Di Mauro Speranza
Investing.com – Il mercato del petrolio continua a scontare un possibile accordo alla produzione a cui i paesi produttori potrebbero arrivare alla fine del vertice odierno.
I greggio, infatti, continua guadagnare oltre il 4% e supera i 26 dollari al barile, mentre il Brent viene scambiato sopra i 33 dollari.
La crescita dei prezzi era iniziata nella serata di ieri dopo che l'agenzia Tass riferiva di una disponibilità della Russia a tagliare la sua produzione di greggio pari a 1,6 milioni di barili al giorno, alla vigilia dell'atteso meeting dell'Opec+ allargato, previsto per oggi alle 16.
Inoltre, secondo il ministro kuwaitiano del petrolio, Khaled alFadhel, il taglio alla produzione potrebbe attestarsi tra i 10 e i 15 milioni di barili al giorno, con l'obiettivo di “ripristinare l'equilibrio del mercato e prevenire ulteriori cali di prezzo”.
“A seguito delle nostre consultazioni in corso nelle ultime settimane, confermo che l'intenzione è questa”, annunciava Fadhel, secondo il quale le discussioni continuano anche con Stati Uniti, Brasile, Canada, Argentina, Colombia e Norvegia. “Sono in corso discussioni anche su come distribuire le quote per le riduzioni tra i paesi", ha aggiunto.
Il dubbio sulla presenza degli Stati Uniti
Il vertice che prenderà il via oggi, infatti, prevede la partecipazione allargata ad altri paesi, anche se gli Stati Uniti non hanno confermato la loro presenza.
“L’Arabia Saudita e la Russia stanno continuando a lavorare per trovare un’intesa, ma quel che è chiaro è che anche gli Stati Uniti devono partecipare”, avvisa ANZ Research in una nota.
Se dagli Stati Uniti, il Presidente Donald Trump si mostrava ottimista parlando di "progressi tra Mosca e Riad", il governatore del Texas Greg Abbott, intervistato dall'AGI sull'opportunità di tagliare la produzione di petrolio Usa, non si sbilanciava.
“Il processo non è neanche lontanamente semplice come dicono i tweet del Presidente”, scrive su Investing.com Ellen Wald, storica ed accademica del settore energetico globale. “Gli Stati Uniti non hanno un meccanismo per regolare la produzione di greggio nel paese”, spiega Wald, mentre lunedì il Segretario per l’Energia Dan Brouillette ha sottolineato il “mercato libero” che vige negli USA “e l’industria si adeguerà da sola”.
“Alla fine, gli Stati Uniti sembrano offrire una sola cosa: la previsione di un calo organico della produzione, basato sul mercato” e “se l’accordo dovesse saltare, probabilmente sarà per la frustrazione dei membri dell’OPEC+ per non aver potuto obbligare altri produttori (come gli USA) ad agire”, conclude Wald.
Inoltre, anche in caso di accordo che porterebbe una nuova crescita del prezzo del petrolio, “'entusiasmo resterà soltanto nel breve termine”, in quanto “poi l’attenzione di tutti tornerà a concentrarsi sui fondamentali”, prevede Lachlan Sahw, head of commodity research della National Australia Bank, aggiungendo che “i fondamentali sono terribili”.