Investing.com - Il prezzo dell’oro sale negli scambi della mattinata asiatica di questo venerdì mattina, il dollaro scende contro lo yen giapponese nei timori che Washington possa spostare la propria attenzione sui problemi commerciali con Tokyo, dopo aver applicato dazi del 25% sui prodotti cinesi a fine agosto ed aver annunciato la possibilità di introdurne degli altri.
I future dell’oro con consegna a dicembre sulla divisione Comex del New York Mercantile Exchange salgono dello 0,27%, a 1.207,5 dollari l’oncia troy alle 23:48 ET (03:48 GMT).
Il cambio USD/JPY scende dello 0,16% a 110,57, dopo che il Presidente USA Donald Trump ha riferito ad un giornalista del Wall Street Journal che sta pensando di affrontare le questioni commerciali con il Giappone. La notizia ha scatenato i timori sul mercato ed ha fatto salire la domanda del metallo prezioso, considerato un investimento rifugio nei periodi di turbolenza.
“Gli investitori temono che prima o poi il settore automobilistico del Giappone finisca nel mirino di Trump e ora si preparano a ricevere maggiori dettagli. L’umore è peggiorato e il mercato era già nervoso per via della questione dei dazi USA-Cina”, spiega l’esperto di strategie di Daiwa Securities Takuya Takahashi.
Una nuova ondata di dazi su altri 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi potrebbe entrare in vigore già oggi e sta tenendo in bilico i mercati. Le consultazioni pubbliche su questi nuovi dazi sono terminate.
Sebbene Pechino abbia avvertito gli Stati Uniti che risponderà alle nuove misure, Trump mercoledì ha affermato che Washington non è pronta a raggiungere un accordo con la Cina.
Allo stesso tempo, l’aumento dell’occupazione privata il mese scorso negli Stati Uniti ha deluso le aspettative. Il report sull’occupazione ADP pubblicato ieri ha mostrato che l’occupazione privata è salita di 163.000 unità ad agosto, meno delle 190.000 previste da Reuters.
Anche il dollaro australiano è stato colpito dallo scontro commerciale USA-Cina per via dello stretto rapporto con la nazione asiatica e della dipendenza dell’Australia dai finanziamenti offshore. Il dollaro australiano è crollato del 3% ad agosto ed è sceso a 71,45 centesimi di dollaro USA questa settimana, il minimo dal maggio 2016.
“La crescita economica australiana è diventata più legata alla regione asiatica tramite materie prime e servizi e come fonte di capitale. Quindi l’aussie è usato come indicatore commerciale dei rischi nella regione, anche se i rischi non si sono concretizzati nell’indebolimento della crescita in Australia o nei prezzi più bassi delle materie prime”, afferma il fondatore di Amplifying Global FX Capital Pty Greg Gibbs.