LONDRA (Reuters) - I prezzi del petrolio sono rimasti vicini alla parità, sullo scetticismo degli investitori per le prospettive economiche della Cina e per la domanda del primo importatore mondiale di greggio, che limita l'impatto dei tagli all'offerta.
Alle 10,45 il Brent perde lo 0,30% a 84,22 dollari a barile, mentre il Wti front-month perde 0,02% a 80,70 dollari al barile su un volume di scambi molto limitato.
La Cina, la seconda economia globale, è considerata chiave per sostenere la domanda di greggio per il resto dell'anno.
Ma la stagnante attività economica di Pechino ha generato preoccupazione sui mercati, dopo la spinta dovuta alle riapertura post-Covid, mentre le promesse delle autorità di sostenere la ripresa si sono rivelate fino ad ora inferiori alle aspettative, incluso un taglio inferiore al previsto di un parametro di riferimento per i prestiti.
A incrementare ulteriormente i timori legati alla domanda c'è anche lo spettro di un ulteriore rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti, il primo consumatore di greggio al mondo, che i funzionari della Fed non hanno escluso visto il persistere dell'inflazione.
Sul fronte dell'offerta, i tagli volontari all'offerta promossi dall'Arabia Saudita nell'ambito dell'Opec+ hanno sostenuto con successo i prezzi nelle ultime settimane.
Tuttavia potrebbe essere in arrivo un incremento dell'offerta. Il ministro del Petrolio iracheno dovrebbe discutere una possibile ripresa delle esportazioni di greggio con il proprio omologo turco, secondo quanto riferito ieri a Reuters da una fonte.
A marzo la Turchia aveva bloccato le esportazioni di greggio iracheno, 450.000 barili al giorno complessivi che rappresentano circa lo 0,5% della fornitura globale di greggio, attraverso l'oleodotto settentrionale Iraq-Turchia, dopo una sentenza arbitrale della Camera di Commercio Internazionale (Icc).
(Tradotto da Luca Fratangelo, editing Stefano Bernabei)