Investing.com – I futures dell'oro sono in calo oggi, staccandosi dal record di tre mesi della settimana scorsa; i timori per la crisi del debito della zona euro si sono allentati in seguito al meeting del Gruppo del G-20, ma le perdite sono limitate dal timore per l’aumento del petrolio.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange, ha scambiato i futures dell'oro con consegna ad aprile a 1.771,05 dollari l’oncia troy, giù dello 0,28% nella mattinata europea.
Precedentemente il prezzo era sceso dello 0,35%, al minimo di tre giorni di 1,770,15 l’oncia troy.
Supporto a 1.750,85 l’oncia troy, il minimo dal 22 febbraio e resistenza a 1.788,85 l’oncia troy, il massimo del 23 febbraio e da metà novembre.
L’oro è andato sotto pressione dopo che il meeting G20 tra i 20 ministri delle finanze e banche centrali non è riuscito a far progressi sulla capacità di prestito del Fondo Monetario Internazionale.
Il gruppo del G-20 ha rimandato la decisione su un salvataggio internazionale per la crisi del debito della zona euro, dichiarando che qualsiasi decisione su un aiuto esterno sarà condizionata dalla capacità dei governi europei nei prossimi 2 mesi.
I mercati restano cauti mentre si attende nel corso della giornata nel parlamento tedesco una sessione straordinaria per votare sul secondo salvataggio della Grecia di 130 miliardi di euro, approvato la settimana scorsa dai ministri delle finanze.
L’oro è stato sempre visto come bene rifugio, ma il metallo prezioso, negli ultimi mesi ha seguito i beni più rischiosi, come conseguenza della crisi del debito della zona euro, che ha spinto i traders a vendere le posizioni favorevoli e coprire le perdite in altri settori.
Hanno pesato inoltre le prese di profitto, in seguito alle recenti impennate, mentre alcuni traders hanno notato inoltre una forte resistenza verso il livello dei 1.800 dollari l’oncia troy.
Intanto le perdite sono limitate dalle tensioni internazionali sul programma nucleare iraniano, che hanno spinto i prezzi al massimo da maggio.
I prezzi del petroilio sono stati scambiati vicino ai 109 dollari al barile a New York, mentre il prezzo del petrolio Brent è salito sopra i 124 dollari al barile a Londra. I prezzi del petolio più alti tendono a spingere l’oro, poichè ne aumenta l’appeal contro l’inflazione petrolifera.
I prezzi sono rimasti supportati dalla speculazione di una seconda operazione di liquidità da parte della BCE nella settimana a venire.
La seconda operazione di rifinanziamento a tre anni a lungo termine della BCE, nota come uno LTRO, è prevista per il 29 febbraio e potrebbe contare circa EUR500 miliardi di euro, secondo gli analisti di mercato.
L’oro può beneficiare di un ambiente di politica monetaria allentata, nelle aspettative che un’ampia liquidità possa spingere la richiesta del metallo prezioso contro l’inflazione della moneta.
Sul Comex, l’argento con consegna a marzo è sceso dello 0,1% a 34,38 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a marzo è sceso dello 0,45% a 3,852 dollari la libbra.
La divisione Comex del New York Mercantile Exchange, ha scambiato i futures dell'oro con consegna ad aprile a 1.771,05 dollari l’oncia troy, giù dello 0,28% nella mattinata europea.
Precedentemente il prezzo era sceso dello 0,35%, al minimo di tre giorni di 1,770,15 l’oncia troy.
Supporto a 1.750,85 l’oncia troy, il minimo dal 22 febbraio e resistenza a 1.788,85 l’oncia troy, il massimo del 23 febbraio e da metà novembre.
L’oro è andato sotto pressione dopo che il meeting G20 tra i 20 ministri delle finanze e banche centrali non è riuscito a far progressi sulla capacità di prestito del Fondo Monetario Internazionale.
Il gruppo del G-20 ha rimandato la decisione su un salvataggio internazionale per la crisi del debito della zona euro, dichiarando che qualsiasi decisione su un aiuto esterno sarà condizionata dalla capacità dei governi europei nei prossimi 2 mesi.
I mercati restano cauti mentre si attende nel corso della giornata nel parlamento tedesco una sessione straordinaria per votare sul secondo salvataggio della Grecia di 130 miliardi di euro, approvato la settimana scorsa dai ministri delle finanze.
L’oro è stato sempre visto come bene rifugio, ma il metallo prezioso, negli ultimi mesi ha seguito i beni più rischiosi, come conseguenza della crisi del debito della zona euro, che ha spinto i traders a vendere le posizioni favorevoli e coprire le perdite in altri settori.
Hanno pesato inoltre le prese di profitto, in seguito alle recenti impennate, mentre alcuni traders hanno notato inoltre una forte resistenza verso il livello dei 1.800 dollari l’oncia troy.
Intanto le perdite sono limitate dalle tensioni internazionali sul programma nucleare iraniano, che hanno spinto i prezzi al massimo da maggio.
I prezzi del petroilio sono stati scambiati vicino ai 109 dollari al barile a New York, mentre il prezzo del petrolio Brent è salito sopra i 124 dollari al barile a Londra. I prezzi del petolio più alti tendono a spingere l’oro, poichè ne aumenta l’appeal contro l’inflazione petrolifera.
I prezzi sono rimasti supportati dalla speculazione di una seconda operazione di liquidità da parte della BCE nella settimana a venire.
La seconda operazione di rifinanziamento a tre anni a lungo termine della BCE, nota come uno LTRO, è prevista per il 29 febbraio e potrebbe contare circa EUR500 miliardi di euro, secondo gli analisti di mercato.
L’oro può beneficiare di un ambiente di politica monetaria allentata, nelle aspettative che un’ampia liquidità possa spingere la richiesta del metallo prezioso contro l’inflazione della moneta.
Sul Comex, l’argento con consegna a marzo è sceso dello 0,1% a 34,38 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a marzo è sceso dello 0,45% a 3,852 dollari la libbra.