L’economia americana pare aver trovato nuova linfa, scongiurando una recessione nei prossimi 12-18 mesi. Attenzione particolare sull’inflazione
Secondo l’analisi di Darrell Spence e Jared Franz, economisti di Capital Group, non esistono né problemi di natura sistematica né squilibri che potrebbero spingere l’economia americana verso una recessione nei prossimi dodici-diciotto mesi, come la lunga fase di ripresa seguita alla crisi finanziaria globale sembrava far pronosticare. Anzi, l’economia USA sembra aver trovato una nuova linfa, incentivata dalle politiche espansive poste in atto negli ultimi anni.
I SEGNALI DI CRESCITA
Alla fine dei conti, i tagli alle tasse effettuati, durante la fine dell’anno scorso, e l’aumento della spesa federale, approvata a febbraio, costituiranno nel 2018 uno stimolo fiscale pari a circa 285 miliardi di dollari. Punti di svolta, quindi, per l’economia statunitense in un mercato del lavoro solido, con una produzione industriale sana, salari in aumento e vendite al dettaglio in crescita. Segnali di un’economia in crescita, anche per gli anni a venire.
High yield, cedole e tassi di default tra i punti a favore di quelli USA
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LA VISIONE DEGLI ESPERTI
Ne sono convinti gli esperti di Capital Group secondo i quali, “la riforma fiscale dovrebbe spingere la crescita economica degli Stati Uniti nel 2018 e nel 2019 grazie all’incremento dei consumi da parte di imprese e privati. Inoltre, la combinazione di maggiori utili societari, incentivi ad investire in attrezzature aziendali e il contesto globale favorevole dovrebbe stimolare ulteriormente l’attività economica. Prevediamo una crescita del PIL di circa il 3% per quest’anno”. Uno scenario in prospettiva molto positivo per gli utili: “Sulla semplice base di un ciclo più forte dell’attività economica e l’aumento del potere delle imprese nel determinare i prezzi, non crediamo che sia troppo ottimistico ipotizzare una crescita degli utili intorno al 20% quest’anno, che sarebbe ovviamente molto positivo per il mercato azionario”, affermano ancora i due analisti.
Economia USA in acque inesplorate con Powell al timone
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L’INCOGNITA INFLAZIONE
Resta da vedere se essere ottimisti o meno sull’aumento dell’inflazione nella seconda metà dell’anno: “All’inizio del 2018 la minaccia di incremento dell’inflazione ha alimentato le paure di una crescita rapida dei tassi di interesse, contribuendo alla prima correzione di mercato dal 2016”, hanno ricordato gli esperti. Nel frattempo, diversi dati stanno indicando che i prezzi al consumo potrebbero aumentare e, a cascata, influenzare la velocità con cui la Fed interverrà sui tassi di interesse. Tuttavia, come fanno notare Darrell Spence e Jared Franz, l’inflazione è stata relativamente contenuta per anni, perciò un’accelerazione moderata dovrebbe essere ben accetta. Infatti, statistiche alla mano, dal 1946 i rendimenti dell’indice S&P500 dell’azionario statunitense sono stati positivi (nella maggior parte degli anni in cui l’inflazione ha raggiunto il 3% o 4%) o addirittura superiori al 10% (negli anni in cui il carovita si è mantenuto tra il 2% e il 3%).
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Capital Group