Investing.com -- Si aggiorna di ora in ora il bilancio delle vittime del conflitto tra Israele e Hamas. Nella notte l’esercito israeliano ha colpito 200 obiettivi a Gaza, per poi consigliare ai palestinesi di lasciare la Striscia attraverso il valico di Rafah che porta in Egitto. Sembra imminente un attacco via terra contro Hamas che però porterebbe conseguenze imprevedibili con il rischio di un’escalation a livello globale.
E proprio sulla base di questi timori stanno reagendo i mercati, con le materie prime come al solito molto sensibili ad eventi di questo genere.
Il gas è ripartito in rialzo sul mercato di Amsterdam. I future Ttf Dutch TTF Natural Gas Futures, l’indice per il prezzo del metano in Europa, alle 10 salgono del 4,23% a 45,815 euro al megawattora, ancora in rialzo dopo il rally di ieri. Lunedì, infatti, alla riapertura dei mercati dopo l’attacco di Hamas a Israele, le quotazioni del Ttf di Amsterdam erano salite del 12,5% in una sola seduta, portando il prezzo del metano sopra 43 al megawattora.
Gli effetti sulle bollette
La corsa dei prezzi del gas, generata dallo scontro tra Israele e Hamas, potrebbe però pesare anche sui consumatori italiani, proprio come accaduto dopo lo scoppio del conflitto tra Mosca e Kiev.
“La situazione di emergenza rischia di far esplodere altre problematiche, mi riferisco a quello dell’energia, come accaduto per la guerra della Russia in Ucraina, per l’approvvigionamento di gas e petrolio”. Ha spiegato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a Rai News 24. “Da quei paesi giungono altre risorse alla nostra Europa. Dobbiamo capire e comprendere anche se dobbiamo pensare all’autonomia strategica del nostro continente per l’approvvigionamento energetico ma non solo”.
Lo scenario è confermato anche da Assoutenti. Il conflitto scoppiato in Israele, secondo l’associazione dei consumatori, rischia di avere ripercussioni dirette per le tasche degli italiani. “Che il nostro Paese dipenda ancora molto dall’estero per le forniture di gas lo dimostrano i dati di Arera, secondo cui dei 72,6 miliardi di metri cubi di gas naturale importati dall’Italia nel 2022, l’Algeria è il primo paese fornitore con circa il 36%, seguono Russia e Azerbaigian con circa il 15%, Qatar da cui arriva il 10% del gas, Norvegia con l’8,6%, Libia al 4,3%: nell’importazione via nave stanno inoltre assumendo importanza altri paesi come Spagna, Egitto e Nigeria”. E proprio quello di Algeri si è dimostrato tra i governi più critici nei confronti di Israele, condannando con forza la politica di Netanyahu, ritenendolo il principale responsabile della crisi. Una posizione che crea ulteriori preoccupazioni a Roma, dato che l’Italia si è affidata proprio al Paese nordafricano per sostituire le forniture di gas della Russia dall’inizio della guerra in Ucraina.
Caro carburanti
Allo stesso modo, la tendenza al ribasso che i prezzi dei carburanti hanno registrato la settimana scorsa potrebbe durare poco, “a causa delle turbolenze sui mercati derivanti dall’attacco di Hamas a Israele e da quanto potrà conseguirne, come si evidenzia anche dall’impennata del prezzo del Brent nella giornata di oggi, cresciuto a più di 87 dollari”, ha sottolineato il ministero delle Imprese ieri sera. Dopo che lunedì 9 il prezzo della benzina è sceso a 1,945 euro/l (-5,3 cent nelle ultime due settimane) e il gasolio ha registrato un prezzo di 1,914 euro (-2,3 centesimi di euro negli ultimi 14 giorni), già questa mattina Staffetta Quotidiana ha segnalato lo stop dei ribassi, con il timore di aumenti in arrivo a causa dell’escalation in Terra Santa.
Intanto, si registra una frenata per i prezzi del petrolio dopo gli aumenti di ieri. Il Wti Future Petrolio Greggio alle 10 di mattina è poco mosso a 86,31 e il Brent Future Petrolio Brent è in lieve calo a 88 dollari al barile.