Investing.com – I futures del petrolio sono in salita questo mercoledì, con gli operatori dei mercati che attendono il rilascio dei dati USA per valutare la forza della domanda del principale consumatore di greggio.
I guadagni sono stati limitati dall’incertezza per la politica della Federal Reserve, nonché dal calo delle interruzioni dal Medio Oriente, che hanno limitato i guadagni.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 103,65 dollari al barile nella mattinata europea, in salita dello 0,05%.
I futures del greggio sono rimasti nel range tra 103,23 dollari al barile, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 103,73 dollari al barile.
Il contratto di novembre è sceso dello 0,45% a 103,13 dollari al barile questo martedì, dopo essere scesi al minimo della seduta dell’8 agosto.
Supporto a 102,28 dollari al barile, il minimo dell’8 agosto e resistenza a 106,11 dollari al barile, massimo del 20 settembre.
I traders del petrolio attendono i dati dal governo USA sulle scorte di greggio nel corso della giornata, per valutare la forza della domanda del principale consumatore mondiale di greggio.
Il report dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono scese di 1,1 milioni barili la scorsa settimana, mentre le scorte di benzina dovrebbero essere salite di 0,15 milioni di barili.
Dopo la chiusura di martedì, l’American Petroleum Institute ha pubblicato il suo rapporto sulle scorte che mostra un calo di 540,000 mila barili la scorsa settimana, deludendo le aspettative di un calo di 1,5 milioni barili.
L’API ha dichiarato che le scorte di benzina sono scese di 341.000 mila barili.
Ieri i prezzi sono scesi al minimo di otto settimane, continuano a scendere i timori di interruzioni dal Medio Oriente.
Il 28 agosto il petrolio ha toccato il massimo di 27 mesi di 112,22 dollari al barile, un’impennata dovuta alla speculazione su un imminente azione militare degli USA contro il governo siriano per via dell’utilizzo di armi chimiche contro i civili.
I prezzi sono scesi dell’8% dopo che USA e Russia hanno trovato una soluzione diplomatica su come gestire le armi chimiche siriano lo scorso 14 settembre.
Sebbene la Siria non sia uno dei principali produttori di petrolio, gli investitori temono che la guerra civile possa estendersi e condizionare le forniture di greggio dei paesi limitrofi.
La notizia che la produzione libica è aumentata dopo che i ribelli hanno riaperto degli impianti, ha aumentato la pressione alla vendita, così come la notizia che la produzione di petrolio in Iraq si sta riprendendo.
I Paesi del Medio Oriente hanno rappresentato il 35% della produzione globale nel 2012.
Intanto, l’incertezza sul futuro della Federal Reserve continua a pesare.
Il programma di stimolo della Federal Reserve è considerato da molti investitori come un motore del prezzo delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono scesi dello 0,5% a 109,18 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 5,53dollari al barile.
I guadagni sono stati limitati dall’incertezza per la politica della Federal Reserve, nonché dal calo delle interruzioni dal Medio Oriente, che hanno limitato i guadagni.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a novembre sono stati scambiati a 103,65 dollari al barile nella mattinata europea, in salita dello 0,05%.
I futures del greggio sono rimasti nel range tra 103,23 dollari al barile, il minimo giornaliero ed il massimo della seduta di 103,73 dollari al barile.
Il contratto di novembre è sceso dello 0,45% a 103,13 dollari al barile questo martedì, dopo essere scesi al minimo della seduta dell’8 agosto.
Supporto a 102,28 dollari al barile, il minimo dell’8 agosto e resistenza a 106,11 dollari al barile, massimo del 20 settembre.
I traders del petrolio attendono i dati dal governo USA sulle scorte di greggio nel corso della giornata, per valutare la forza della domanda del principale consumatore mondiale di greggio.
Il report dovrebbe mostrare che le scorte di greggio sono scese di 1,1 milioni barili la scorsa settimana, mentre le scorte di benzina dovrebbero essere salite di 0,15 milioni di barili.
Dopo la chiusura di martedì, l’American Petroleum Institute ha pubblicato il suo rapporto sulle scorte che mostra un calo di 540,000 mila barili la scorsa settimana, deludendo le aspettative di un calo di 1,5 milioni barili.
L’API ha dichiarato che le scorte di benzina sono scese di 341.000 mila barili.
Ieri i prezzi sono scesi al minimo di otto settimane, continuano a scendere i timori di interruzioni dal Medio Oriente.
Il 28 agosto il petrolio ha toccato il massimo di 27 mesi di 112,22 dollari al barile, un’impennata dovuta alla speculazione su un imminente azione militare degli USA contro il governo siriano per via dell’utilizzo di armi chimiche contro i civili.
I prezzi sono scesi dell’8% dopo che USA e Russia hanno trovato una soluzione diplomatica su come gestire le armi chimiche siriano lo scorso 14 settembre.
Sebbene la Siria non sia uno dei principali produttori di petrolio, gli investitori temono che la guerra civile possa estendersi e condizionare le forniture di greggio dei paesi limitrofi.
La notizia che la produzione libica è aumentata dopo che i ribelli hanno riaperto degli impianti, ha aumentato la pressione alla vendita, così come la notizia che la produzione di petrolio in Iraq si sta riprendendo.
I Paesi del Medio Oriente hanno rappresentato il 35% della produzione globale nel 2012.
Intanto, l’incertezza sul futuro della Federal Reserve continua a pesare.
Il programma di stimolo della Federal Reserve è considerato da molti investitori come un motore del prezzo delle materie prime, poiché tende a pesare sul valore del dollaro.
I futures Brent sull’ICE Futures Exchange con consegna ad ottobre sono scesi dello 0,5% a 109,18 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 5,53dollari al barile.