più tempo per raggiungere gli obiettivi del salvataggio internazionale, in vista di un meeting con la Troika previsto per martedì.
I media tedeschi hanno diffusa la notizia che il FMI potrebbe tagliare gli aiuti alla Grecia, rendendo più concreta al possibilità di un fallimento a settembre.
I traders dell’oro seguono ciò che accade nella crisi del debito della zona euro, nei timori che la crisi del debito dell’area possa portare un ulteriore rallentamento che curverebbe la richiesta di petrolio.
La notizia ha spinto gli investitori ad evitare i beni più rischiosi,come titoli e materie prime, e buttarsi sulle tradizionali valute rifugio quali dollaro e titoli USA.
L’euro è crollato al livello più basso dal giugno 2010 contro il dollaro, mentre l’indice del dollaro, che mostra la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,35% a 83,91, il minimo dal luglio 2010.
I prezzi del petrolio solitamente scendono poiché le materie prime espresse in dollari diventano più costose per i titolari di altre valute quando il biglietto verde si rafforza.
Intanto, sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a settembre sono scesi del 2,1%, a 104,61 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 15,01 dollari al barile.
I timori per un rallentamento economico in Cina e per la ripresa USA hanno contribuito a pesare sulle materie prime.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a settembre sono stati scambiati a 89,60 dollari al barile, durante la mattinata europea, con un crollo del 2,4%.
Stamane i prezzi avevano segnato un calo del 2,5% a 89,52 dollari al barile, il minimo della sessione.
I timori che la Spagna dovrà ricevere un salvataggio sono scoppiati venerdì, dopo che la regione di Valencia ha richiesto un aiuto finanziario allo stato centrale. Nel week end è giunta la notizia che un’altra regione, Murcia, ha richiesto un aiuto finanziario al governo.
I media spagnoli riportano che altre delle 17 regioni semi autonome spagnole potrebbero seguire, comprese le due regioni più grandi, Catalogna e Andalusia.
È alle stelle il rendimento dei titoli spagnoli, con il rendimento dei titoli a 10 anni al 7,53%, al di sopra della soglia critica del 7% considerata insostenibile nel lungo termine.
Intanto riemergono i timori per un’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro, poiché Atene ha richiesto più tempo per raggiungere gli obiettivi del salvataggio internazionale, in vista di un meeting con la Troika previsto per martedì.
I media tedeschi hanno diffusa la notizia che il FMI potrebbe tagliare gli aiuti alla Grecia, rendendo più concreta al possibilità di un fallimento a settembre.
I traders dell’oro seguono ciò che accade nella crisi del debito della zona euro, nei timori che la crisi del debito dell’area possa portare un ulteriore rallentamento che curverebbe la richiesta di petrolio.
La notizia ha spinto gli investitori ad evitare i beni più rischiosi,come titoli e materie prime, e buttarsi sulle tradizionali valute rifugio quali dollaro e titoli USA.
L’euro è crollato al livello più basso dal giugno 2010 contro il dollaro, mentre l’indice del dollaro, che mostra la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,35% a 83,91, il minimo dal luglio 2010.
I prezzi del petrolio solitamente scendono poiché le materie prime espresse in dollari diventano più costose per i titolari di altre valute quando il biglietto verde si rafforza.
Intanto, sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a settembre sono scesi del 2,1%, a 104,61 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 15,01 dollari al barile.