Investing.com - Il prezzo del greggio riduce i guadagni dopo che il vertice tra i principali esportatori di greggio ha portato ad una proposta di congelamento della produzione, mentre gli esperti dei mercati ritengono poco probabile che gli esportatori intervengano per ridurre la produzione.
I ministri per l’energia di Arabia Saudita, Russia, Qatar e Venezuela hanno annunciato la proposta di bloccare la produzione ai livelli di gennaio per tentare di stabilizzare i mercati che hanno visto crollare il greggio al minimo di oltre un decennio.
La notizia del vertice ha fatto precedentemente schizzare il Brent al massimo intraday di 35,55 dollari al barile, ma i guadagni si sono ridotti dopo la decisione.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a marzo balza di 54 centesimi, o dell’1,89%, a 29,98 dollari al barile alle 12:58 GMT, o alle 7:58 ET.
L’accordo per il congelamento della produzione tra i quattro ministri prevede che gli altri principali produttori facciano altrettanto. Il ministro del petrolio venezuelano Euglogio del Pino ha annunciato che domani si svolgeranno le trattative a Tehran con l’Iran e l’Iraq.
Tuttavia, gli esperti faticano a credere che le trattative possano portare ad un taglio della produzione nonostante i futures del greggio siano crollati di quasi il 70% dal settembre del 2014.
Ellen R. Wald, professoressa di storia e politica mediorientale dell’Università di Jacksonville ha spiegato che “i produttori più importanti sul mercato del greggio al momento sono l’Arabia Saudita, la Russia e l’Iran. Nessuno di loro avrebbe un incentivo per tagliare la produzione, ecco perché le notizie di possibili tagli della produzione non sono altro che semplici speranze”.
Jeremy Cook, capo economista di World First, ha dichiarato che l’Arabia Saudita ha ribadito per molto tempo che non taglierà la produzione a meno che non lo facciano anche i paesi che non fanno parte dell’OPEC. “Il Regno vuole ancora schiacciare i produttori di petrolio di scisto dopotutto”, ha affermato Cook.
Anche secondo Dominic Haywood, analista di Energy Aspects, il congelamento avrebbe poco effetto sui prezzi attuali. “Sui prezzi peserà ancora l’eccesso delle scorte globali. Quindi nonostante la decisione sia un fatto positivo, non penso che avrà un forte impatto sulla bilancia della domanda e dell’offerta, semplicemente perché anche a gennaio le scorte risultavano in esubero”, ha dichiarato Haywood a Bloomberg.
La Wald si è detta scettica inoltre poiché il ministro saudita “ha detto chiaramente di voler discutere delle condizioni dei mercati e dei tagli alla produzione con gli altri principali produttori non membri dell’OPEC, come la Russia, per qualche tempo. Ma bisogna ricordare che discutere non implica intervenire”.