Di Geoffrey Smith
Investing.com - I prezzi europei del gas naturale scendono lievemente negli scambi di metà mattina di questo mercoledì, lasciandosi alle spalle la notizia che i flussi di gas naturale dalla Russia sono stati per la prima volta interrotti.
Alle 11:30 CEST, il contratto Dutch TTF, riferimento per l’Europa nord-occidentale, scende del 2,3% dalla chiusura di ieri a 96,50 euro per megawatt-ora, dopo essere schizzato al massimo di 104,50 euro all’inizio degli scambi.
Ieri sera, l’operatore ucraino di gasdotti Naftogaz ha reso noto che non è più responsabile del transito nei territori occupati dalle forze russe, affermando che il gas viene illegalmente prelevato dai condotti nelle aree controllate dai russi a Sokhranivka.
I flussi attraverso il punto di ingresso di Sokhranivka (Sokhranovka in russo) rappresentavano circa un terzo del gas che attraverso l’Ucraina arrivava in UE.
“Gazprom può spostare questo volume ad un altro punto di interconnessione con l’Ucraina”, ha reso noto l’amministratore delegato di Naftogaz Yuriy Vitrenko su Twitter. Tuttavia, Bloomberg e Reuters riportano che, sebbene i flussi di trasmissione attraverso punti alternativi siano aumentati, non bastano a compensare quanto veniva trasportato tramite il Sokhranovka.
Non ci sono state immediate indicazioni da Gazprom (MCX:GAZP) circa un deliberato ulteriore taglio delle forniture. All’inizio del mese aveva ridotto le forniture a Bulgaria e Polonia per il rifiuto del pagamento in rubli, secondo quanto previsto dal cambiamento unilaterale del loro contratto in base ad un decreto presidenziale russo. L’UE considera il decreto che richiede il pagamento in rubli una violazione del contratto.
Gli analisti avvertono che la Russia potrebbe applicare più aggressivamente questo decreto e tagliare le forniture ad altri paesi se l’UE dovesse procedere col piano annunciato la scorsa settimana di implementare un embargo sul petrolio e sui prodotti raffinati russi entro la fine dell’anno. Il piano deve ancora essere finalizzato a causa dell’opposizione dell’Ungheria e di altri stati membri dell’Europa centrale ed orientale, la cui sicurezza energetica dipende altamente dalle condotte russe.