Investing.com - Il prezzo dell’oro scende questo mercoledì, mentre il dollaro recupera le perdite di ieri seguite al report deludente sulle vendite al dettaglio statunitensi.
Sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange, i futures dell’oro con consegna a giugno scendono di 3,50 dollari, o dello 0,29%, a 1.189,00 dollari l’oncia troy negli scambi della mattinata europea.
Ieri, l’oro è sceso ha toccato i 1.183,50 dollari, un livello che non si registrava dall’1 aprile, prima di chiudere a 1.192,60 dollari, in calo di 6,70 dollari, o dello 0,56%.
Supporto a 1.180,50 dollari, minimo dall’1 aprile e resistenza a 1.209,30 dollari, massimo dal 13 aprile.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,45% a 99,45 questa mattina, dopo aver segnato il minimo di 98,58 ieri.
Il biglietto verde guadagna terreno dopo le perdite dovute ai dati di ieri del Dipartimento per il Commercio USA secondo cui le vendite al dettaglio sono salite dello 0,9% il mese scorso, contro le aspettative di un aumento dell’1,0%.
I dati hanno alimentato le speculazioni che la Federal Reserve possa decidere di rinviare l’aumento dei tassi di interesse alla fine del 2015, anziché inasprire la politica monetaria a metà anno.
I riflettori sono puntati sui dati sulla produzione industriale statunitense previsti nel corso della seduta che forniranno maggiori indicazioni sulla forza dell’economia e la tempistica dell’aumento dei tassi di interesse.
Sempre sul Comex, i futures dell’argento con consegna a maggio scendono di 9,3 centesimi, o dello 0,58% a 16,06 dollari l’oncia troy, mentre il rame con consegna a maggio è in calo di 0,7 centesimi, o dello 0,28%, a 2,693 dollari la libbra.
Stamane, i dati ufficiali hanno mostrato che l’economia in Cina è cresciuta del 7,0% nel primo trimestre, in linea con le previsioni ed in calo dal 7,3% del trimestre precedente. Si tratta della crescita più lenta dalla crisi finanziaria globale del 2008.
Un secondo report ha indicato che la produzione industriale è salita al tasso annuo del 5,6% a marzo, al di sotto del 6,9% previsto e dopo l’aumento del 6,8% del mese precedente.
Anche dati sulle vendite al dettaglio e gli investimenti fixed asset hanno deluso le aspettative, segnale che la Cina dovrà intervenire per evitare un ulteriore rallentamento dell’economia.
La nazione asiatica è il principale consumatore mondiale di rame, col 40% della richiesta globale lo scorso anno.