Investing.com -Torna a salire il prezzo del petrolio greggio che si avvicina a quota 53 dollari al barile, ai massimi di una settimana, mentre il Brent supera i 62 dollari.
Il rialzo è favorito da un migliore ottimismo generale sull’economia, aiutato dalle voci di un possibile accordo sui dazi tra Cina e Usa, e dal rapporto dell’Opec sul taglio alla produzione.
Il rapporto dell’Opec
Oggi l’Organizzazione dei Paesi Produttori di Petrolio ha presentato un rapporto sulla produzione del cartello, segnalando una diminuzione della produzione di petrolio dei paesi che ne fano parte.
Secondo l’Opec, le forniture sono crollate di 751 mila barili al giorno nel mese di dicembre, scendendo a 31,58 milioni di bpd. Si tratta del più grande calo mensile degli ultimi due anni
L’Opec ha evidenziato, inoltre, che l’accordo dei paesi Opec+, contenente la Russia, sarebbe appena sufficiente a mantenere il mercato globale in equilibrio quest’anno, a causa del probabile aumento della produzione statunitense.
La fornitura dagli Usa, infatti, è aumentata di 200 mila barili in una settimana, toccando così la cifra record di 11,9 milioni di bpd, secondo quanto comunicato dall’Energy Information Amministration, e potrebbe toccare i 13 milioni entro il 2020.
Il 17 aprile potrebbe tenersi una riunione strordinaria dell’Opec, mentre il giorno successivo si uniranno i paesi non Opec. A centro della discussione ci sarà lo stato attuale del mercato petrolifero e l’ipotesi di prorogare o meno i tagli alla produzione che terminano a giugno.
Le previsioni dell’EIA
L’Energy Information Administration, che coordina le politiche energetiche dei paesi industrializzati, ha dichiarato di mantenere invariata la stima della crescita della domanda di petrolio per quest'anno a 1,4 milioni di barili al giorno, vicino ai livelli del 2018.
"L’impatto dell’aumento dei prezzi del petrolio nel 2018 sta svanendo”, scrive l’EIA nella sua relazione mensile, aggiungendo che questo “aiuterà a compensare la minore crescita economica”.
“La crescita della produzione petrolifera statunitense, combinata con il rallentamento dell'economia globale, spingerà i prezzi del petrolio al ribasso nel 2019, sfidando la volontà dell'OPEC di sostenere il mercato con tagli alla produzione”, ha dichiarato l'Agenzia Internazionale per l'Energia.
“L'offerta globale di petrolio il mese scorso è scesa di 950.000 bpd”, scrive l’EIA, “circa l'1 per cento, guidata da una minore produzione OPEC anche prima che il nuovo patto di riduzione dell'offerta dell'organizzazione sia entrato in vigore a gennaio”.
Tuttavia, nota l’EIA, gli USA non smetteranno di aumentare la sua produzione. "Gli Stati Uniti, già il più grande fornitore di liquidi, rafforzeranno la sua leadership come produttore di greggio numero uno al mondo. Entro la metà dell'anno, la produzione di greggio statunitense sarà probabilmente superiore alla capacità dell'Arabia Saudita o della Russia", prevede l' Agenzia Statistica Indipendente.
Oggi sui mercati azionari
Nel frattempo, il rialzo del prezzo del greggio sta sostenendo i titoli petroliferi europei, in un contesto positivo per le borse.
Non si ferma il rally di Saipem (MI:SPMI), spinta anche dai nuovi contratti ottenuti, mentre Technip (PA:FTI) guadagna oltre il 3%, Saras (MI:SRS), Eni (MI:ENI) e Tenaris (MI:TENR) aggiungono il 2%. Positive anche Total (PA:TOTF) e BP (LON:BP), entrambe oltre il +1% e Exxon Mobil (NYSE:XOM) (+0,68%).