Investing.com – I futures del petrolio greggio sono in calo nella mattinata di questo giovedì, gli operatori restano concentrati sugli sviluppi che riguardano la situazione in Siria.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad ottobre sono stati scambiati a 107,40 dollari al barile nella mattinata europea, in calo dello 0,15%. Il contratto di ottobre è salito ieri dello 0,15% a 107,56 dollari al barile.
I futures del greggio sulla borsa di New York sono rimasti nel range tra il minimo giornaliero di 107,31 dollari al barile ed il massimo della seduta di 107,93 dollari al barile.
Supporto a 105,86 dollari al barile, il minimo dal 2 settembre e resistenza a 110,44 dollari al barile, massimo del 9 settembre.
I prezzi del petrolio sono scesi poiché è scesa la minaccia di un intervento militare USA in Siria, e di conseguenza sono scesi i timori di un’interruzione delle forniture dal Medio oriente.
Il Presidente Barack Obama ha accettato di valutare un piano proposto dalla Russia che prevede il controllo internazionale delle armi chimiche siriane al fine di evitare un attacco militare USA.
Il Segretario di Stato Statunitense, John Kerry, ed il Ministro degli Esteri Russo, Sergei Lavrov, si incontreranno nel corso della giornata a Ginevra per discutere la risoluzione diplomatica di Mosca per la Siria.
Il 28 agosto il petrolio ha toccato il massimo di 27 mesi di 112,22 dollari al barile, un’impennata dovuta alla speculazione su un imminente azione militare degli USA contro il governo di Bashar al-Assad.
Sebbene la Siria non sia uno dei principali produttori di petrolio, gli investitori temono che la guerra civile possa estendersi e condizionare le forniture di greggio dei paesi limitrofi.
I paesi del Medio Oriente e del Nord Africa hanno prodotto il 36% della produzione mondiale ed hanno detenuto il 52% delle riserve accertate nel 2012.
Gli operatori dei mercati attendono i dati settimanali sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione nel corso della seduta, per avere delle indicazioni sulla forza della ripresa economica.
I dati statunitensi sono stati seguiti con attenzione dai traders del petrolio, in quanto mostrano se si rafforzano o si indeboliscono lo probabilità che la Fed riduca gli acquisti.
La banca centrale si riunirà il 17 e 18 settembre per rivedere le condizioni economiche e valutare la politica.
Il programma di stimolo della Fed è considerato da molti investitori come un motore dell’aumento dei prezzi delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono saliti dello 0,15% a 110,37 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 2,97 dollari al barile.
Lo spread tra i due contratti si è ristretto dopo i dati che hanno mostrato che le scorte di Cushing, in Oklahoma - il punto di consegna per i futures Nymex- hanno segnato il maggiore calo dal febbraio 2012 la scorsa settimana.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna ad ottobre sono stati scambiati a 107,40 dollari al barile nella mattinata europea, in calo dello 0,15%. Il contratto di ottobre è salito ieri dello 0,15% a 107,56 dollari al barile.
I futures del greggio sulla borsa di New York sono rimasti nel range tra il minimo giornaliero di 107,31 dollari al barile ed il massimo della seduta di 107,93 dollari al barile.
Supporto a 105,86 dollari al barile, il minimo dal 2 settembre e resistenza a 110,44 dollari al barile, massimo del 9 settembre.
I prezzi del petrolio sono scesi poiché è scesa la minaccia di un intervento militare USA in Siria, e di conseguenza sono scesi i timori di un’interruzione delle forniture dal Medio oriente.
Il Presidente Barack Obama ha accettato di valutare un piano proposto dalla Russia che prevede il controllo internazionale delle armi chimiche siriane al fine di evitare un attacco militare USA.
Il Segretario di Stato Statunitense, John Kerry, ed il Ministro degli Esteri Russo, Sergei Lavrov, si incontreranno nel corso della giornata a Ginevra per discutere la risoluzione diplomatica di Mosca per la Siria.
Il 28 agosto il petrolio ha toccato il massimo di 27 mesi di 112,22 dollari al barile, un’impennata dovuta alla speculazione su un imminente azione militare degli USA contro il governo di Bashar al-Assad.
Sebbene la Siria non sia uno dei principali produttori di petrolio, gli investitori temono che la guerra civile possa estendersi e condizionare le forniture di greggio dei paesi limitrofi.
I paesi del Medio Oriente e del Nord Africa hanno prodotto il 36% della produzione mondiale ed hanno detenuto il 52% delle riserve accertate nel 2012.
Gli operatori dei mercati attendono i dati settimanali sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione nel corso della seduta, per avere delle indicazioni sulla forza della ripresa economica.
I dati statunitensi sono stati seguiti con attenzione dai traders del petrolio, in quanto mostrano se si rafforzano o si indeboliscono lo probabilità che la Fed riduca gli acquisti.
La banca centrale si riunirà il 17 e 18 settembre per rivedere le condizioni economiche e valutare la politica.
Il programma di stimolo della Fed è considerato da molti investitori come un motore dell’aumento dei prezzi delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono saliti dello 0,15% a 110,37 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 2,97 dollari al barile.
Lo spread tra i due contratti si è ristretto dopo i dati che hanno mostrato che le scorte di Cushing, in Oklahoma - il punto di consegna per i futures Nymex- hanno segnato il maggiore calo dal febbraio 2012 la scorsa settimana.