LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono stabili, mentre la prosecuzione di una politica monetaria accomodante da parte della Cina è controbilanciata dai timori che l'inflazione elevata e i costi dell'energia possano trascinare l'economia globale in recessione.
Intorno alle 12,00 i futures sul Brent sono in rialzo di 52 centesimi, o dello 0,57%, a 92,13 dollari al barile, recuperando il calo del 6,4% della scorsa settimana. Il greggio statunitense West Texas Intermediate è a 86,05 dollari al barile, in aumento 46 centesimi, o dello 0,54%, dopo il calo del 7,6% della scorsa settimana.
La banca centrale cinese ha rinnovato i prestiti a medio termine in scadenza oggi, mantenendo invariato il tasso di interesse per il secondo mese, segno che continuerà a mantenere una politica monetaria allentata.
Pechino aumenterà notevolmente la capacità di approvvigionamento energetico nazionale e intensificherà i controlli sui rischi per le commodity, tra cui carbone, petrolio, gas ed elettricità, ha detto un alto funzionario del National Energy Administration.
La Cina aumenterà ulteriormente le capacità di riserva per le principali materie prime, ha comunicato un altro funzionario statale durante una conferenza stampa a Pechino.
Il petrolio è stato sostenuto da un insieme di fattori, tra cui i commenti del presidente cinese Xi Jinping al Congresso del Partito che ha fornito rassicurazioni in merito alle politiche accomodanti per l'economia; un segnale positivo per le prospettive della domanda, ha detto Tina Teng, analista di Cmc Markets.
Nel frattempo, il dollaro forte e ulteriori aumenti dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve limitano gli aumenti dei prezzi.
L'inflazione negli Stati Uniti rimane persistente e il suo aumento nei Paesi dell'Unione europea dovrebbe indebolirsi a mezzo punto percentuale, ha detto Gita Gopinath, funzionaria senior del Fondo monetario internazionale.
L'offerta di petrolio è destinata a rimanere limitata dopo che il 5 ottobre l'Opec e i suoi alleati, come la Russia, si sono impegnati a tagliare la produzione di 2 milioni di barili al giorno, mentre le discussioni tra l'Arabia Saudita, leader de facto dell'Opec, e gli Stati Uniti potrebbe far presagire una maggiore volatilità.
(Tradotto da Chiara Bontacchio, editing Stefano Bernabei)