Investing.com - I futures del greggio USA sono scesi al minimo degli ultimi 3 mesi questo lunedì, poiché pesano i timori sulle scorte USA, nonostante il calo degli impianti di irrigazione.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a settembre ha toccato il minimo intraday di 50,47 dollari al barile, un livello che non si registrava dal 10 aprile, per poi attestarsi a 50,72 dollari negli scambi della mattinata USA, in calodi 49 centesimi, o dello 0,96%.
I futures del greggio scambiati sulla borsa di New York sono crollati di 1,26 dollari, o del 3,51% la scorsa settimana, il quinto calo settimanale consecutivo, in un clima di apprensione legato all’aumento della produzione di greggio negli Stati Uniti.
Secondo l’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes (NYSE:BHI), il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è diminuito di sette unità la scorsa settimana a 638, dopo due settimane di aumento. I dati hanno ridimensionato i timori per una ripresa dell’attività di trivellazione negli Stati Uniti.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a settembre è in calo di 30 centesimi, o dello 0,53%, a 56,80 dollari al barile.
La scorsa settimana il greggio Brent scambiato sulla borsa di Londra è crollato di 1,49 dollari, o del 3,22%, il terzo calo settimanale consecutivo, per via dei timori che le esportazioni dall’Iran possano far aumentare le scorte globali, già in eccesso.
L’Iran e sei potenze mondiali hanno raggiunto l’attesissimo accordo che prevede la cancellazione delle sanzioni imposte a Tehran in cambio di tagli al programma nucleare del paese.
L’Iran sarebbe pronto ad esportare 30 milioni di barili di greggio. Tuttavia gli analisti prevedono che le esportazioni di greggio iraniano impiegheranno molti mesi prima di segnare un’impennata.
La produzione globale di greggio supera ancora di gran lunga la domanda per via dell’impennata del petrolio di scisto negli Stati Uniti e dopo la decisione dello scorso anno dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio di non tagliare la produzione.
Lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli WTI è di 6,08 dollari al barile, rispetto ai 5,89 dollari segnati alla chiusura di venerdì.
Pesa inoltre un dollaro più forte. L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, si attesta a 98,00 dopo aver precedentemente segnato il massimo di sette settimane di 98,19.
Il biglietto verde è sostenuto dalla speculazione che la Federal Reserve questo autunno decida di aumentare i tassi di interesse per la prima volta dopo otto anni.