Investing.com – I futures del petrolio sono in range stretto nel corso della mattinata europea, mentre i mercati attendono il vertice UE di mercoledì ed un secondo round di dialoghi tra Iran e le potenze mondiali.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a giugno sono stati scambiati a 92,65 dollari al barile, durante la mattinata europea, in salita dello 0,05%.
Il contratto di giugno scadrà alla chiusura della sessione di martedì. La scadenza dei contatti spesso porta ad una volatilità del mercato poiché gli operatori cercano di chiudere le posizioni per riposizionare iil proprio portafoglio.
Intanto il contratto di luglio più attivamente scambiato è salito dello 0,15%, a 93,03 dollari al barile. Il contratto di luglio è stato scambiato in un range tra 93,30 dollari al barile –il massimo giornaliero- e 92,86 dollari al barile, il minimo della sessione.
Gli operatori restano cauti in vista del vertice UE di mercoledì, nella speranza che i leader europei possano trovare l’accordo su delle misure orientate alla crescita della fiducia nel blocco della moneta unica.
Ci si attende che il presidente Hollande proponga l’introduzione di un euro bond comune durante il summit, ma la Germania si è mostrata ripetutamente contraria ad un tale provvedimento, dichiarando che invece abbasseranno la pressione per i paese col più alto debito per mantenere le finanze in ordine.
Un ulteriore supporto proviene dalle speranze per un imminente allentamento Cinese. La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio, e dopo gli USA, rappresenta il motore principale che traina la crescita della domanda. I timori di un calo della domanda dalla nazione asiatica hanno precedentemente pesato sui prezzi energetici.
I mercati attendono inoltre un secondo round di dialoghi tra Iran e le potenze mondiali, che inizieranno a Baghdad questo mercoledì.
Riaffiora la notizia che l’amministrazione Obama si asterrà da un alleggerimento delle sanzioni contro Teheran, sottolineando le preoccupazioni per le forniture mondiali in calo.
Durante il weekend i leader del Gruppo delle 8 nazioni industrializzate hanno affermato il loro impegno ad attingere a delle scorte di emergenza durante l’estate, nel caso in cui sanzioni più severe su Teheran influiranno sulle forniture.
Intanto i traders del petrolio attendono il report settimanale della US Energy Information Administration sulle scorte statunitensi di greggio e prodotti raffinati per misurare la forza della domanda di petrolio del principale consumatore di petrolio mondiale.
L’American Petroleum Institute pubblicherà il suo rapporto sulle scorte nel corso della giornata, mentre il rapporto del governo di mercoledì potrebbe mostrare che scorte sono salite di 1 milione di barili la scorsa settimana, al livello più alto dall’agosto 1990, alimentando dei timori per un calo della domanda USA.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a luglio sono saliti dello 0,1%, a 108,92 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 15,89 dollari al barile.
Il Brent, il benchmark europeo, è quasi il 15% al di sotto del massimo intraday 128,38 toccato il 1° marzo.
Una perdita potenziale di forniture di petrolio iraniano ha contribuito a sostenere i forti aumenti dei prezzi del petrolio nella conclusione dello scorso anno e nel primo trimestre di quest’anno.
Ma i colloqui tra l’Iran le grandi potenze sulle ambizioni nucleari di Teheran, insieme all’aumento della produzione dell’Arabia Saudita e della Libia e dei segni di rallentamento della crescita economica statunitense e sull’occupazione, hanno spinto i prezzi del petrolio verso i massimi del primo trimestre.
Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a giugno sono stati scambiati a 92,65 dollari al barile, durante la mattinata europea, in salita dello 0,05%.
Il contratto di giugno scadrà alla chiusura della sessione di martedì. La scadenza dei contatti spesso porta ad una volatilità del mercato poiché gli operatori cercano di chiudere le posizioni per riposizionare iil proprio portafoglio.
Intanto il contratto di luglio più attivamente scambiato è salito dello 0,15%, a 93,03 dollari al barile. Il contratto di luglio è stato scambiato in un range tra 93,30 dollari al barile –il massimo giornaliero- e 92,86 dollari al barile, il minimo della sessione.
Gli operatori restano cauti in vista del vertice UE di mercoledì, nella speranza che i leader europei possano trovare l’accordo su delle misure orientate alla crescita della fiducia nel blocco della moneta unica.
Ci si attende che il presidente Hollande proponga l’introduzione di un euro bond comune durante il summit, ma la Germania si è mostrata ripetutamente contraria ad un tale provvedimento, dichiarando che invece abbasseranno la pressione per i paese col più alto debito per mantenere le finanze in ordine.
Un ulteriore supporto proviene dalle speranze per un imminente allentamento Cinese. La Cina è il secondo consumatore mondiale di petrolio, e dopo gli USA, rappresenta il motore principale che traina la crescita della domanda. I timori di un calo della domanda dalla nazione asiatica hanno precedentemente pesato sui prezzi energetici.
I mercati attendono inoltre un secondo round di dialoghi tra Iran e le potenze mondiali, che inizieranno a Baghdad questo mercoledì.
Riaffiora la notizia che l’amministrazione Obama si asterrà da un alleggerimento delle sanzioni contro Teheran, sottolineando le preoccupazioni per le forniture mondiali in calo.
Durante il weekend i leader del Gruppo delle 8 nazioni industrializzate hanno affermato il loro impegno ad attingere a delle scorte di emergenza durante l’estate, nel caso in cui sanzioni più severe su Teheran influiranno sulle forniture.
Intanto i traders del petrolio attendono il report settimanale della US Energy Information Administration sulle scorte statunitensi di greggio e prodotti raffinati per misurare la forza della domanda di petrolio del principale consumatore di petrolio mondiale.
L’American Petroleum Institute pubblicherà il suo rapporto sulle scorte nel corso della giornata, mentre il rapporto del governo di mercoledì potrebbe mostrare che scorte sono salite di 1 milione di barili la scorsa settimana, al livello più alto dall’agosto 1990, alimentando dei timori per un calo della domanda USA.
Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.
Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a luglio sono saliti dello 0,1%, a 108,92 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 15,89 dollari al barile.
Il Brent, il benchmark europeo, è quasi il 15% al di sotto del massimo intraday 128,38 toccato il 1° marzo.
Una perdita potenziale di forniture di petrolio iraniano ha contribuito a sostenere i forti aumenti dei prezzi del petrolio nella conclusione dello scorso anno e nel primo trimestre di quest’anno.
Ma i colloqui tra l’Iran le grandi potenze sulle ambizioni nucleari di Teheran, insieme all’aumento della produzione dell’Arabia Saudita e della Libia e dei segni di rallentamento della crescita economica statunitense e sull’occupazione, hanno spinto i prezzi del petrolio verso i massimi del primo trimestre.