Di Mauro Speranza
Investing.com – Ancora un forte calo dei prezzi del petrolio, mentre prosegue l'emergenza per le conseguenze economiche del coronavirus, con i mercati che non trovano sostegno dal piano di salvataggio per un ammontare complessivo di 850 miliardi di dollari, annunciato ieri dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Nella giornata di oggi il petrolio WTI scende verso i 26 dollari al barile, segnando flessioni superiori al 3% e toccando il livello più basso dal 2003, mentre il Brent è scambiato intorno i 28 dollari, ai minimi dal 2016.
Ieri sono stati rilasciati dall'American Petroleum Institute (API) i dati sulle scorte, segnalate in diminuzione di 421 mila barili, ma in netto calo rispetto alla settimana precedente quando l'istituto indicava un aumento di 6,407 milioni di barili. Nel corso della giornata di oggi, inoltre, sono attesi quelli rilasciati dall'EIA (Crude Oil Inventories dell'Energy Information Administration), la quale preve un dato in aumento.
Nei loro sforzi per sostenere le economie, le nazioni più ricche del mondo stanno investimendo miliardi di dollari di spesa per ridurre le conseguenze dell'epidemia di coronavirus, così come a imporre restrizioni sociali che non si vedevano dalla seconda guerra mondiale.
"Si tratta di interruzioni drammatiche e inaudite", ha detto a Bloomberg Pavel Molchanov, analista della ricerca energetica di Raymond James & Associates. "Le serrate in tutto il mondo da sole sarebbero sufficienti a innescare un mercato dell'orso per il petrolio". Se si aggiunge il crollo dell'OPEC+, quei due creano una combinazione incredibilmente tossica". Questa crisi "si sta profilando come il peggiore shock per la domanda globale della storia moderna", conclude l'esperto.
L'impatto sulla domanda di petrolio sta cominciando a farsi sentire nelle statistiche ufficiali, e l'ufficio commerciale giapponese ha dichiarato che le importazioni di petrolio nella terza più grande economia mondiale sono diminuite del 9% rispetto all'anno precedente di febbraio.
La guerra dei prezzi in corso tra i due giganti della produzione ha spinto il ministro del petrolio iracheno Thamer al-Ghadhban a chiedere all'OPEC di tenere una riunione urgente del segretariato del Comitato ministeriale congiunto di monitoraggio nel tentativo di riequilibrare i mercati.
Le previsioni di Goldman Sachs e Morgan Stanley (NYSE:MS)
"Il crollo della domanda di petrolio dovuto alla diffusione del coronavirus sta diventando sempre più evidente", scrive Goldman Sachs, prevedendo un calo del prezzo del Brent a 20 dollari al barile nel secondo trimestre, un livello che non si vedeva dall'inizio del 2002.
La banca prevede, inoltre, una contrazione della domanda di 8 milioni di barili al giorno (pbd) entro la fine di marzo a causa della pandemia e un calo annuo nel 2020 di 1,1 milioni di pbd, che questi esperti sarebbe il più grande mai registrato.
Da Morgan Stanley (NYSE:MS), concordano sull'impatto del coronavirus e tagliano le loro stime sul prezzo. “Abbassiamo le nostre stime del secondo trimestre sul {{8833|Brent}} da 35 a 30 dollari al barile e intravediamo una ripresa a 40-45 dollari soltanto l'anno prossimo", avvertono gli analisti della banca americana nel rivedere al ribasso l'outlook”, spiegano dall'istituto americano.
Il direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale dell'Energia, Fatih Birol, e il segretario generale dell'Opec Mohammed Barkindo, infine, hanno espresso “profonde preoccupazioni” per la pandemia, che potrebbe avere conseguenze di “vasta portata”.
Birol e Barkindo hanno aggiunto di aspettarsi che se i prezzi dovessero restare sotto i 30 dollari per alcuni Paesi produttori il prezzo da pagare sarebbe salato: i ricavi garantiti da petrolio e gas crollerebbero dal 50% all'85% nel 2020, il livello più basso in oltre 20 anni. Un disastro. Anche perché a farne le spese sarebbero i budget del settore pubblico destinati a settori vitali come l'assistenza sanitaria e l'istruzione.